SPIDER-MAN:
LA RIVINCITA DI GOBLIN

di Michele "Mickey" Miglionico

Introduzione
Subito dopo i fatti di “Viceversa”, in cui imprevedibilmente Peter Parker e Norman Osborn si sono scambiati di corpo, Goblin torna immediatamente sulle pagine de “L’Uomo Ragno”. In realtà, non aspettatevi una saga con uno scontro tra i due; il buon vecchio Norman rimarrà in secondo piano, a fare da filo conduttore ad una serie di trame che non hanno necessariamente a che spartire con lui, ma tutto porterà a ridefinire completamente il suo rapporto con Peter Parker. Il tutto esplode negli ultimi capitoli, nei tie-in del nostro secondo maxi-crossover generale
Inferno². Per l’occasione quelle storie sono corredate da spettacolari cover che non potete perdervi.

Capitolo zero
# 30 - PROPOSTA INDECENTE

Forest Hills.
Peter Parker rientra a casa dopo una giornata all’università. E’ evidentemente stressato, ma la colpa non è attribuibile semplicemente alla fatica di spiegare. Non riesce a mentire neanche a se stesso: è rimasto profondamente traumatizzato dall’esperienza surreale che ha avuto con Goblin la settimana scorsa, e non sa ne uscirà mai. La cosa che lo trincera di più, però, è la recita che sta perpetrando ai danni di Mary Jane. Sua moglie non sa di aver trascorso qualche giorno al fianco di Norman Osborn, inconsapevolmente.
- Ciao, tigrotto… come va?
- Ciao, cara – la bacia – sono maledettamente stanco… e ho ancora quel terribile mal di testa che non mi passa… e immagino sia un altro spiacevole effetto collaterale dello scambio di menti.
- Mi dispiace… ma ho una bella notizia: hanno chiamato dalla fondazione, oggi non devi andarci… e non devi farlo fino a lunedì – lo abbraccia.
- Wow… davvero? E perché?
- Non so… ah, prima che mi dimentichi… tieni – gli porge la posta – ci sono una raccomandata e un telegramma per te. Sembrano entrambi urgenti… e uno proviene proprio dalla TriCorp, se non ho letto male.
- Grazie… e May? – si informa di sua figlia, scartando la busta della raccomandata.
- E’ con la zia a fare la spesa, tornano fra poco.
Un sorriso di Peter è una risposta di assenso, mentre si accoccola sul divano per leggere la posta.
Un minuto dopo…
- Mary Jane! Senti qua!
La donna lo raggiunge in pochi secondi e siede accanto a lui.
- Che succede?
- E’ proprio una lettera della TriCorp… mi comunicano ufficialmente l’espansione della Triple Corporation – spiega, leggendo a caso qualche parola – con l’acquisizione delle tre industrie di cui ti ho parlato… tra cui le Osborn… e spiega anche che la fondazione verrà convertita in qualche altra opera di beneficenza, che le sue attuali risorse verranno smistate nei vari complessi che verranno attivati entro la prossima settimana… la TriCorp Pharmaceuticals, la TriCorp Chemicals e la TriCorp Techtronics… io… il mio posto è stato confermato come supervisore scientifico delle Chemicals.
- E allora? Non sei contento? Io leggo anche che ci sono stati molti tagli nel personale…
- Sì, ma… ci pensi? Lavorerò praticamente… alle industrie Osborn – e mentre lo dice rabbrividisce. – E poi… Menken, Kingsley  e il loro misterioso socio hanno già accorpato sei industrie e una fondazione in una nascente multinazionale… non oso immaginare dove vogliano arrivare sfruttando me e i miei colleghi…
- Sì, ma… perché tutto questo?
- In che senso?
- Voglio dire… perché darsi tanto da fare? Perché smembrare una fondazione storica?
- Hanno intenzione di ricavarci dalla ricerca scientifica e dai conseguenti brevetti… cose che non avrebbero potuto fare con una fondazione senza fini di lucro! Il rifugio per senzatetto che stanno allestendo pulirà le loro coscienze e servirà lo stesso a scaricare un bel po’ di tasse… e, temo, a riciclare del denaro sporco. La TriCorp sta diventando un colosso… presto potrebbe battere tutta la concorrenza!
- Esiste l’antitrust per evitare queste cose…
- Lo spero!
- Senti, Peter… non dare peso a queste questioni. Sei un ottimo chimico… ma è anche grazie alla posizione di Liz che hai conservato un posto del genere adesso. Io penso dovresti esserne contento, puoi continuare il lavoro che sognavi di fare da prima che ci conoscessimo!
- Già – cerca di convincersi, aprendo il telegramma. E la sua inquietudine cresce.
- Ma cos’hai oggi, Peter? – chiede apprensiva Mary Jane, vedendo che il volto di suo marito si incupisce ancora di più.
- Leggi qua… l’FBSA mi convoca urgentemente per domani! Ma… cosa possono volere da me?
Gli sguardi dei coniugi si incrociano…  ma non riescono a confortarsi e a cancellare la sensazione che niente di esaltante li aspetti.

Federal Bureau of Superhuman Affairs, Washington.
Un paio di giorni fa.
Jasper Sitwell è nel suo ufficio privato, quando la sua segretaria personale gli annuncia l’arrivo di un loro collaboratore, che sembra avere molta fretta di parlare con lui.
- Uhm… va bene, fallo entrare – acconsente, tanto sa che nessuna persona pericolosa potrebbe arrivare indenne a lui, in quella struttura.
- Signore… - si affaccia timido un ragazzo con meno di trent’anni, dagli occhiali spessi e l’aspetto trasandato. In mano tiene con forza un pacco.
- Entri e si accomodi, signor…?
- Heath Norton, signore, della sezione informatica – si presenta il ragazzo, sedendosi di fronte al suo superiore.
- Mi dica, cosa avrebbe di tanto urgente da dirmi?
Heath poggia il suo pacco sulla scrivania e, con paura, espira un: - Ho un codice rosso tra le mani, signore.
- Rosso?! – inizia ad allertarsi Sitwell, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
- Ecco – sfila un foglio dal pacco, e glielo porge – questa è una mia dichiarazione autenticata, in cui affermo di essere stato l’unico essere senziente a visionare questo materiale.
- Ma… si può sapere cosa c’è in questo pacco? Mi sta facendo preoccupare…
- Va bene, le spiego. Qualche mese fa mi è stato affidato il compito di decodificare del materiale appartenente al defunto senatore Stewart Ward… sa, dopo che quella cospirazione è venuta alla luce[1] … tutti i supporti che siamo riusciti a recuperare, non molti in verità, erano scritti in un… linguaggio di programmazione alieno, o meglio, un ibrido tra uno umano e uno alieno… e mi ci sono voluti mesi per tradurlo in inglese.
- Ebbene?
- Le cose più marginali che sono venute a galla sono prove incriminatorie che riguardano il governo ombra… ma c’è qualcosa di ben più… rivoluzionario…
- Non mi tenga ancora sulle spine…
- E’ sicuro parlare qui? – si guarda intorno Norton.
- Certo che è sicuro. Allora?
- Lì dentro – indica il pacco – c’è un dossier sull’Uomo Ragno. Molto dettagliato, molto… verosimile. E comprende anche la sua identità segreta.
Jasper Sitwell sbarra gli occhi.
- Ne abbiamo… le prove…?
Dopo qualche minuto, rimasto solo, la massima autorità dell’FBSA chiama la sua segretaria.
- Kate, vieni nel mio ufficio, perché ho da dettarti un telegramma. Prima di venire, però, prenotami un volo per New York… per dopodomani.

 Forest Hills.
Peter è al telefono con la sua psichiatra di fiducia, Ashley Kafka.
- Sì, ma… tu neanche immagineresti cosa ha combinato Goblin l’ultima volta – dice sottovoce, temendo di farsi sentire da Mary Jane, all’oscuro di tutto.
- Più di quello che dicono i giornali?
- Di più? I giornali non sanno niente di quello che è successo. E penso che neanche tu ci crederesti.
- Ormai con te non mi stupisco più di niente… - gli confessa la donna.
- E’ una questione troppo delicata, te ne parlerò di persona… e so che, quando scoprirai tutto, mi chiuderai in una cella per studiarmi.
- Non escludo l’ipotesi – scherza Ashley.
- Eh eh! – sghignazza istericamente il Ragno – Ma sai… il fatto è che sono stanco di dovermi difendere dalle vendette personali dei miei nemici! La mia vocazione personale è aiutare gli altri, non salvaguardare la mia vita e quella dei miei cari!
- Essere l'Uomo Ragno, come ben sai, comporta i suoi lati negativi... molto negativi.
- Lo so, lo so, ma qui stiamo perdendo di vista lo scopo originario della mia missione... comunque ne riparleremo con calma.
- Come vuoi… sono a tua disposizione.
- Senti, Kaine è ancora da voi?
- Sì, ma penso ci lascerà presto.
- Mi fa piacere.
- A me fa piacere per lui, ma ti confesso che la sua presenza mi torna molto utile.
- Questo fa piacere a me, invece, se non ti dà fastidio. Mi confermi che è lui l’Uomo Ragno nero che è stato avvistato in città, soprattutto nella vostra contea?
- Sì, sì… non te l’ha detto l’ultima volta che avete parlato?
- Solo accennato, ma era molto… riservato sull’argomento. Purtroppo non riusciamo ancora a parlare tranquillamente, nonostante le esperienze che abbiamo avuto insieme… forse è imbarazzo per ciò che abbiamo condiviso. O forse sono io che non riesco a dimenticare il sangue di cui si è macchiato. Sarei curioso di ascoltare una conversazione tra lui e Ben, penso che nel loro caso la situazione sia ancora peggiore…
- Certamente… il suo rapporto con voi due è estremamente conflittuale. Scusa ma adesso devo lasciarti, ho una seduta con un paziente…
- Sì, scusami tu se ti ho trattenuto troppo… ci sentiamo.
Chiuso il telefono, Peter rimane a fissare il vuoto per qualche secondo. Sua moglie arriva per riportarlo alla realtà.
- Con chi parlavi?
- Io? Ah, con la Kafka… mi informavo di Kaine.
- Tutto bene?
- Sì, almeno… ti dispiace se vado, adesso?
- In… giro? – allude, implicitamente.
- Sì…
Mary Jane fa spallucce, con un mezzo sorriso sulle labbra.

Peter ha passato tutto il pomeriggio con sua figlia e, nonostante sia stremato, adesso che sta calando il sole sente il bisogno di svagarsi ulteriormente, di chiarirsi le idee. E’ molto confuso, tanto per cambiare… e la vista di sua moglie non fa che ricordargli il fardello del suo recente segreto. Senza contare che Anna sembra molto sospettosa e diffidente nei suoi confronti ultimamente… che abbia intuito finalmente qualcosa sul suo alter ego?
Avverte una sensazione di protezione, mentre indossa la sua calzamaglia, e di libertà, di fuga dai suoi problemi, quando inizia a balzare di frasca in frasca per tutto il Queens. Spesso si chiede se qualcuno collegherà il fatto che l’Uomo Ragno è sempre avvistato a Forest Hills, ma adesso sta volteggiando proprio per rilassarsi, perciò evita di pensare a questo ulteriore problema.
Quasi quasi faccio un salto al mio futuro luogo di lavoro… ho sentito che ci sono stati degli intoppi con i trasferimenti di materiale… certo, a parte quelli che ho provocato io, ho sentito parlare di Cardiac a più riprese… e la cosa né mi stupisce né mi dispiace in realtà, più tardi mi calo in questa assurda situazione di lavoro, meglio è… ma è un po’ un mio dovere tenere d’occhio la TriCorp, ci devo lavorare, volente o nolente…
Gli ci vuole un po’ per raggiungere le ex-industrie Osborn, quasi fuori mano.
Gli viene un magone quando le vede.
Io… lavorerò davvero qui? Nel posto che ha dato vita a Goblin? E che ha dato i mezzi allo Sciacallo per clonarmi? Chi l’avrebbe mai detto…cerca di avvicinarsi, ma vede che il complesso è pesantemente sorvegliato, così cerca di non farsi vedere. Atterra discretamente sul tetto dell’enorme edificio, solo per vedere agli antipodi una figura solitaria, appollaiata come lui, intenta a scrutare verso il basso. Guardingo, raggiunge silenziosamente l’uomo, riconoscendolo a molti metri da lui: è inconfondibile il suo costume bianco venato da righe azzurre. E’ il vigilante che si aspettava di trovare.
- Cardiac – fa sobbalzare l’uomo, che gli punta contro il suo bastone, allarmato.
- Uomo Ragno! Che ci fai qui? Vuoi catturarmi, forse? – sembra quasi scherzare, ma Peter non giurerebbe che lo stia facendo.
- Volevo dare un’occhiata a questo posto… oggi ho saputo che la Triple Corporation ha concluso ufficialmente la sua… losca opera di espansione…
- Già, l’ho saputo anch’io… e se mi conosci, Ragno, tutto questo mi disgusta. Una fondazione storica… la memoria di un mecenate come Quentin Chase III… infangata in questo modo!
- Credimi se ti dico che condivido il tuo stato d’animo… ma, come al solito, non è certo con la forza che lo impediremo. Se proprio avessi dovuto, avresti dovuto pensarci prima…
- Ci ho provato, ma inutilmente. Hanno assoldato quella Giuria per difendersi da tipi come noi. E adesso… ho l’amaro in bocca. E la mia sete di giustizia non è affatto placata.
- Cardiac… non servirà a niente accanirti adesso!
- Dici? Chi gestisce questa multinazionale è marcio fino al midollo. Mettendoli fuori gioco… sarà più facile far crollare questo cartello di carte. Devo solo scoprire chi sono e dove trovarli… prima o poi faranno una visita alla loro azienda, no?
- A malincuore, ti impedirò di usare violenza persino contro quei vermi. C’è gente onesta che lavora in questo posto!
- E’ gente che…. – starebbe per dire “potrei assumere io”, ma si trattiene - … oh, basta! Per una volta mi ero illuso che potessimo andare di pari passo… soprattutto dopo la nostra collaborazione contro i Marziani. Ti ho salvato la vita quella volta… e non ti senti neanche debitore! – si altera il vigilante, emettendo una luminosa scarica blu dalla sua staffa.
Spidey non ha nemmeno il tempo di capire a cosa si riferisca Eli Wirtham – in fondo c’era Ben Reilly sotto il costume rossoblu, allora[2] – perché deve dar retta al suo senso di ragno ed evitare il raggio beta.
 

In un attico di Manhattan…
Ignari di quello che accade nei pressi di una loro industria, tre uomini d’affari stanno festeggiando, al sicuro. I loro calici, saturi di champagne, cozzano tintineggiando.
- Alla nostra ricchezza – brinda Donald Menken.
- Alla Triple Corporation – gli fa eco Daniel Kingsley – Peccato che Roderick non possa essere qui con noi per godere di questa vittoria…
- Già… sarebbe stato soddisfatto del nostro operato – gli conferma il misterioso Irving Thompson – ma neanche io al suo posto lascerei Isla Suerte[3] solo per un brindisi…- Io, invece, vorrei tanto vedere la faccia di Norman Osborn in questo momento – sorseggia l’alcolico il vecchio collaboratore di Goblin.
- Oh, anch’io darei qualsiasi cosa… avete sentito dei suoi patetici tentativi di evasione? Non è più l’uomo di un tempo…
- Daniel, questa è la conferma che la discrezione è la soluzione migliore… la sua ridicola ossessione per l’Uomo Ragno l’ha fatto esporre troppo. A proposito di aracnidi… siete soddisfatti di come va il Gioco[4] ?
- Scherzi? La tua maledetta Donna Ragno sembra stia sbaragliando tutti… e la mia pedina è stata già fatta fuori – li informa Menken.
- Io nutro ancora speranze sul mio Sundown… è potente…
- Vedremo chi la spunterà. Certo che Johnsmeyer sa il fatto suo, in quanto a divertimenti… e ha fatto un’ottima scelta nel contattarmi per l’organizzazione – si compiace Thompson, prima di cambiare discorso  Dimenticavo… avrete tutti sentito che la Stark-Fujikawa sta per commercializzare quel guanto e quell’armatura[5] … dobbiamo muoverci nello stesso senso, se non vogliamo rimanere indietro…
- Ottima idea, socio. In fondo, nonostante tutti i vari ostacoli che abbiamo avuto ultimamente, da Cardiac al Calabrone Rosso, siamo riusciti a imporci… e continueremo a farlo.
E il party privato continua in un’altra stanza, colma di belle ragazze.


TriCorp Chemicals.
Cardiac ha aperto il fuoco, e l’Uomo Ragno è costretto a difendersi.
- Ehi! – salta via Peter – Stai attento con quell’affare!
- Poco umorismo con me, ragno… non ti permetterò di intralciarmi ancora!!
Le scariche continuano e l’arrampicamuri si limita a scansarle, continuando a parlare, vittima della logorrea come ogni volta che indossa la maschera.
- Così i guardiani ci scopriranno!
- Qui, dal centro del tetto? Ne dubito!
- Senti, fra poco ho un appuntamento con la Donna Ragno… sai come sono permalose le aracnidi, quando il maschio fa ritardo!
- A proposito di Donna Ragno, buffone… da quel che mi hanno detto, non stai neanche muovendo un dito per fermare il Grande Gioco!
- Cosa? Ancora?!
- Fatico a credere che non lo sapessi! Non sei ancora il jolly di quegli sporchi squali?!
- Non ne so niente! E penso dovremmo smettere di combattere e discutere da persone civili!
- Va bene – si rassegna Cardiac, mettendo a posto la sua arma – ma devi dirmi tutto quello che sai sulla TriCorp.
- Non voglio morti o altro sulla coscienza… ne ho già abbastanza.
- Ti ricordo ancora che sei in debito con me!
- Dubito tu non sappia di Menken e Kingsley…
- Infatti. Voglio sapere chi è il terzo uomo… e dove posso trovarlo! E’ lui che manovra tutto…
- E’ un mistero anche per me… credimi.
- Farò finta. Adesso vattene, Uomo Ragno.
- Che educazione… addio, Cardiac! – tesse una tela Spidey, volando via dall’industria.
Speriamo non combini casini, si augura, sulla via per casa.
Lui e Mary Jane hanno un’uscita a quattro con Liz Allen e Foggy Nelson, e non ha certo intenzione di presentarsi tutto sudato…

FBSA, filiale di Manhattan.
Il pomeriggio seguente.

Spidey, rigorosamente in borghese, entra in soggezione nell’edificio che ospita la sede locale dell’agenzia. Il suo senso di ragno non scatta, ma gli sta trasmettendo una sensazione di disagio. Forse ci sono sensori per rilevare superumani… oh, no, inizia a preoccuparsi della sua identità segreta, una preoccupazione che si somma a tutte quelle che affollano già la sua testa. Si concentra su questioni più triviali, come quello che deve spiegare domani all’università.
- Desidera? – gli chiede qualcuno in divisa, facendolo fermare.
- Io… sono Parker, ho un appuntamento con il signor Sitwell…
- Ah, è lei… mi segua, l’accompagno io.
- Grazie, molto gentile…
Seguendo l’agente e prendendo l’ascensore, riesce ad arrivare in un paio di minuti a destinazione.
Quando Peter entra nell’ufficio di Jasper Sitwell, si trova di fronte ad una persona impeccabile, che trasuda perfezionismo da tutti i pori, forse per la zazzera bionda e gli occhiali da intellettuale. Ha qualcosa di vispo, nel suo sguardo, che gli trasmette l’idea di una persona incorrotta, professionale, senza che per questo perda la sua aura autoritaria.
- Buongiorno, signore…
- Si accomodi, prego. Grazie di essere accorso così tempestivamente.
Prima che possa replicare, Jasper continua a parlare, dietro la sua scrivania.
- Signor Parker, nei miei limiti cercherò di essere breve. Questa nazione ha il dovere morale di monitorare l'attività dei vigilanti e dei metaumani in generale, quando le circostanze lo permettono. E, nel suo caso, questa condizione c’è.
Il cuore del Ragno ha un’aritmia, a quelle parole.
- Nel… nel mio caso? Cosa… intende dire?
- Abbiamo le prove che lei è l’Uomo Ragno.
Un’altra aritmia. E il silenzio, perché il fiato gli manca.
- Non è il caso di negarlo. In tutta l’agenzia, solo il sottoscritto e un mio dipendente ne siamo a conoscenza. E’ un’informazione di massima segretezza, e una violazione o una fuga di notizie equivarrebbe ad una pena gravissima per i responsabili. Quindi stia tranquillo che la sua privacy verrà rispettata al 100%.
- Ma…
- Immagino quanto questa situazione le darà fastidio, ma deve ringraziare quella carogna di Stewart Ward… ha sfruttato illecitamente le risorse della National Security Agency per scoprire in poco tempo moltissime cose sul suo conto.
- Io… sì, lo so, ma… pensavo di… aver risolto…
- Purtroppo no. Ma adesso andrò al punto, non si preoccupi. Stiamo costituendo un gruppo governativo ufficiale di superumani, per metterci al livello delle altre potenze e dei loro programmi… il progetto si chiama S.T.A.R.S.[6] e al momento coinvolge solo USAgent e Nomad, anche se ci stiamo muovendo in altre direzioni. Mentirei se dicessi che sono poco interessato a coinvolgerla nella nascita di questo gruppo. L’ho sempre stimata molto, a dispetto di quello che alcuni giornali dicono di lei.
- Mi… sta forse offrendo un lavoro come agente dell’FBSA?!
- Più o meno, anche se la definizione non è calzante. Avrebbe molti vantaggi nell’unirsi a noi, compresa una protezione ventiquattr’ore su ventiquattro della sua famiglia, che, a quel che so, è sempre molto in pericolo.
- Sì, però…
- In più, regolarizzerebbe la sua posizione di vigilante, lavorerebbe per la patria e guadagnerebbe molto. L’idea non lo alletta?
- Ad essere sincero… no.
- Davvero? Me ne meraviglio. Eppure suo nonno, William Fitzpatrick… sua madre Mary e suo padre Richard sono stati eroi di questa nazione… misconosciuti dai più, forse, eppure eroi. E non avevano superpoteri.
- Perché deve tirare in ballo i miei parenti? Per me fu uno shock scoprire che i miei erano agenti segreti e che erano morti in azione. Pensa che ne vada particolarmente fiero? Trovo ancora assurda una cosa del genere, quindi è inutile, se non dannoso, toccare questo tasto…
- E’ divertente sentir dire questo dall’Uomo Ragno – manda un’involontaria frecciatina Jasper – ma capisco il suo risentimento in una questione così delicata, e nonostante questo mi permetterò di insistere. Tenga – prende dei fascicoli dal cassetto e glieli porge – questi sono dossier sui suoi genitori e su suo nonno. Forse leggendo dei loro meriti cambierà idea.
- Ma… se non dovessi accettare l’offerta di lavoro? Mi costringereste, visto che conoscete il mio segreto?
- Signor Parker, lei si è fatto un’idea sbagliata di me. Sono una persona integra, io. Non arriverei mai a questi mezzi. Siamo in un paese democratico.
- Bene. Allora, se non le dispiace, vado a parlarne con mia moglie.
- Ottimo. Tenga anche questo, intanto – gli porge un altro plico – qui c’è il dossier di Ward su di lei. Spero troverà divertente confrontarlo con l’enciclopedia multimediale autobiografica che ha avventatamente pubblicato.
- Touché – si alza Peter, imbarazzato.
- Conto di rivederla domani, signor Parker. Mi tratterrò in città fino a domani sera… apposta per lei.
- Lusingato – si congeda Spidey, in tutta fretta.


Forest Hills.
Peter rientra a casa in stato catatonico, con le scartoffie sottobraccio.
- Ciao, papà – lo saluta distrattamente May, immersa in un mare disordinato di giocattoli nel salotto.
- Ciao, cucciolo… dov’è la mamma?
- In cucina – risponde con la sua vocina la bambina, senza staccare lo sguardo dai suoi giochi.
- Ah, sei tornato – lo accoglie Mary Jane, non appena suo marito entra nella stanza – com’è andata? Cosa volevano?
- Puoi venire in camera nostra? Devo parlarti – le chiede con un tono troppo serio.
- Peter… cosa succede? Si tratta di… Goblin?!
- No… per piacere, vieni… sono… molto confuso.
Allarmata, la donna si pulisce le mani sul grembiule e se lo toglie, seguendo Peter in camera da letto.
Una volta seduti sul letto, gli chiede come prima cosa:
- Cos’è questa roba?
- Sono dossier… su mio nonno, sui miei… e su di me.
- Hanno… un dossier su di te?
- Mary Jane… sanno tutto di me.
- Ah… oh… l’FBSA… sa… che sei….
- Sì, sa tutto. E mi hanno proposto di lavorare per loro.
Sua moglie si distende sul letto e si copre la faccia, sbuffando.
- E… cosa gli hai detto?
- Vogliono una risposta per domani. Forse… forse Sitwell ha ragione, dovrei prima sfogliare queste carte…
- Vuoi… che le veda con te?
- Sì, con piacere – le sorride, finalmente.
Nei minuti successivi, la tensione si smorza, rimpiazzata dalla curiosità, dall’incredulità e dal divertimento sulle avventure che la sua famiglia ha vissuto in prima persona, dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.
- Ah ah! Non posso crederci! – non si capacita Mary Jane.
- Cavolo… mio nonno a fianco della Torcia Umana originale… e poi contro questi… Liberatori[7] … ehi, aspetta! Dove ho sentito già questo nome? Ah! – ricorda il suo recente viaggio ad Orlando[8] – Sharon Kane… la Regina Ragno… no, è una coincidenza assurda!
- Cosa?
- Mio nonno… ha combattuto contro questa donna… che insieme a suo marito, creò la prima ragnatela artificiale… io mi ispirai al loro lavoro per creare la mia tela… e l’ho incontrata alla premiazione! Abbiamo parlato!
- Davvero? Be’, in effetti è davvero un’incredibile coincidenza…
Il tuffo nel passato continua, riservando nuove sorprese.
- No, dai! I miei genitori… hanno incontrato Wolverine![9]
- Ehi, a guardare le date potresti anche essere suo figlio – scherza Mary Jane.
- Ehm… forse è meglio passare alle mie carte…
Il suo dossier personale è talmente ricco di inesattezze, fraintendimenti e distorsioni dei fatti che l’arrampicamuri non può fare a meno di continuare a ridere.
Esautorati di ogni forza in quest’ora, Peter e Mary Jane si distendono. E’ lui a rompere il ghiaccio sulla questione di cui avrebbero dovuto parlare.
- Allora… cosa ne pensi?
- Mi inquieta che il governo sappia tutto di te.
- Sitwell mi ha assicurato che solo lui ne sarà al corrente.
- Non voglio essere pessimista, ma prima o poi…
- Non pensiamoci adesso. Piuttosto, dovrei davvero lasciare i miei incarichi attuali per lavorare all’FBSA?
- Tigrotto… tu adesso sei uno scienziato affermato, un reporter, un professore… e da quel che so, sono lavori che ti piacciono, altrimenti non ti stancheresti tanto per barcamenarti tra tutti e tre. Potresti rinunciare a tutti in un colpo?
- Hai ragione… però… nel gruppo S.T.A.R.S.… verrei pagato per essere l’Uomo Ragno!
- E ti sembra una cosa buona? Passeresti molto meno tempo con tua figlia e dovresti rischiare la vita in missioni ben più pericolose delle tue ronde notturne… non voglio fare la menagrama, ma… vuoi aumentare esponenzialmente che tua figlia cresca senza un padre, che sia assente o che sia… morto sul campo?
Peter abbassa la testa, in segno di rinuncia all’idea. Gli sovviene la sua infanzia da orfano, nonostante i suoi zii.
- Va bene, domani metterò fine a questa storia. Spero solo che questo gesto non abbia conseguenze su tutti noi… e che Sitwell mantenga le sue promesse di discrezione… e di comprensione.
I coniugi Parker si abbracciano. 

West Facility.
Norman Osborn è traumatizzato quanto Peter Parker da quello che è successo negli ultimi giorni. Aveva una vita e una vittoria perfette tra le mani, e se l’è fatta sfuggire con imprudenza. Soprattutto, però, è rimasto minato dall’aver saggiato con mano il dolore incommensurabile che ha provocato alla sua nemesi, un dolore di cui si è fatto temporaneamente carico quando ne ha posseduto il corpo. E la battaglia finale… il Ragno gli ha vomitato addosso accuse su accuse… che lo hanno ferito. Lui invidioso di Parker? Vedersi rinfacciata una verità del genere non fa bene, nello stato in cui si trova.
Adesso ha deciso di dedicarsi anima e corpo a dimenticare l’Uomo Ragno. Non ha più alcun potere ormai: nemmeno il simbionte alieno è con lui. E’ un semplice essere umano adesso… e potrebbe avere la possibilità di riottenere la sua vecchia vita.
- Sa che le cose si sono complicate con le sue ultime evasioni – si lamenta il suo legale, Claude Unger – ma penso di poter ovviare a questo sfruttando il precedente su Brock – a quel nome Norman stringe i pugni, furioso – diremo che prima è stato l’essere alieno a costringerla ad atti illegali… e riguardo l’ultimo episodio di evasione, lo spacceremo come un sequestro da parte dell’ignoto Calabrone Rosso. Davvero non sa chi sia?
- No – mente Goblin, sperando di sentirsi dire quello che spera.
- Va bene. I risultati delle analisi del sangue sono più che rasserenanti: abbiamo fatto un controllo incrociato con quelle fatte durante il processo, e abbiamo avuto la conferma che nel suo organismo non c’è più traccia del siero che l’ha reso Goblin a livello psicofisico. Questo convincerà il giudice della tesi dell’infermità mentale, sempre che collabori nell’imminente perizia psichiatrica.
- Certo – dice rassegnato.
- Qualche altra idea? Non so se tutto questo basterà a farla scagionare. A suo tempo, sconsideratamente, ha sottoposto al giudice troppe prove delle sue… malefatte, se mi passa il termine. E l’infermità mentale potrebbe non reggerle tutte.
Goblin non sa cosa dire, poi, improvvisamente, riceve un’illuminazione… una consapevolezza che giaceva nel suo subconscio da quando è tornato nel suo corpo, e che solo adesso è capace di riferire.
- Io… la mia confessione… al processo… è stata estorta con una manipolazione psichica – rivela, con gli occhi pieni di luce e speranza, uno sguardo di sorpresa - … si… si può dimostrare?!
Unger aspetta qualche secondo prima di rispondere. Se solo fosse vero…
- Scherza?
- No… io… solo adesso… posso dire quello che voglio…
- Dio, grazie… penso che lo SHIELD abbia le attrezzature necessarie per dimostrarlo… Osborn, se questa storia è vera e riusciamo ad averne le prove… sarà libero molto presto – si congeda l’avvocato, invasato da nuove energie.
Goblin sorride sollevato. Finalmente potrà riottenere la sua vecchia vita, se tutto andrà bene.

Capitolo primo
#31 - COLPEVOLE D'INNOCENZA
con il contributo di Carlo Monni

Empire State University.
- Allora ci vediamo fra… un quarto d’ora al dipartimento di citogenetica… - avvisa Peter Parker i suoi alunni.
- Ok – è la corale risposta degli studenti dell’aula.
Un mormorio generale accompagna l’uscita dei ragazzi, alla quale segue quella del giovane professore che insegna Biochimica molecolare da un paio di settimane – almeno ufficialmente. Alla porta ci sono due suoi colleghi ad aspettarlo.
- Michael! Curt! Che bella sorpresa! – si meraviglia piacevolmente, stringendo con vigore la mano a Morbius e Connors.
- Come va, Peter? – chiede il primo.
- Abbastanza bene… fra poco devo portare i ragazzi in laboratorio… - indica qualche studente ancora intento ad andarsene.
- Ragazzi? Ti senti già vecchio prima di arrivare ai trenta?
- Sai, Curt, fare il professore mi dà quest’idea… piuttosto, come mai da queste parti?
- Volevamo salutarti… ormai, con lo smembramento della fondazione, non ci vediamo più sul lavoro…
- Infatti, me ne dispiace molto… come vi trovate nella nuova sede?
- Devo ammettere – risponde Morbius - che l’ambiente è ugualmente stimolante, se non più di prima… niente da ridire.
- Io invece sono un po’ angosciato, per i motivi che potete immaginare… per fortuna la mia amica Liz Allen, che è amministratrice delegata… mi dà un po’ di respiro.
- Mi dispiace, dev’essere dura lavorare così… - mostra comprensione l’ex Lizard.
- Senza contare – continua Peter - che in questi giorni stiamo avendo un sacco di problemi… molti esperimenti, che a livello teorico avrebbero dovuto dare ottimi frutti, non riescono…
- Davvero? Che strano… - diventa perplesso Connors - noi stiamo avendo un sacco di problemi con l’anti-HIV… su alcuni pazienti non funziona più, su altri si sta rivelando addirittura tossico… è assurdo, rischiamo di mandare all’aria tutta la sperimentazione…
- E’ impossibile, aveva dato ottimi risultati sin dall’inizio! – si allarma il tessiragnatele.
- Non dirlo a noi… è come se… non so, sento che c’è qualcosa di sbagliato nell’aria[10] … - rimugina Morbius.
- Ne verremo a capo… ah, prima di andare… dimenticavo di portarti i saluti di Hardy.
- Salutamelo, allora… ma sta bene, Stan?
- Sì, abbastanza… è contento di non essere stato licenziato.
- E’ un bravo ragazzo e un ottimo ricercatore, in fondo… e invece, notizie di Caldrone?
- Nessuna…
- E Octavius?
- E’ stato trasferito al reparto di elettronica… temo che perderemo di vista anche lui…
Non che mi dispiaccia, evita di dire Peter. – Vi ringrazio della visita e degli aggiornamenti… ora scusatemi, ma devo fare uno spuntino prima di raggiungere i ragazzi… dovremmo andare a prenderci qualcosa, una sera di queste!
- Volentieri! Ci vediamo, Pete…
Solo, a ingoiare forzatamente un tramezzino freddo, l’Uomo Ragno riflette sul suo rapporto con i due scienziati. Forse mi trovo bene con loro perché hanno avuto i loro trascorsi nel mio folle mondo… anche se non so quanto mi giovi frequentare miei… simili, piuttosto che gente comune…piuttosto, oggi Norman dovrebbe avere un’udienza con il giudice… spero vada tutto bene, altrimenti… non completa il pensiero, per timore di immaginare le conseguenze di un eventuale rilascio di Goblin.

Più tardi, in un tribunale di Manhattan…
I banchi sono alquanto gremiti di curiosi e giornalisti. Mesi fa, il processo Osborn venne innalzato agli onori della cronaca… l’ormai famoso Goblin fa notizia.
In attesa dell’arrivo del giudice, abbiamo Ben Urich – un esperto in materia, tanto da averne scritto un libro - e suo nipote Phil – anche lui ne sa qualcosa, visto che ha vestito per qualche tempo i panni di un Folletto Verde eroico.
- Zio, ma esattamente cosa vuole fare Goblin con questa udienza?
- Questa causa è un’impugnazione di revisione, volta a far annullare il primo processo e rinviare la causa per un nuovo processo che non tenga conto delle prove giudicate invalide.
- Come parli forbito… credo di aver capito comunque – sorride il ragazzo – ecco, è arrivata Liz Allen!
La bionda nuora di Norman Osborn saluta velatamente Ben. Il suo aspetto non è dei migliori.
- La vedo molto preoccupata… ha terrore di Norman quanto ne ha Peter Parker, che neanche ha voluto presentarsi…
- Ma lei sta con Nelson, il procuratore dell’accusa, vero?
- Sì… spero per lui… e per tutti noi… che vada tutto bene.

Poco dopo, finalmente giunge il giudice.
- Tutti in piedi. La Corte d’Appello del Secondo Circuito degli Stati Uniti è ora in sessione, chiunque sia interessato alle cause di oggi si faccia avanti! Il primo Caso è l’appello di Norman Osborn contro la sentenza della Sezione penale della Corte degli Stati Uniti del Distretto Sud dello Stato di New York, Giudice, l’On. H.G. Lewis, con cui l’appellante si riconosceva colpevole di omicidio volontario, rapimento plurimo, truffa, associazione a delinquere… - e la lista continua. - Chi è presente per il popolo degli Stati Uniti?
- Franklin Nelson Jr., Procuratore degli Stati Uniti, Onorevole Presidente.
- Parli pure, avvocato Unger.
- Onorevole Presidente, onorevoli giudici, il precedente processo a carico del mio cliente è viziato: non ha tenuto conto del fatto che egli all’epoca dei fatti era del tutto incapace di intendere e di volere. Una serie di perizie giurate di eminenti psichiatri, tra cui il rinomato esperto in psichiatria e psicopatologia dei superumani, il dr. Leonard Samson, affermano che il composto chimico assorbito accidentalmente dal mio assistito, in seguito ad un’esplosione, ha causato in lui uno scompenso ormonale ed un danno cerebrale, che hanno prodotto una dissociazione psicotica che ha creato la personalità di Goblin.
- Un momento…- interviene Nelson - … Samson non afferma con sicurezza questo, si limita a dire che potrebbe esistere una dissociazione psicotica, che potrebbe essere stata causata dai composti chimici della cosiddetta “Formula di Goblin”…
- Le altre perizie che ho presentato alla Corte lo dimostrano invece - replica Unger.
- Calma, signori. Signor Nelson, avrà in seguito la sua opportunità di replicare. Prosegua, avvocato Unger.
- Grazie, Vostro Onore. Proseguendo, non vi è dubbio per nessuno che, nel periodo in cui ha vissuto in simbiosi con l'essere alieno classificato come "Carnage", non era capace di intendere e di volere, influenzato dalla natura del simbionte. C'è il recente precedente di Edward Brock a sostegno di quanto da me affermato. Tutto questo concorre a dimostrare che Norman Osborn non era e non poteva considerarsi capace di intendere e di volere, quando commise i crimini nei panni di Goblin. Infine, facendo un confronto tra analisi del sangue eseguite all’atto del ricorso ed analisi risalenti al precedente processo, risultano attualmente assenti le tracce del composto chimico che aumentò le capacità fisiche del mio cliente, ma che ne dissociò la psiche, dando vita alla personalità di Goblin. In virtù di questo e delle perizie psichiatriche, chiedo per il mio cliente il riconoscimento dell'infermità mentale per gli eventuali crimini di cui si è macchiato in precedenza e che, alla luce di quanto affermato dagli psichiatri, che lo ritengono pienamente guarito, capace attualmente di intendere e di volere e non più pericoloso per sé od altri, lo stesso venga rilasciato dal carcere in cui è detenuto sino alla data del nuovo processo. Come ulteriore motivo, segnalo che, l’esame fatto su mia richiesta con le attrezzature SHIELD proverebbe che la precedente confessione del mio cliente è stata, comunque, frutto di una sorta di controllo mentale ed essendo, quindi, non spontanea, deve essere ritenuta priva di valore, così come ogni elemento di prova da essa derivante. Le prove dei suoi crimini, fornite da lui stesso, dovranno, pertanto, essere riesaminate.
- La Pubblica Accusa cos’ha da dire? – domanda il giudice, dopo il lungo discorso.
- Non esistono prove conclusive che dimostrino indubitabilmente che Goblin debba considerarsi una personalità separata da quella di Osborn, anzi, dall’esame degli psichiatri e dei medici risulta probabile che l’esplosione in cui Osborn restò coinvolto abbia creato un danno cerebrale permanente, ma non tale da comprometterne le capacità intellettive. Rilasciarlo sarebbe un grave errore.
- Grazie, signori. Ora ci ritiriamo per deliberare, vi faremo sapere quando sarà pronta la nostra decisione.
Il martello batte, e nella sala il rumore diventa assordante. Claude Unger è stato molto convincente e ha fatto rivelazioni che nessuno si sarebbe aspettato.
- E’ assurdo… Norman Osborn potrebbe essere presto scarcerato! – immagina Ben Urich, che ha ben interpretato le espressioni del giudice.
Suo nipote non risponde… si limita a pensare. Forse è il caso di riesumare l’armamentario di Goblin… anche se questo mi costerà molto caro.

Più tardi, nei cieli di New York…
Spidey non ha fretta di tornare a casa, ha finito presto le sue lezioni e non aveva nessun’ora di ricevimento. Così ne ha approfittato per indossare il suo costume e volteggiare. Di solito non vede l’ora di tornare da sua moglie e sua figlia, ma non oggi… teme di avere cattive notizie dal tribunale, e ha bisogno di prepararsi psicologicamente per reggerle. Anche oggi ha avuto i suoi problemi, stavolta nel laboratorio di microbiologia… quel batterio non aveva alcuna intenzione di farsi clonare, pensa risentito e confuso. Senza contare le domande di una studentessa in materia: “Professore, lei è a favore della clonazione terapeutica? E della clonazione riproduttiva?”… cosa avrebbe dovuto rispondere? Che ha guadagnato due fratelli grazie ad essa… che ha salvato sua moglie dalla morte… ma che, in compenso, gli ha causato un numero esorbitante di guai nella sua vita? Nemmeno lui conosce la risposta.

Adesso è nella zona più degradata di Manhattan – nei limiti del distretto, certo – che l’arrampicamuri incappa in una coppia interessante, che si sta combattendo tenacemente su un tetto, come da manuale. Non gli ci vuole molto per avvicinarsi ai due e riconoscerli: si tratta dell’arcinoto Scorpione e della misconosciuta Coldheart.
Proprio ciò che gli ci voleva per scaricare la tensione.
Cala sui due, facendoli arretrare spaventati.
- Salve, ragazzi… e buonasera, miss Cuore Fico[11] ! Sbaglio o è la terza volta che ci becchiamo?!
 Restane fuori, Ragno – gli intima la donna.
- Sottoscrivo! – concorda lo Scorpione, nel suo classico costume verde.
- Ehi, collega aracnide… ti sei dato al vintage? Non usavi quel pigiama da anni!
- Sei il solito rompiscatole! Vattene, non stiamo facendo niente di illegale!
- Dici? Ti ricordo che sei sempre nella Top Ten dell’FBSA! Sei molto ricercato
- Donna… time out? – chiede a Coldheart MacDonald.
- Non è contemplato nel regolamento… e l’Uomo Ragno non ci disturberà, vero?
- Perché combattete? Per uno stupido premio di uno stupido gioco? – fa un po’ di psicoanalisi spicciola Peter, avvicinandosi sempre più ai due. In teoria non stanno commettendo alcun reato (altrimenti avrebbero dovuto arrestarlo tanto tempo prima), ma non può lasciare impunemente MacDonald Gargan a piede libero… e non è sicuro nemmeno che dovrebbe farlo con la misteriosa donna.
Approfittando della distrazione dell’avversario – voltato verso Testa di tela -  la spada di Coldheart si illumina di un tenue bagliore, prima di tranciare con un colpo secco la coda dello Scorpione, il quale, comprensibilmente, urla dal dolore.
- Puttana sleale!!! – cade sulle sue ginocchia. Spidey rimane un po’ interdetto dalla mossa di Coldheart – in effetti… - ma in cuor suo sa che avrebbe cercato di mettere fuori gioco il criminale nello stesso modo.
- Allora il tuo è un vizio[12] – infierisce l’arrampicamuri – certo che gli scorpioni perdono la coda ma non il…
- Zitto! Sta’ zitto! E’ colpa tua! – urla di dolore Gargan, che si volta verso la sua avversaria per colpirla. Coldheart ha dalla sua la lucidità di una mossa studiata, così con un gesto segna l’addome del villain e lo colpisce con un calcio, atterrandolo. In un attimo, è su di lui, e gli ha strappato la maschera dalla faccia, innalzandola verso il cielo.
- Ho vinto – reclama.
- Non sperare di farla franca! – la avvisa lo Scorpione.
La ucciderà dalla rabbia, immagina il Ragno, saltando incontro alla donna e afferrandola, per portarla fuori tiro.
- Smettila di impicciarti, Uomo Ragno!!! Come te lo devo dire?!
- Mettiti al riparo, ci penso io qui – sussurra Peter alla donna, mentre il suo nemico recidivo si sfoga verbalmente. – Dicevi? Ah, non so in che lingua puoi dirmelo – riprende il discorso – tu fatichi già a parlare in inglese, non vorrei penalizzarti…
- Non azzardarti! – carica l’altro arrampicamuri.
Lo scontro non è esattamente pari. Lo Scorpione è costituzionalmente più forte e veloce dell’Uomo Ragno… e, in questo momento, molto più arrabbiato.
- Scusa, non--- volevo – salta all’indietro Spidey, ma non può fare a meno di difendersi con calci e pugni dagli attacchi dell’avversario. – Ma sai… sono contento che ti… ah!… abbia tolto la maschera… così potrò vedere la tua faccia quando ti scorteranno alla Volta!
- Ti piacerebbe… umpf!
- Ascolta, Gargan… sono stato mio malgrado coinvolto nella prima edizione del Gioco… e, credimi, non vale la pena di lottare… non c’è nessuna ricompensa alla fine!
- No, gli sponsor hanno promesso che stavolta andrà tutto bene!!
- Nelle pubblicità ne dicono tante, non te l’ha mai detto tua madre?
Dopo l’ultima parola, il Ragno non evita un gancio nell’addome, che lo fa piegare… e arrabbiare.
- Facciamola finita – sentenzia il tessiragnatele, sferrando un destro che scaraventa lo Scorpione dall’altra parte del tetto. Prima che possa raggiungerlo, MacDonald si rialza a fatica.
- Non finisce qui, Ragno – grida, saltando giù dal tetto.
Quando Peter si affaccia per vedere in che direzione è fuggito, non riesce a trovarlo.
- Complimenti, te lo sei fatto scappare… - torna improvvisamente Coldheart sul campo di battaglia.
- Sei stata troppo violenta – la rimprovera il tessiragnatele.
- Devo vincere il Gioco… per il bene di mio figlio – dice laconica la vigilante.
- Per stavolta lascio passare, anche perché devo cercare MacDonald… arrivederci, donna – salta giù anche lui.

Ma cosa hanno ultimamente i miei nemici, il turbo? Riescono sempre a sfuggire… prima l’Avvoltoio contro… Norman…  adesso lo Scorpione… si lamenta tra sé l’Uomo Ragno, dopo una vana ricerca del criminale fuggitivo. Tra poco me li ritroverò di nuovo tutti insieme per giocare a “Il ritorno dei Sinistri Sei”, sorride da solo. In fondo, a parte Electro, di cui ho sentito recentemente[13] , anche Shocker, la Macchia…
ah ah… Hydro-man e Mysterio dovrebbero essere a piede libero…

TriCorp Techtronics, qualche giorno fa…
David Beatty entra per la prima volta nel complesso. Non riesce a credere che l'abbiano davvero assunto… soprattutto per i documenti falsi che ha allegato al suo (falso) curriculum. Per fortuna, con le sue capacità nel campo dell'informatica, non gli è stato difficile creare dal nulla l'identità di Edward Pitt. Anche perché è avvezzo ad assumere panni diversi dai propri: negli ultimi anni è stato il mercenario Armada, il "terrorista" noto come Jack il Matto e l'erede di Mysterio. Pur non avendo messo a segno colpi clamorosi, è sempre incappato nell'Uomo Ragno, ma la maggior parte delle volte ne è uscito indenne, e questo ha giovato alla sua autostima. Dopo essersi divertito accanto ai Sinistri Sei, ha deciso di ritirarsi a tempo indeterminato dalle scene criminali. Un ultimo, facile colpo a Philadelphia (dove gli eroi scarseggiano) e ha racimolato abbastanza per potersi costruire una nuova vita. La campagna di assunzione di questa nascente industria, poi, è caduta a fagiolo.
Sa, però, quale sarà il prezzo da pagare per avere una vita e un lavoro apparentemente normali. E' sempre stato un genio dell'ingegneria elettronica, era giovanissimo quando aveva smanettato con il suo primo 8086, e da allora aveva seguito l'evoluzione dei computer con affetto e dedizione; aveva sentito dell'esistenza di Visione, di Machine Man, della Torcia Umana originale… e si era convinto che le macchine fossero una nuova forma di vita, degne di tutto il rispetto che si deve ad un essere vivente. Per questo, nonostante il suo talento, non è mai riuscito a sfondare: qualsiasi azienda per cui lavorasse lo cacciava in poco tempo, non appena David iniziava a dare di matto, a ribellarsi se apparecchi vecchi e inutilizzati venivano buttati, o se qualunque computer venisse maltrattato secondo i suoi canoni. Ed ecco perché si era salvato creando l'armatura e gli accessori di Armada, intraprendendo una carriera illegale e portandolo ad un'alleanza effimera con il vecchio Mysterio, Quentin Beck, al cui suicidio ha inconsapevolmente contribuito.
- Salve… lei è il signor Pitt? Come l'attore? - tenta di scherzare un impiegato dell'azienda, avvicinandoglisi.
- Ehm… sì, sono io… - stringe la mano l'ex-villain.
- Bene… benvenuto alla TriCorp. Venga, le faccio fare un giro della struttura, e poi potrà mostrarci quanto vale…
David sorride. Se nasconderà il suo amore per le macchine, questa nuova vita potrebbe andargli molto bene.

Forest Hills.
L’Uomo Ragno torna a casa sudato e pieno di ematomi.
- C’è stata una rissa al campus? – lo canzona Mary Jane, iniziando a medicarlo.
- Magari… ho incontrato lo Scorpione lungo la strada…
- Ordinaria amministrazione – proferisce con tono lugubre la donna.
Dopo una corroborante doccia, indossando una vestaglia per presentarsi decorosamente a tavola, Peter fa una telefonata verso un cellulare.
- Sì?
- Ben… sono Peter, scusa se ti disturbo all’ora di pranzo…
- Non preoccuparti… dimmi – chiede, anche se sa benissimo cosa vuole sapere.
- Come sta Candace?[14] Novità sull’omicidio Bergstein?
- Lei sta meglio, grazie… ma per questo le cose si stanno complicando… di nuovo c’è che l’altro giorno è arrivata la nuova targa con le nostre… morti bianche.
- Che allegria… per caso sei andato all’udienza di… Osborn?
- Sì, ci sono stato…
- E allora? – incalza.
- Il giudice si esprimerà oggi pomeriggio… il suo avvocato ha chiesto l’invalidazione del processo precedente, per una fantomatica manipolazione mentale che Norman avrebbe subito prima di costituirsi… e ha invocato l’infermità mentale per tutti i crimini commessi come Goblin.
- Oddio… dimmi che… non è vero, che il giudice non ha abboccato… - si siede sul letto, sconsolato.
- Peter… Unger sa essere molto convincente… e sembrava avere le prove di quello che diceva. Dobbiamo prepararci al peggio, ragazzo mio…
- Io… grazie delle informazioni. Buon pranzo, Urich.
- Anche a te, Parker.
Peter arriverà a tavola in ritardo.

TriCorp Chemicals, più tardi.
- Purtroppo così non va… il composto non risponde alle esigenze dell’azienda… troppo volatile – si vede costretto a deludere un suo collega, dopo aver letto il suo rapporto su una sostanza commissionata.
- Ma…
- Parker, posso parlarle in privato? – irrompe Liz Allen, mantenendo un atteggiamento professionale.
- Scusami, John – si congeda mortificato Peter, raggiungendo la sua amica nei corridoi. – Che succede? – le chiede.
La donna abbassa lo sguardo e proferisce parole atone.
- Foggy mi ha appena chiamato dal tribunale… le sentenze dell’ultimo processo sono state annullate. Norman… è stato liberato.
- Oh, no… è… inconcepibile… - si mette le mani tra i capelli.
- A chi lo dici… ci aspettano tempi duri. Io non temo per me, quanto per… Normie.
- Ti capisco. Ma in che mondo viviamo, se uno come lui… - non conclude la frase il Ragno.
- Peter, se vuoi puoi tornare a casa.
- Davvero? Grazie, Liz… teniamoci in contatto, va bene? – la abbraccia, prima di precipitarsi a prendere le sue cose per uscire.
Quando la nuora di Norman Osborn torna nel suo ufficio, trova sulla sua scrivania un foglio appena sfornato dal fax.
Oh, no… pensa anche lei, quando si rende conto che è di suo suocero. Dice che è tornato, che vuole rivedere suo nipote e che vuole di nuovo il controllo del suo patrimonio. “Non costringermi ad agire per vie legali” conclude “voglio un rapporto sereno con la madre del mio erede”.
Liz si siede sconsolata. Forse sarà il caso di pattuire una cogestione del patrimonio… ma non avrà mio figlio, dice, alzando il telefono per chiamare il suo uomo, nonché suo avvocato.

In un attico di Manhattan, qualche tempo dopo…
Libero da poche ore, Norman Osborn non ha perso tempo. Ha stabilito con il suo avvocato una serie di richieste che ha intenzione di fare per riottenere ciò che ha perso. Tra le prime cose, ha chiesto un colloquio privato con i dirigenti della TriCorp, che ha acquisito la sua industria.
- Buonasera, signori – si presenta, con falsa accondiscendenza.
- Ciao, Norman – lo saluta Donald Menken, suo vecchio collaboratore.
- Bentornato, signor Osborn – dice, con una certa ironia, Daniel Kingsley.
Il terzo uomo, invece, si limita a fare un cenno con la testa. Allora avevo ragione… non conosco quell’uomo, trova conferma Norman, prima di sedersi e iniziare a parlare.
- Bene, signori, verrò subito al sodo. Avete acquisito la Osborn Chemicals in un momento in cui non gestivo il mio patrimonio. Voglio rimediare alla situazione.
- Temo sia troppo tardi – lo avvisa il terzo uomo.
- Mai dire mai, signor…
- Thompson.
- Bene. Quanto a te, Daniel… Roderick sarà contento. Si è vendicato del controllo delle sue industrie… e se l’è riprese con gli interessi.
- Già…  - si limita a rispondere il fratello del primo Hobgoblin.
- Menken… traditore, con te, invece non voglio aver a che fare.
- Quanto mi dispiace – lo prende in giro il viscido Donald.
- Tornando al discorso iniziale… potrei impelagarmi in un mare di cause, per riottenere ciò che avevo… ma, sarò franco, non ho né la pazienza né la liquidità per farlo. Per questo spero si possa giungere ad un accordo… anzi, ad un patteggiamento, da persone civili.
- Cosa vorresti, Osborn? – chiede Irving.
- Vi ricordo che la consistente quota delle mie vecchie industrie mi conferisce una certa autorità nel Consiglio d’Amministrazione della TriCorp… e se sommiamo, a questo dettaglio, la riluttanza che tutti noi abbiamo nel perdere tempo e denaro in tribunale e la possibilità che collabori con le forze dell’ordine per smascherare le vostre attività illecite… immagino non sarà difficile per voi accettare le mie condizioni.
- Non farla tanto lunga, Norman… - dice Menken.
- Ho sudato sette camicie per fondare la Osborn Chemicals… e con una firma avete cancellato tutto questo. Voglio che il nome della mia famiglia venga associato ancora alla grande industria… perciò voglio che la nostra corporazione non si chiami Triple, bensì Osborn.
- Cosa?! – si meraviglia Kingsley.
- Non è finita. Voglio delle cariche all’interno dell’azienda… voglio essere il supervisore scientifico della Oscorp Chemicals…
- Oscorp?! – continua a stupirsi Daniel.
- … per cui dovrete licenziare l’attuale collega… ossia Peter Parker.
- Avrei dovuto immaginarlo… - sorride Menken.
- Non lo voglio nelle nostre industrie. Ultimo, ma non per importanza… voglio essere il Presidente della società e del Consiglio dei Direttori.
- Norman, tu sei folle, se pensi che… - cerca di dire il suo vecchio collaboratore, ma viene interrotto dal suo compare.
- Calma, signori… come dice il nostro ospite, si può arrivare ad un compromesso. Le sue condizioni non mi paiono davvero così assurde… - si esprime Irving.
- Thompson, dici davvero? Sarà meglio parlarne in privato…
I tre uomini della TriCorp si appartano in una stanza adiacente. Il primo a lamentarsi con Thompson è l’ex-socio di Norman.
- Maledizione, Irving! Se tu avessi ancora il tuo talento, adesso non ci troveremmo in questa situazione!
- Menken, forse a causa della mia pedina non sono più il Manipolatore di una volta[15] , ma non ho bisogno dei miei poteri per tenere a bada un folletto inerme…
- Ma associare il nome Osborn alla corporazione farà perdere credibilità alla stessa!
- No, in questo periodo catalizzerà il nostro successo, visto quanto si sta parlando di lui. E ricordate: mentre l’attenzione sarà concentrata su Osborn, noi potremo continuare ad agire nell’ombra ed usare Goblin come capro espiatorio, nel caso venisse a galla qualcosa di… marcio, di losco.
- Sì, per me va bene… - si convince Kingsley - in fondo è un contentino, quello che gli diamo… e così non ci darà problemi, non impugnerà la transazione fatta in sua assenza…
- Bene, siamo d’accordo. Dovremo andare dal notaio per ratificare i cambiamenti…
- A proposito, Daniel, hai mandato quella proposta a chi di dovere?
- Per assumere scienziati criminali? Sì, stiamo aspettando una risposta…
- Speriamo bene… c’è molta gente in lizza per lavorare da noi – sorride il Manipolatore.

Daily Bugle.
Norman Osborn è stanco. In poche ore la sua vita è cambiata completamente, è di nuovo un uomo libero e deve darsi da fare per ritrovare il posto che gli spetta nella società. Ha da subito represso l’istinto di andare a fare una visita a casa Parker. Si è ripromesso di non voler avere niente a che fare con l’Uomo Ragno e non ha intenzione di desistere da questo proposito tanto presto. Ha dovuto anche rimandare l’incontro con il suo amato nipote, invece, per continuare nella sua campagna… che adesso prevede un colloquio privato con J. Jonah Jameson.
Quando l’ex Goblin irrompe, silenziosamente, nella redazione del quotidiano, sortisce l’effetto di fermare il tempo e zittire tutti. Per sua fortuna, a quest’ora il giornale è semi-vuoto, la maggior parte dei reporter è a casa o a documentarsi per le notizie del giorno dopo.
Robbie Robertson, però, è ancora qui e si dirige spedito verso il nuovo arrivato.
- Norman, che ci fai qui? – chiede minaccioso, senza preoccuparsi dell’etichetta.
- Signor Robertson, ho bisogno di parlare con il suo direttore – replica Osborn, con tutta la flemma di cui è capace. In fondo ha imparato a controllarsi quando ha vissuto nei panni dell’Uomo Ragno[16] .
- Dubito ti vorrà ricevere.
- Sarà lui a decidere – riprende a camminare, evitando il caporedattore del Bugle, che rinuncia a fermarlo.

Un sigaro spento cade dalla bocca di Jameson quando Goblin entra nel suo ufficio, senza bussare.
- Norman! Cosa diavolo…
- Ciao, Jonah. Come va?
- Mi hai già rovinato la giornata, quando ho saputo della tua liberazione. Non infierire adesso… non ti voglio nella mia redazione – si alza Jameson, ostentando aggressività.
- Non prima di aver parlato di una certa questione…
- Non abbiamo niente di cui parlare.
- Non credo. Sai, è vero che dopo il mio… ritiro temporaneo dalla società, riuscisti a recuperare la maggioranza della Jameson Publishing… ma ne ho ancora un bel pacchetto azionario, e non mi ci vorrebbe molto a comprare di nuovo il Bugle. Se non vuoi che riassuma il controllo del giornale, come due anni fa… licenzia Peter Parker, e ti lascerò in pace. Ho il diritto di chiederlo.
- No! Quel ragazzo ha patito abbastanza… e lo stesso vale per me! Il Daily Bugle vende anche per merito di Parker, e tu non puoi rivendicare un bel niente! Ora vattene, altrimenti sarò costretto a chiamare la sicurezza!
- Me ne andrò, Jonah… ma confido in te. So che farai quanto ho chiesto.
- Altrimenti, cosa farai? Mi manderai contro quel burlone di Jack il Matto, o qualche suo collega?! – continua ad alterarsi Jameson.
- Non faccio più parte di quel mondo, mi spiace deluderti. Ma questo non vuol dire che tu debba temermi di meno. Addio – si congeda, procedendo lentamente verso l’uscita.
- Cosa voleva quel verme? – chiede Robbie, entrando nell’ufficio e trovando il suo capo alquanto sconsolato.
- Chiama Parker e fallo venire qui, devo parlargli.
- Perché?
Jameson non gli risponde subito.

Più tardi…
La telefonata di Robbie l’ha messo in allarme, per questo non ha perso tempo ad indossare la sua calzamaglia per raggiungere prima possibile il Daily Bugle, non gli importa di destare ulteriori sospetti sulla sua persona. Per fortuna fa alquanto freddo, fuori, così non arriverà tutto sudato in redazione.
- Allora… di cosa volevate parlarmi? – chiede Peter, in borghese, al cospetto di Jonah e Robbie.
- Ragazzo, come hai preso la liberazione di Osborn? – si informa senza mezzi termini Jameson.
- Io… sono molto deluso. Dal sistema, più che altro. Mi consola il fatto che per ora sembra sia del tutto impotente… almeno secondo quel punto di vista.
- Lo spero per te.
- Mi avete fatto venire per questo?
- No, Peter… c’è di più – lo inquieta Robertson - Neanche mezz’ora fa Norman è stato qui.
- Per… perché?
- Liz Allen, e indirettamente lui, detiene ancora una quota del giornale, dopo tutto quello che successe due anni fa. Norman ha rivendicato questo, minacciando di ricomprare il Bugle… a meno che io non ti licenziassi.
Peter chiude gli occhi.
- No… cosa gli hai risposto?
- Che non ne avevo intenzione, però… - china il capo JJJ.
- Peter… siamo tutti con te, faremo il possibile per riportare le cose a posto. Jonah sta già contattando dei possibili finanziatori…
- Non preoccupatevi – lo interrompe il ragazzo - sono io a non voler lavorare nel giornale di Norman Osborn – annuncia perentorio.
- Non è suo, Peter! – lo corregge il nero.
- In parte sì, Robbie… e non voglio ripetere gli errori del passato. Come sempre, è stato un piacere lavorare con voi. Spero di poter tornare, un giorno, quando le acque si saranno calmate…
- Parker, aspetta…
Ma l’Uomo Ragno è troppo arrabbiato, adesso, potrebbe quasi piangere per questo, e non vuole cedere davanti a queste persone a cui tiene molto. Non riesce a capacitarsi del fatto che il suo peggior nemico sia libero come l’aria, che si permetta di interferire con la sua vita a quel modo, che pretenda di riavere tutto ciò che giustamente gli era stato sottratto e confiscato. E che glielo permettano, soprattutto.
Come può tornare a casa? Ha già fatto allarmare molto Mary Jane, nelle scorse ore, hanno parlato fino alla sfinimento di quello che è successo… se adesso tornasse e dicesse di aver lasciato il lavoro al Bugle, le darebbe il colpo di grazia…

Forest Hills.
Mary Jane Watson, seduta sul letto, stringe tra le mani dei fogli. E adesso chi glielo dice a Peter?, si chiede, retoricamente. Sa che dovrà comunicargli lei ciò che c’è scritto su quei fax.
La TriCorp Chemicals l’ha licenziato, adducendo come motivazione un ulteriore riordino del personale nel recente rinnovo dell’azienda. In teoria, sarebbe una buona notizia perlomeno la liquidazione che promette di dargli.
Ma c’è l’inghippo, nell’altro foglio, proveniente dallo studio legale Nelson&Murdock. Norman ha chiesto, tramite il suo avvocato, di riavere i soldi che i Parker ricevettero all’epoca del vecchio processo, come risarcimento morale. Una grossa somma che si era assottigliata nel corso dei mesi… e che se l’istanza dovesse andare in porto, avrebbero difficoltà a restituire.

Tenuta Osborn.
Per sua fortuna, nessuno aveva voluto acquistare la villa di campagna della sua famiglia e il giudice è stato clemente nel riaffidargliela subito. E’ come l’aveva lasciata, solo che tutto è coperto da uno spesso velo di polvere, l’ambiente sa di vecchio. Non si trova perfettamente a suo agio, spera di riuscire ad ottenere che il piccolo Normie venga ad abitare con lui. Quella strega di Liz non gli ha permesso di vederlo.
In una stanza privata (per quanto il termine abbia senso, in una villa deserta), Norman sta parlando con un suo vecchio collaboratore, uno psichiatra fidato che non ha perso tempo a contattare. Ne ha estremamente bisogno.
- Così, se tutto va bene… pian piano potrò tornare l’uomo di un tempo.
- Ne sei sicuro? E’ vero che nel tuo sangue non circola più il siero di Goblin – ricorda con voce suadente il dottor Ansia – e che non c’è più nessun fattore fisico a destabilizzare la tua psiche… ma sei sicuro che la tua seconda personalità non torni a galla, portando con sé la tua ossessione per il Ragno??
- Io… da qualche giorno sento delle voci. In realtà è la mia stessa voce, ma… terribilmente deformata. Mi fa paura, così cerco di ignorarla. Ma non ho intenzione di perdere altro tempo con l’Uomo Ragno… togliergli il lavoro al Daily Bugle e alla TriCorp, chiedergli i soldi del risarcimento… questi sono gli ultimi sfizi che voglio togliermi. Però lo faccio soprattutto per evitare di incrociarlo e per tagliare tutti i ponti con lui. In questo modo… Goblin avrà meno… spunti per tornare. Voglio una vita tranquilla, dottore… voglio il prestigio e il potere che merito… senza ricorrere a bombe zucca.
- Spero davvero che tu ce la faccia, Norman.
- Anch’io. Altrimenti, ho un piano d’emergenza per risolvere una volta per tutte questa situazione – sorride furbescamente, disteso sul suo lettino.

Note
Ringrazio Carlo Monni per la consulenza legale sul caso Goblin. La parte del nuovo processo sarà volutamente omessa, salterò direttamente alle conclusioni tra breve: l’importante è che, per adesso, Norman Osborn sia a piede libero e crei indirettamente problemi nel nostro eroe. Nel frattempo, ho rivelato contemporaneamente chi è il terzo uomo della TriCorp e chi è lo sponsor della Donna Ragno nel Grande Gioco.

Capitolo due
# 32 – CHI VUOL ESSER UN UOMO-RAGNO?

Daily Bugle.
- E’ stata molto gentile, signora Parker… - stringe la mano a Mary Jane Richard Faith, giornalista della pagina dei spettacoli.
- Si figuri… è da tanto che volevo far vedere a mia figlia dove lavora suo padre… e anch’io avevo voglia di tornarci. E’ stata molto piacevole come intervista…
- Mi fa piacere… spero ci risentiremo dopo la prima dello spettacolo.
- Volentieri… ehi, May? – inizia a guardarsi intorno, ma la bambina gli è sfuggita e sta correndo come una forsennata per tutta la redazione. – Mi scusi… - prende a inseguirla, solo per vederla andare a sbattere contro… le gambe di Jameson.
- Ma cosa…?! – si spaventa Jonah, appena uscito dal suo ufficio – Oh, la piccola May… salve… - si china un minimo per accarezzarle la testa, lasciandosi sfuggire un sorriso. – Salve, Mary Jane…
- Salve, Jonah…
- Ho da dare questi – agita un plico di fogli che ha in mano – a tuo marito… puoi farglieli avere?
- Certo, stiamo giusto andando a pranzo con lui… - prende la cartellina – volete unirvi a noi? – alza la voce, guardandosi intorno.
- Grazie, ma mia moglie mi aspetta a casa – rifiuta serio Jameson, tornando ad assumere l’espressione burbera di sempre.
- Lo stesso vale per me, e poi sarei un pesce fuor d’acqua tra tanti giovani – si giustifica Robbie Robertson.
- Se invece l’invito è valido anche per me, ci farei un pensierino…
- Certo, Betty! Allora andiamo… buon lavoro a tutti… May, saluta i colleghi di tuo padre…
La bambina sorride e agita la mano prima di entrare nell’ascensore.

All’ultimo secondo, mentre rientra nel suo ufficio:
- … e che non si dica che JJJ è un vigliacco insensibile! – sbraita, chiudendo violentemente la porta da cui era poc’anzi uscito.
Robbie Robertson e i suoi colleghi sorridono divertiti, avendo colto l’antifona.

- Di che si tratta? – chiede curiosa Betty Brant, guardando i fogli che ha in mano Mary Jane.
- Non so, do un’occhiata – li sfoglia la donna, mentre si dipinge un sorriso sul suo volto – Ah, ecco perché Jonah ha gridato a quel modo… non si è fatto intimidire da Norman Osborn… questo è un nuovo contratto per Peter!
- Oh, è fantastico! Non se lo vuole far sfuggire… - sottolinea la giornalista, senza alcuna invidia – Allora festeggiamo…
- Ottima idea!
- E mi raccomando: che non gli venga in mente di non firmare per i suoi stupidi principi…
- Non preoccuparti… so essere persuasiva, all’occorrenza… - la rassicura, uscendo dall’ascensore.

Coffee Bean.
Peter Parker e Liz Allen sono già al luogo dell’appuntamento. E’ il locale che, nonostante vari cambi di gestione, tutti gli studenti universitari frequentano… Peter compreso, sia quando studiava all’ESU, sia adesso che vi insegna.
 Il piccolo Normie sta buono al tavolo, anche se guarda con bramosia la modesta sala giochi organizzata in un angolo. Sua madre è nel bel mezzo di una conversazione che riguarda Goblin, ovvero suo suocero.
- Ho davvero preferito evitare lotte e offrirgli la cogestione dei beni…tanto a me non interessano particolarmente i soldi e il potere, l’importante è che quando io e Norman saremo morti il bambino abbia qualcosa tra le mani!
- Penso che tu abbia fatto bene… ma ti ha chiesto di vedere Normie, vero? – fa una domanda retorica Peter.
- Oh, sì… vorrebbe addirittura che andassimo a vivere tutti insieme, ma l’ho mandato a quel paese. Per ora sono riuscita a temporeggiare, tra scuse e minacce legali, ma prima o poi riuscirà a vedere suo nipote e non potrò impedirgli di plasmarlo come vuole lui, a poco a poco… - guarda suo figlio con apprensione.
- Non per darti maggiori preoccupazioni, ma il rischio c’è davvero… Normie potrebbe assumere il nonno come figura paterna e assimilare il suo modello…
- Cos’è, Mary Jane ti ha dato lezioni di psicologia freudiana quando andava all’università?
I due amici ridono di gusto.
- E invece tu? Che rogne ti sta dando il buon vecchio Norman?
- Pretende che gli restituisca i soldi che ricevetti da lui, a suo tempo, come risarcimento dei danni morali. Murdock mi ha consigliato di patteggiare… per come stanno andando le cose, penso dovrò rendergli i 2/3 della somma… ed è una bella mazzata!
- Lo posso ben capire… spero tu li abbia…
- Be’, stiamo cercando di svendere l’attico sulla Quinta Avenue, ma in ogni caso andremo in rosso… per fortuna abbiamo le nostre entrate e, lavorando, riusciremo a rientrare…
- Non ti ci voleva proprio che Norman ti soffiasse il tuo lavoro alla TriCorp…
- Già… anche se in ogni caso non avrei mai lavorato per lui… non ho intenzione di vederlo neanche di sfuggita e fino ad oggi sono stato fortunato. Comunque mi sto dando da fare per racimolare qualcos’altro… per esempio ho chiesto al rettore dell’università se posso impegnarmi anche nella ricerca, oltre che nell’insegnamento… ora aspetto una risposta.
- A proposito, come ti trovi a fare il professore universitario?
- Superati gli imbarazzi dei primi tempi, inizio ad amare sul serio questo lavoro, sa dimostrarsi davvero appagante! E c’è anche qualcuno che mi apprezza…
- Chi?
Peter ridacchia prima di continuare.
- C’è una ragazza che è palesemente invaghita di me… la trovo sempre in prima fila, non perde occasione di farmi domande e occupa tutte le mie ore di ricevimento…
- E’ carina, perlomeno?
- Anche se fosse?
La chiacchierata non può andare su certi binari proibiti, perché in quel momento al tavolo arrivano Mary Jane, la piccola May e Betty Brant.
- Salve, ragazze!
- Betty, che piacevole sorpresa…
- Grazie, Peter… io e Mary Jane abbiamo due cose da darti… inizio io. Per caso hai comprato l’ultimo Now?
- No, perché?
- Penso possa interessarti… - mette il giornale in questione sul tavolo.
Tutti guardano la copertina: ci sono varie foto di eroi e vigilanti… l’Uomo Ragno, il Ragno Rosso, l’Uomo Ragno nero, la Donna Ragno, Aracne, il Ragno d’Acciaio… e al centro campeggia un titolo allusivo.

Chi vuol essere un uomo-ragno?

- Di che si tratta?
- Un dossier sulla proliferazione di supereroi ragneschi negli ultimi tempi… penso possa interessarti.
- Sì, grazie del pensiero! – sfoglia la rivista – Questa era una delle due cose che dovevate darmi?
- Sì… l’altra è questa – sua moglie gli porge il plico.
- Cos’è?
- Un nuovo contratto con la Jameson Publishing… tutta la redazione vuole che tu lo firmi.

- Betty, ma… perché?
- Jonah non ti vuole perdere e non vuole cedere alle pressioni di Norman Osborn. E abbiamo tutti saputo dei problemi legali a cui stai andando incontro per colpa di Goblin… se firmi adesso, fai un affare. Ho letto velocemente… ma JJJ ti vuole come reporter completo di cronaca metaumana e come giornalista scientifico…
- Io… non ho parole…
- Ammettilo, tigrotto…
- … ho appena fatto centro – conclude Peter la frase tipica di sua moglie.
- Dando per scontato che firmerai… - interviene Liz - che ne dite di festeggiare questa… promozione, per così dire, del nostro Peter?
Tutti annuiscono contenti.

TriCorp Techtronics.
E’ stata un’ottima idea, da parte di Norman Osborn, acquistare una piccola quota azionaria di questa azienda, che gli permette una certa libertà di movimento all’interno della struttura. Ha degli affari, qui, che non avrebbe potuto gestire alle sue industrie chimiche. Mentre tutti lo salutano con riverenza e timore, grazie alla sua triste fama, l’ex Goblin si guarda intorno: sarà cambiato tutto, compresa la sede, ma c’è qualcosa nell’aria che gli ricorda che è stata questa azienda a dare indirettamente vita a… l’Uomo Ragno.[17] La cosa lo urta solo in parte… o meglio, urta quella parte di sé che sta negando, che da giorni gli sta col fiato sul collo e non gli dà tregua. Ma tutto ciò che vuole Norman Osborn è tornare ai fasti che precedettero quel dannato incidente… e non sarà Goblin a impedirglielo.
Sì è informato sulle attività e sui dipendenti di questa nuova multinazionale che adesso controlla le sue industrie: cova il desiderio, prima o poi, di operare una scalata al potere. Nel frattempo, però, ha scoperto che una sua vecchia conoscenza si è fatta assumere sotto falso nome nell’azienda… e non può fare a meno di andarla a trovare.
Senza annunciarsi o bussare, Norman entra in un laboratorio, dove un ragazzo apparentemente normale è completamente immerso nella progettazione di un processore.

- Salve, David… - proferisce alla sue spalle, facendo voltare l’ingegnere elettronico di scatto.
- Signor Osborn! – saluta spaventato l’ultimo Mysterio, anche perché lo ha chiamato con il suo vero nome in un ambiente in cui questo non è noto.
- Sorpreso di vedermi?
- Io… no, ho letto sui giornali della sua… scarcerazione…
- E’ sempre buona norma tenersi informati – lo prende in giro con tono assolutamente serio – vedo che sei riuscito a sistemarti…
- Oh, be’… sì, mi sto dando da fare per mantenere questo lavoro…
- Metticela tutta. Piuttosto… ti andrebbe di rinverdire i vecchi rapporti di lavoro e arrotondare il tuo stipendio?
- In… che senso? – inizia a preoccuparsi l’ex Armada.
- Vuoi tornare a lavorare per me nei panni di Jack il Matto?
David Beatty strabuzza gli occhi.
- Non faccio più parte di quel mondo… e non dovrebbe farlo neanche lei – osa rimproverarlo.
- Infatti non ne faccio più parte, ma sai com’è spietato e crudele il mondo degli affari… serve sempre una mano in quel senso…
- Le ho già dato la mia risposta e mi auguro di non subire ritorsioni per questo mio rifiuto…
- Scherzi? Un vero uomo d’affari agisce solo nel proprio interesse… e finché renderai, in questa azienda, sta’ certo che nessuno ti smuoverà da qui. Almeno finché non verranno a galla i tuoi trascorsi – lo minaccia velatamente – arrivederci, signor Pitt.
Solo, Mysterio alza gli occhi al cielo. Non è proprio questo ciò di cui ho bisogno…

Coffee Bean.
Come loro solito, Normie e May si divertono un sacco insieme, facendo non poco baccano nei loro giochi. Ad aggravare la situazione, arriva l’ultima persona attesa…
- Randy… finalmente… - lo rimprovera bonariamente Peter.
- Scusate, ma c’è un traffico bestiale… spero abbiate iniziato senza di noi – dice. Infatti in braccio c’è suo figlio Ritchie.
- Ciao, piccolo… - torna alla ribalta l’istinto materno di Mary Jane, che accarezza il bambino.
Il pranzo tra amici va avanti, tra aggiornamenti, risate e stordimento causato dai tre bambini.
Improvvisamente, poi, una familiare sagoma rossoblu volteggia fuori dal locale, per pochi secondi, prima di scomparire.
- Ehi, avete… visto anche voi? – chiede inquieto Peter, indicando l’esterno.
- Cosa? – gli domanda Liz, non capendo a cosa si riferisca.
- L’Uomo Ragno…
- Ah, sì… ma perché, ci fai ancora caso? – liquida la questione Randy.
Peter e Mary Jane si scambiano uno sguardo segreto. Naturalmente il vero tessiragnatele è seduto a quel tavolo… quindi c’è qualcosa che non va.
- Forse è il caso che faccia qualche scatto, per inaugurare il nuovo contratto… - si alza Peter, raccogliendo le sue cose.
- Stavo contando i secondi prima che lo dicessi – lo punzecchia Betty.
- Molto spiritosa. Mi raccomando, divertitevi anche senza di me… ci vediamo! – si dilegua in un attimo.
Tutti fanno spallucce. Ormai ci sono abituati…

Attico di J. Jonah Jameson.
E’ l’ora di pranzo quando JJJ, sua moglie Marla Madison e la loro giovane ospite Martha Franklin sono a tavola per mangiare.
- Tutto bene a scuola, cara? – chiede la scienziata.
- Sì, grazie…
- Davvero? Ti vedo alquanto mogia da qualche tempo a questa parte…
- Mah, non saprei… - mente la ragazza. Sa a cosa è dovuta la sua depressione: è stata brutalmente esclusa dal mondo dei supereroi, in cui adorava sguazzare[18]… e come se non fosse abbastanza, suo padre si fa sentire ogni morte di papa, come si suol dire, dimostrando che di lei gliene frega poco o niente – non che ci volesse una conferma, dopo aver pagato profumatamente la sua ex per badare a lei e darle l’affetto che non aveva il tempo di darle…
- Jonah, dimenticavo di dirti… ho avuto un’offerta di lavoro molto lusinghiera…
- Davvero?
- Sì… dalla TriCorp Pharmaceuticals.

- Cosa? Non avrai accettato, spero!? – rischia di strozzarsi l’editore.
- Ho chiesto del tempo per pensarci…
- Marla, non puoi andare a lavorarci… ormai sappiamo tutti che la TriCorp è marcia!
- Ne riparleremo…
- Ultimamente non ne va bene una – sbatte il tovagliolo sul tavolo JJJ, lasciando la tavola.
Marla è comprensiva con lui: sa che negli ultimi mesi suo marito ha visto scomparire suo figlio… ha visto i suoi dipendenti uccisi, feriti, minacciati o deluderlo[19]… e adesso uno degli uomini che più teme e disprezza è in libertà e ha ricominciato a minacciarlo. Non lo biasimerà se si mostrerà più nervoso e scontroso del solito…

Nei cieli di New York…
Avevo un bisogno matto di divertirmi così… anche se sentivo troppo la mancanza di Harry e Flash in una situazione del genere, è stato davvero piacevole… ma naturalmente Peter Parker non può rilassarsi impunemente, deve stare sempre all’erta… pensa sconsolato Spidey… come, poi,  se fra mezz’ora non dovessi essere in facoltà…
Seguendo delle volanti della polizia che corrono in direzione opposta a quella in cui ha visto volteggiare quella figura simile a sé, arriva su… un luogo del delitto. Non era certo questo che si aspettava.
- Eccolo! E’ tornato!
- Fermatelo!
I poliziotti stanno tutti puntando le loro armi verso di lui… e, anche se non capisce perché, l’arrampicamuri realizza che la cosa migliore da fare è… dileguarsi.
Cinque minuti dopo aver seminato le forze dell’ordine, Peter torna in borghese nel luogo sospetto e si rivolge ad uno di quei poliziotti che poco prima non avrebbero esitato a fare fuoco su di lui.
- Sono un giornalista – mostra la sua tessera stampa – mi sa dire cosa è successo?
- Stiamo ancora raccogliendo testimonianze, ma sembra accertato che l’Uomo Ragno abbia assaltato quello sportello bancomat, l’abbia divelto a mani nude e sia fuggito via con un fottio di soldi…
- Sicuri che fosse l’Uomo Ragno?
- Il costume era quello, a detta dei testimoni, così come si arrampicava sui muri, sparava ragnatele ed era superforte… anche se di solito Spidey non fa queste cose, l’evidenza gli dà torto…
- Grazie, agente…
E’ proprio come temevo, maledizione… quell’Uomo Ragno che ho visto stava proprio scappando… ma chi può essere?, riflette il tessiragnatele, No, no, è impossibile che sia Kaine… e non voglio pensare che ci siano miei altri cloni malvagi in giro… anzi, posso escluderlo, perché il mio senso di ragno è scattato quando è passato, e se l’impostore ne fosse stato dotato l’avrebbe annullato… o almeno credo. Ci dovrò pensare con calma, dice, scattando qualche foto in giro con la sua macchina digitale, anche solo per fare scena. Poi arriva vicino ad un muro da cui è sicuro di non essere passato… e tocca una sostanza setosa e appiccicosa molto familiare che pende da esso…
Questa… è la mia ragnatela! Com’è possibile?!
- Signore, deve allontanarsi… rischia di inquinare le prove… - lo interrompe un poliziotto.
- Mi scusi, vado subito via… - corre via pensieroso Peter, indeciso sul da farsi.

Nel covo del Riparatore, poco dopo…
- Da quel che ho sentito alla radio, il tuo piano sta funzionando – accoglie il suo misterioso ospite Phineas Mason.
- Esatto. Il costume del Gladiatore è perfetto, e non solo quello. Ah, questo è quello che ti devo per adesso… - gli viene porto un consistente blocchetto di dollari.
- Grazie… ricorda che ti ho fatto un prezzo di favore solo perché sei un cliente fisso…
- Dio solo sa quanto non vorrei esserlo. Un altro paio di colpi così e prenderò due piccioni con un fava: rovinare la reputazione dell’Uomo Ragno… e guadagnare abbastanza per riposarmi un… anno, credo.
- O non sai sfruttare al meglio i tuoi piani o non sei oculato nella gestione del tuo patrimonio.
- Fatti gli affari tuoi. Come va il mio lavoro?
- Sono a buon punto. Devo testare la velocità di connessione del tessuto pseudo-neurale e la resistenza agli insulti meccanici, poi potremo testarla direttamente su di te…
- Lo faremo al nostro prossimo incontro, allora. Prima che vada… toglimi una curiosità. Come hai fatto a fare la ragnatela e i lanciaragnatele?
- Per i secondi, be’, anche un bravo studente liceale potrebbe realizzarli con un po’ di pazienza. Negli anni, invece, la tela sintetica si è sempre dimostrata un osso duro, sembrava impossibile da riprodurre… fino a qualche settimana fa. E’ da poco in commercio una nuova formula di un polimero molto versatile … l’ho studiato nei minimi dettagli e, dopo vari tentativi, sono riuscito a manipolarlo abbastanza da renderlo uguale alla ragnatela dell’Uomo Ragno.
- I miei complimenti… farai affari d’oro…
- E’ proprio quello che ho intenzione di fare. Alla prossima, allora…

Tenuta Osborn.
- Firmi qui – dice un fattorino a Norman, porgendogli una penna.
E’ stato appena recapitato un enorme pacco riservato all’imprenditore, un pacco che aspettava da tempo e che si è scomodato personalmente di ritirare, data la sua importanza. Non ha perso tempo a farlo scaricare nei sotterranei della villa.
Una volta appurato di essere solo ed isolato dal mondo, Norman apre la cassa e trova… ciò che stava aspettando.
- Sì – sibila, accarezzando il vetro di un camera di stasi criogenica, che contiene qualcosa di poco umano. Non perde tempo a collegarla a dei cavi e delle attrezzature prese in prestito dalla TriCorp: non può permettersi di rovinarne il contenuto. Ogni tanto i mercenari sanno fare il loro lavoro, nota con piacere, riescono persino a infiltrarsi in un deposito SHIELD e ad uscirne a mani piene…
Pochi minuti dopo, qualcuno bussa alla porta di quest’area segreta, chiusa elettronicamente. Uno schermo mostra chi chiede di entrare; così Norman può digitare la password per fare entrare l’ospite.
- Oh, Dolman, Herd… siete stati molto gentili ad accettare il mio invito… - accoglie una sola persona, che in realtà ne nasconde due.
- Bando ai convenevoli, Osborn… cosa vuoi da noi? Il mondo è in pericolo e non abbiamo tempo per te…
- In pericolo, dite? Perché mai? – domanda flemmatico, reprimendo un conato di vomito quando vede il volto di Shadrac mutare. Un effetto collaterale della fusione tra i corpi del necromante Dolman e del mercenario Override.
- Una strega di immenso potere ha rubato i cinque frammenti della maledetta Riunione… e li userà per scatenare qualcosa di terribile, lo sentiamo!
- Inquietante… - commenta solo Norman, infastidito da un tarlo che si aggira nella sua mente: è il ricordo rimosso dell’incontro con la donna di cui parla Shadrac… ovvero, Darklady[20] - Confido che gli eroi di cui abbonda questa città la fermeranno... come al solito, del resto.
- Lo speriamo anche noi.
- Passiamo a noi, invece… - cambia argomento l’ex Goblin.
- Non sappiamo se siamo disposti ad ascoltarti davvero, Norman. Non dopo quello che abbiamo passato…
- Via, Dolman… ce l’hai ancora con me per averti rubato quel frammento? Ho tra le mani una proposta da farti che penso possa risolvere i problemi di entrambi…
- Per esempio? – inizia ad essere curioso l’essere bino.
- Dividervi in due entità distinte.
- E come, di grazia?
- Seguitemi.
Pochi passi separano i due (o i tre, a seconda dei punti di vista) dal misterioso contenitore che Goblin ha poc’anzi ricevuto.
- Questo è un… ottimo esemplare! – si esalta Shadrac - Come l’hai recuperato?
- Ve lo racconterò un’altra volta. Mi sono informato, è un demone di infima categoria… ma potrebbe servire lo stesso ai nostri scopi.
- E come? Ci sembra… morto – sembra quasi deluso.
- E’ questo il punto. Con il vostro aiuto, sarò io stesso a rianimarlo, sacrificando una parte della mia anima di cui fremo di disfarmi. Una volta risvegliatolo… penso che esso non avrà difficoltà a usare le sue facoltà infernali per separarvi.
- Ammesso di riuscire a fare quello che dici, pensi sia facile dettar legge ad un demone?
- Quando è in debito con te della sua vita… sì.
- Hai tutto l’occorrente?
- Ditemi cosa vi serve e lo avrete – sorride Norman Osborn, speranzoso di risolvere il suo più grande problema.

Sera, Forest Hills.
- Peter, è inutile che vai a cercarlo ora… - Mary Jane ferma suo marito che sta indossando la sua solita calzamaglia.
- Perché? E’ l’ideale fare colpi di sera…
- Chiunque sia ‘sto tizio, vuole anche rovinarti la reputazione, altrimenti non avrebbe rischiato di fare un colpo del genere all’ora di pranzo!
- All’università sono stato tutto il pomeriggio sulle spine per questa storia… adesso, in ogni caso, ho bisogno di fare qualcosa. Posso sempre chiedere informazioni in giro…
- Fa’ quel che vuoi, ma ti ricordo due cose: primo, non fa bene fare attività fisica dopo mangiato…
Peter sogghigna, ma sua moglie continua.
- … secondo, adesso sei di nuovo ricercato per questa storia e non trovo prudente che tu scorrazzi in giro.
- Il costume di Prodigy è ancora nella naftalina?
- Peter…!
- Scherzavo! Però, forse… dovrei usare il costume di Ben!
- Sarebbe troppo evidente che cerchi di nasconderti!
- Oh, quanti problemi – si infila la maschera, ovattando le successive parole – starò attento – la bacia, prima di coprirsi la bocca.

Poco dopo…
Arthur Stacy è tornato da poco in città, nel ruolo di Commissario di Polizia. Una persona più fragile avrebbe avuto qualche remora a tornare nella città che ha visto morire tragicamente suo figlio, suo fratello e sua nipote… ma Arthur non si è lasciato intimidire da tutto questo ed ha accettato l’incarico, stabilendosi in nuovo, modesto appartamento. Sua figlia Jill, invece, non ha avuto il coraggio di seguirlo ed è rimasta a studiare altrove.
Qualcuno bussa alla sua finestra, distraendolo tumultuosamente dallo studio di alcuni rapporti.
- Disturbo? – giunge ovattata una voce all’infuori del vetro. Riconosce subito la familiare sagoma appesa a testa in giù.
- Uomo Ragno! – si alza, spaventato, e non accenna ad aprire.
- Ciao, Arthur… hai intenzione di farmi congelare le chiappe?
- Ragno, tu… non dovresti essere qui. Sei… ricercato…
- Non è la prima volta, lo sai meglio di me. L’ultima volta la situazione era ben più grave e mi hai comunque aiutato. Allora?
Il detective squadra enigmatico l’eroe, finché non gli apre la finestra e lo lascia entrare. L’arrampicamuri si siede sulla sua scrivania.
- Da quanto tempo, Arthur… auguri per la carriera.
- Grazie, ma saltiamo i convenevoli. Quanto sei coinvolto in questa storia?
- Zero. E’ stato colpa di un mio emulo… e non posso dimostrarlo.
- Mi fido di te… ma non posso molto aiutarti, a meno che tu non smascheri pubblicamente l’impostore. E anche in quel caso non assicurerei niente…
Testa di tela sbuffa.
- Proprio quando stavo riabilitando la mia immagine, arriva una pugnalata del genere alle spalle…
- Hai una vaga idea di chi possa essere?
- Non devo necessariamente conoscerlo… anche se Kaine ed Eddie Brock potrebbero…no, preferisco scartarli…
- Hai idea di quanti nemici hai negli ambienti criminali, no?
- Grazie per avermelo ricordato. Comunque sono venuto per salutarti e per assicurarmi che non mi ritenessi colpevole. Posso andar via soddisfatto.
- Bene… arrivederci, allora.
- Arrivederci, Arthur. E salutami tua figlia!
Spidey balza fuori e scompare nell’oscurità. L’uomo, in casa, scrolla la testa sorridendo[21].


TriCorp Associates.
I tre dirigenti della multinazionale sono riuniti nella sede virtuale della società che gestisce le loro azioni. L’argomento all’ordine del giorno è un progetto molto controverso…
- … penso che andrà in porto.
- Come ci sei riuscito?
- Basta usare le parole magiche, Donald – spiega l’ex Manipolatore - parlare di redenzione, riabilitazione e bene della comunità… naturalmente avremo molti ispettori e supervisori tra le scatole, ma in fondo quel che vogliamo è essere ricchi… e il talento di questi geni del male contribuirà a renderci tali.
- Qual è la lista delle possibili assunzioni?
- Questa dovrebbe essere la prima tornata – legge da un foglio - Spe
ncer Smythe, Jonas Harrow, Peter Petruski, Mendell Stromm, Norton Fester…
- Norman non sarà molto contento di questi ultimi due… - commenta Menken.
- Osborn ha avuto fin troppe concessioni da questo triumvirato – sentenzia Daniel Kingsley.
- Suvvia… in fondo mantenere il suo nome nelle TriCorp Chemicals e dargli un paio di cariche non mi sembra un prezzo alto per tenerlo a bada – giustifica il Manipolatore.
- Io lo terrei comunque d’occhio… - si preoccupa il suo vecchio braccio destro, che lo conosce fin troppo bene…

In un vicolo del Bronx…
- Da… davvero, Ragno! Non so niente!
A parlare è un tizio di nome Jonathan, dall’aria poco raccomandabile, attualmente appeso ad un lampione grazie ad un’arzigogolata ragnatela. Ai suoi piedi, con il naso all’insù e le mani ai fianchi, il nostro amichevole Uomo Ragno di quartiere.
- Andiamo, Jon… sei uno dei miei informatori preferiti, non vorrai precipitare nella mia personale classifica di gradimento?
- Spidey, credimi… sono solo un ragazzo molto curioso, ma molta gente non se la fida a parlare con me…
- Ok, se non sai chi c’è dietro… sai chi potrebbe essere in grado di replicare la mia ragnatela?
- Io… ho sentito parlare del Riparatore, ma molti hanno l’acqua in bocca su questo fatto, e poi non so come contattarlo. Quello tratta solo coi pezzi grossi, ormai…
- Il Riparatore, eh? Avrà cambiato covo dal nostro ultimo incontro. Se lo mettessero dietro le sbarre, crollerebbe mezzo mondo criminale. Forse mi sei stato utile, Jon… a presto…
- Ehi, mi lasci così?
- Sotto la maschera si disegna un ghigno sul volto di Peter Parker, prima che usi la sua forza sovraumana per staccare Jonathan dal lampione.

 

Due giorni dopo.
In un teatro di Broadway.

Il finto Uomo Ragno non si è fatto più vivo, ma nonostante questo Peter ha dovuto ridurre drasticamente la sua attività di “vigilante mascherato” e non ha ricavato ulteriori informazioni sull’impostore. Le lezioni del semestre si sono concluse, all’università, e tra qualche giorno inizieranno le prime sessioni d’esame. Ovvio che utilizzi il suo tempo libero per dedicarsi alla sua famiglia… stamattina, per esempio, sta badando a sua figlia May mentre Mary Jane si esibisce nelle ultime prove di “Moulin Rouge”, dando un po’ di tregua a zia Anna.
- Sei stata magnifica! – si complimenta appena la ragazza scende esausta dal palco – Sarei dovuto venire più spesso…
- Grazie… ma del resto di solito lavori, quindi… notizie del clone? – lo canzona velatamente, prendendo in braccio sua figlia.
- No, alla radio i notiziari non dicono niente, tantomeno gli sms di news a cui mi sono iscritto… potrebbe anche darsi che non si faccia vedere più!
- Probabile, ma così non potrai discolparti… hai controllato i negozi di costumi di Halloween?
Peter sgrana gli occhi e balbetta.
- Ne… negozi di…
- Tigrotto, conosco quella faccia… non starai per andartene, vero?
- Ragazze… vi amo – le bacia calorosamente – devo scappare, scusa!
- Ciao, papà… - biascica May, agitando la mano e venendo contraccambiata.
- Tuo marito ha avuto un attacco di diarrea? – le chiede alle spalle il suo collega Ethan Welling, avvenente co-protagonista del musical.
- Come? – si volta presa alla sprovvista Mary Jane – Ah, no, aveva una cosa urgente da fare…
- Capisco. Tu e la Temple venite a prendere qualcosa con noi?
La rossa si guarda attorno. Sa che suo marito non sarà di ritorno presto. Così sfoggia il suo sorriso migliore.
- Perché no?
Prendendo le loro cose, la piccola May strattona il vestito di sua madre.
- Che c’è, amore?
- Mamma… cos’è la diarrea?

Potter’s Costume Shop.

L’arrampicamuri non è particolarmente abituato a camminare, e inizia a dargli fastidio il fatto di dover essere arrivato fin qui a piedi, in borghese. E adesso ha anche il problema di dove cambiarsi. Nel vicolo di dietro dovrei essere al sicuro… e poi così posso usare l’uscita secondaria per entrare, pensa intelligentemente il Ragno, indossando tranquillamente il costume come ha pensato.
Il proprietario del negozio si allarma quando sente rumori sospetti dal retro: la porta di servizio è stata forzata. Afferrando una spranga dal cassetto del suo bancone, si dirige guardingo verso il luogo del delitto.
- C’è qualcuno?
Quando gli appare di fronte l’Uomo Ragno, rischia di far cadere l’arma improvvisata.
- Ciao, Melvin… come te la butta?
- Tu… sta’ lontano da me! Cosa vuoi? Rapinarmi? Non ho molti soldi in…
- Ehi, calma! Devo solo farti qualche… - con un gesto rapido lo disarma - … domanda!
- Io… cosa vuoi sapere? Non sono più nel giro da tempo, ormai!
- Lo so, Gladiatore… dicono abbia messo la testa a posto… io spero solo che la mia intuizione sia giusta…voglio solo sapere a chi hai venduto un costume come il mio nelle ultime due settimane.
- Ma… io non… ho un registro dei clienti… mi basta che paghino! – arretra l’ex criminale.
- Ci credo, ma… quanti miei costumi hai venduto ultimamente? – si fa sempre più falsamente minaccioso il tessiragnatele.
- Io… oh, adesso capisco… non sei stato tu a rapinare quel bancomat!
- Complimenti, faresti invidia a Mr. Fantastic in quanto a ingegno! Allora, ti è venuto in mente?
- Io… saprei, ma… se te lo dico… mi ammazza! – inizia a sudare il commerciante.
- Melvin? Vuoi che ti faccia causa per aver riprodotto senza autorizzazione il mio costume? – basta dire a Spidey, a pugni stretti, per ottenere l’informazione.

 

Daily Bugle, primo pomeriggio.
Vorrebbe entrare nell’edificio, ha già abbastanza ringraziato JJJ per aver ignorato le intimidazioni di Norman Osborn (non troppo, con calma ha letto tutte le immancabili postille del contratto), ma la voglia di tornare in quella folle redazione non passa mai… purtroppo, adesso, dev’essere discreto, e rimanere nei paraggi in guardia. In questo frangente i suoi colleghi stanno ritornando dal pranzo (lui stesso ha ancora il polpettone di zia Anna sullo stomaco, che non solo gli ha fatto venire nostalgia di zia May, ma che gli fa pensare di dover andare in bagno entro breve) e per questo potrebbero essere in pericolo…
Ma il tempo passa, la noia aumenta e chi dovrebbe arrivare non arriva.
Non sempre la tua fortuna è proporzionale a quella di un ragno, se ne dispiace Testa di tela. Forse è il caso di tornare a casa…
 

Nella strada verso il Queens, però, dei rumorosi cellulari di Codice Blu attirano la sua attenzione, calamitandolo verso la loro destinazione.
Che sia ciò che cerco o meno, non posso resistere al richiamo della responsabilità. Wow, devo scrivermela questa, si appunta mentalmente, mentre atterra nei pressi di una gioielleria di Brooklyn. E’ stata palesemente vittima di un furto recente. E il responsabile è davanti ai suoi occhi.
Eccoti, bastardo, pensa il Ragno, non appena vede il suo emulo, lanciandosi al suo inseguimento.
La maschera non permette di vedere l’espressione impaurita e basita dell’impostore, che inizia a volteggiare sui tetti con la refurtiva sulle spalle.
Molti metri sotto di loro, gli agenti di polizia sono altrettanto spauriti. Due Uomini Ragno, un colpevole.
- Allora avevano ragione che non era il vero Uomo Ragno… - dice qualcuno.
- Te l’avevo detto io! L’altro dev’essere quello delle Twin Towers…
- No, quello è un eroe!
- Magari hanno litigato per i diritti del costume…
Nella confusione, intanto, i due arrampicamuri sono spariti dalla loro vista.

- Fermati! – urla Peter Parker, rincorrendo il suo sosia, che pare assai più veloce. Non devo fargli capire che so chi è, si ripropone. Dal canto suo, l’altro Uomo Ragno sembra andare dritto per la sua strada, incurante di avere l’originale alle calcagna. A rallentare il tallonamento, un’inaspettata ribellione dell’apparato digerente. Ahia, la pancia! Ho le budella attorcigliate, non riesco a… perde per un attimo lucidità Spidey, cadendo come un gatto sul tetto sottostante, con le braccia ad avvolgere l’addome. Dio, dimmi che nessuno mi ha visto… io…  guarda con rabbia il suo doppio allontanarsi… devo andare a casa, non posso combattere in queste condizioni…

Forest Hills, poco dopo.
- Tutto bene? – chiede Anna, accostata alla porta del bagno.
- Sì, grazie, zia… sto uscendo – grida Peter, seccato.
- Come mi sento in colpa! Il formaggio che ho usato nella carne era scaduto…
- Non preoccuparti, può capitare a tutti – esce con un falso sorriso radioso il ragazzo.
- Povero tigrotto – lo abbraccia Mary Jane, pensando che è forse è stato il suo collega a mandare una maledizione a suo marito.
- Non è successo niente… piuttosto, vieni un attimo in camera…
Qualche minuto dopo una discussione privata…
- Be’, perlomeno sai chi è e cosa potrebbe fare! – coglie il lato positivo della faccenda la rossa, dopo aver ascoltato un aggiornamento della situazione.
- Sì, ma… è già la seconda volta che me lo lascio sfuggire! E stavolta ho fatto una figura tremenda… vorrei spaccare tutto…
- Forse è meglio se ti sfoghi su di lui. E poi non preoccuparti: se vi hanno visti insieme, inizieranno a dubitare della tua colpevolezza…
- Dici? Negli anni mi è bastato starnutire per essere condannato all’ergastolo…
- Le cose sono cambiate, soprattutto quest’anno, e lo sai. Ora, prenditi la spremuta di limone e i fermenti lattici… e torna là fuori.
- Mary Jane, sai che ti amo, vero? – la prende per le spalle, guardandola negli occhi.
- Come non potresti? – scherza lei, prima di lasciarsi baciare.

Daily Bugle, tardo pomeriggio.
L’appostamento è ricominciato. Dovessi rimanere qui giorno e notte, lo fermerò. Lo devo fare per il mio onore… per il mio orgoglio, cerca giustificazione al freddo che sta patendo sul tetto. Come qualche ora fa, sta combattendo contro l’istinto di rimettersi in camicia e pantaloni ed entrare. Se il suo obiettivo arrivasse davvero, perderebbe tempo prezioso nel nascondersi e nel cambiarsi. Neanche un cane che mi appaia accanto a dirmi “Un penny per i tuoi pensieri”… Johnny sarebbe perfetto adesso… è uno dei tanti pensieri che attraversano la sua mente in questi lunghi e numerosi minuti. Ripensa persino al giornale del mattino. Dovevo immaginare che Jameson avrebbe approfittato della situazione per darmi addosso… e dopo quello che è successo oggi pomeriggio, avrà ancora più materiale. E io che mi ero illuso mi avesse rivalutato… però ho fatto bene a non lamentarmene, dopo quello che ha fatto per me… adesso ci mancherebbe solo di incontrare Goblin, per dare il colpo di grazia al mio umore…
Finalmente, le sue attese non vengono tradite. Il senso di ragno scatta, quasi sollevato esso stesso, come un cane che scodinzola la coda al ritorno del suo padrone. E quella macchia inconfondibile, diretta verso l’ultimo piano del grattacielo, è la conferma che l’Uomo Ragno aspetta da ore.
Una finestra s’infrange sotto di lui e sente gridare:
- Hai finito di infangare il mio nome, Jameson!
L’editore del quotidiano si alza dalla sua poltrona e retrocede velocemente verso la porta.
- Arrampicamuri, cosa… diavolo vuoi fare? – chiede retoricamente l’ex giornalista.
- Ammazzarti, una volta per tutte – sentenzia il falso Spidey.
- Finalmente ti riveli per quel che sei – lo lapida audacemente Jonah.
- Scusate… credo ci sia stato un errore – spunta alle sue spalle Peter Parker, in calzamaglia ovviamente – Il mio amico ha preso per sbaglio il mio bucato… e ha usato i miei vestiti senza permesso!
- Tu! Imbroglione! – ha il coraggio di dire l’emulo, recitando un copione programmato.
- Questa è bella – salta addosso al criminale, ingaggiando una lotta senza quartiere.
Nel frattempo, tutto il personale si è appostato fuori dall’ufficio, armato di block-notes, registratori e macchine fotografiche.
- Dov’è Parker quando serve?! – urla Jameson, facendosi largo tra una mezza dozzina di suoi dipendenti.
- Non bastiamo noi? – sembra contrariata Angela Yin.
Il suo principale non fa in tempo a risponderle, perché la lotta tra i due uomini aracnide deborda nell’open space della redazione, costringendo i cronisti ad allontanarsi ed assistere allo scontro da lontano.
- Confessalo… hai fatto tutto questo per far credere alle donne di avere l’erezione proporzionale di un ragno di dimensioni umane!
- Zitto, criminale!
- Oh, smettila con questa recita scolastica!! E’ il momento della… verità! – finalmente Peter Parker riesce ad assestare un pugno al suo avversario, facendolo barcollare abbastanza da farlo cadere sulle ginocchia.           
Che dejà vu, pensa Spidey, nel mentre sfila teatralmente la maschera all’impostore. E pochi faticano a riconoscerne il volto.
- MacDonald Gargan!! – urla JJJ, riferendosi ad uno dei suoi maggiori incubi.
- Ti odio, Ragno… con tutto il cuore – gli sputa addosso lo Scorpione.
La battaglia ricomincia, ma il villain è visibilmente minato dal fallimento del suo piano. Non potrà più arricchirsi a discapito della reputazione dell’Uomo Ragno.
- E’ stato il Riparatore a darti la mia tela, Scorpy!? – chiede tra un calcio e una gomitata il nostro eroe.
- Parlerò solo in presenza di un avvocato, stronzo – evita di rispondere il villain.
- Il gioco è bello quando dura poco – sono le ultime parole che sente Gargan, prima di svenire sotto un colpo che avrebbe spezzato un tronco. – Voi avete scattato tutto? – chiede ai suoi colleghi, che annuiscono eccitati. - Jonah, è l’ennesima volta che ti salvo da questo tizio… sii riconoscente.
- Tu… ah, non vale la pena…
- Alla prossima, ragazzi… - corre verso la vetrata in frantumi.
- E chi ci paga i danni, vandalo!?! – gli grida contro Jameson, diventando paonazzo dalla rabbia e dall’imbarazzo.
Ah, come mi mancavano queste cose, pensa Peter Parker, volteggiando via, sollevato che sia tutto finito.

Note
Un fill-in fuori programma prima di addentrarci nel maxicrossover generale di fine anno! Ringrazio sempre Carlo Monni per l’ispirazione…

Capitolo tre
SPIRITI DI CARNAGE - prima parte
Un tie-in di Inferno² scritto con Xel aka Joji
pubblicato originariamente in “Spiriti della Vendetta”#7

Questa storia prende piede dagli eventi di “Inferno²“#1.

Ravencroft Asylum.
Il dolce abbraccio della follia...
La mente che vaga, priva di pensieri e problemi, in un gioco continuo di luci e colori, staccata da terra, staccata dagli altri...
"Va tutto bene Frances?" fece una voce alle spalle della ragazza.
Ma la donna un tempo chiamata Shriek non l'ascoltava.
Nella sua testa, un vortice di pensieri...
Un fragile equilibrio stava per essere violato da quello che stava accadendo nel mondo.
La dottoressa Ashley Kafka scrollò la spalla della ragazza, che sembrava essere caduta in uno stato catatonico: lo sguardo fisso nel vuoto, la bocca spalancata...
D'un tratto la ragazza si mise le mani nei capelli lanciando un urlo e si inginocchiò a terra. Strinse i pugni, respirando affannosamente.
Si alzò in piedi sostenendosi ad una scrivania.
La Kafka le corse accanto.
"Tutto bene?".
La psichiatra era preoccupata: il suo ospite speciale, Kaine, il clone spregiudicato dell’Uomo Ragno, aveva dato di matto, accusando lancinanti visioni su un’imminente scenario apocalittico. E tutti i suoi pazienti erano diventati terribilmente irrequieti… lei stessa compresa. Shriek non sfuggiva a questa regola: sebbene fosse stata integrata nel personale dell’istituto, era stata un’assassina e, qualsiasi cosa ci fosse nell’aria, stava innervosendo anche lei.
"Benissimo..." la ragazza sorrise e il suo corpo iniziò a brillare.
"Frances... cosa..." La Kafka fece un passo indietro.
"NON" una mano si allungò sul collo della donna "CHIAMARMI" la sollevò in aria "FRANCES!" e poi la gettò contro il muro "Io sono Sandra Deel!", urlò, riferendosi alla personalità fittizia che si era creata nei suoi giorni più oscuri.
Scoppiando a ridere, Shriek iniziò a fluttuare in aria, tenendo le braccia in avanti, dai palmi fuoriuscì una raffica di raggi che le saettò intorno distruggendo tutto quello che toccava.
La Kafka gattonò rapidamente nel suo studio privato e si chiuse la porta alle spalle.
"Speravo… non accadesse più.. ." ansimò "Devo contattare... Peter..."
Pensato questo, spinse lo zero e il cancelletto sul telefono più vicino, attivando una particolare sequenza numerica memorizzata…

Nei cieli di New York…
L’Uomo Ragno era a dir poco inquieto. Già si trovava in un periodo della sua vita controverso – il suo peggiore nemico, Goblin, era in libertà e la sua reputazione era stata messa in pericolo dallo Scorpione – ma questa giornata aveva dato il colpo di grazia. Dalle prime luci dell’alba il suo senso di ragno aveva iniziato a ronzare, come se fosse all’opera un pericolo sommesso ma costante. Solo verso l’una, all’esterno del Sancta Sanctorum del dr. Strange, con i Fantastici Quattro, aveva capito cosa sarebbe successo.
Come anni prima, l’Inferno stesso si stava riversando sulla Terra.
La città stava già venendo popolata da demoni, quando il suo primo pensiero andò alla sua famiglia. Cercò di consolarsi all’idea che Mary Jane e May fossero al sicuro, a Broadway. Sarebbe voluto andare da loro, ma il suo senso di responsabilità era ancora in piedi, nonostante tutto quello che stava passando… e sapeva che i suoi concittadini avevano bisogno di lui e dei suoi poteri per aver salva la vita e la psiche.
Improvvisamente, però, sentì uno strano bip risuonare nell’aria. Proveniva dalla sua cintura: era un microscopico apparecchietto che un suo vecchio collega della vecchia fondazione TriCorp lo aveva aiutato a realizzare, un meccanismo a metà tra il classico ragno spia e un piccolo cercapersone, sintonizzato sulle linee telefoniche, di cui solo due donne conoscevano la frequenza: sua moglie… e Ashley Kafka. Il doppio bip significava che la richiesta d’aiuto proveniva dalla psichiatra.
”Oh, no… non oso immaginare cosa può immaginare al Ravencroft in una situazione del genere” si agitò, iniziando a volteggiare verso il…

Ravencroft Asylum.
Shriek portò le mani al petto e poi le allargò, illuminandosi come una stella: una poderosa ondata di energia si riversò in tutto il manicomio.
Muri e porte caddero giù, il sistema di allarme andò fuori uso, un buon numero di guardie fu travolto dall'energia e perse i sensi.
E allo stesso tempo, in sincronia con l'ondata di energia, i poteri psichici della ragazza si muovevano tra le menti dei prigionieri: si insinuavano nella loro psiche, ne violavano i ricordi e risvegliavano il lato più oscuro.

Muovendosi tra le macerie della loro cella, Hector Lennox e Jerome Johnson, noti anche come Sinistrorso e Destrorso, si chiedevano cosa fosse accaduto...
L'iniziale stupore venne presto sostituito dalla rabbia... le loro menti tornarono al loro passato, ad un incidente in cui quasi persero la vita, dopo il quale caddero in un lungo coma da cui non sembrava esserci altra uscita che la morte... ricordarono la persona responsabile del loro coma: John Walker... sentirono l'animo pervaso da un desiderio di morte e distruzione... uccidere John Walker.. ma uccidere anche chiunque altro capitasse a loro portata...
Intanto Dagny Forrester, un tempo valente scienziata, ora criminale dal grottesco aspetto, galleggiava in aria con le mani nei capelli: ricordava quando era una donna, una bella donna... prima che un esperimento la riducesse alle sembianze di un mostro.. tutto per causa di suo fratello... e per l'Uomo Ragno, che si era messo in mezzo… li voleva uccidere... e l'avrebbe fatto, sì, avrebbe sciolto le loro carni... avrebbe calpestato i loro cadaveri… avrebbe camminato sopra una schiera di cadaveri… di tutte le persone del mondo...
Sotto le macerie, lo Spaventapasseri senti l'animo invaso dalla follia di Shriek, ma era come una brezzolina confrontata con la follia che albergava nel suo cuore.. le voci che sentiva gli dissero di alzarsi, di muoversi, di uccidere, ma le sue ossa, spezzate e rinsaldate storte da Ghost, gli impedivano di compiere qualsivoglia movimento: non poté fare altro che urlare come un ossesso con il peso delle mura abbattute sopra la schiena.
Ben più confuso, e allo stesso tempo inerme, si trovava il Camaleonte. Intrappolato volontariamente nelle sembianze femminili della defunta modella Sarah Finn, anche il criminale russo si ritrovava a fronteggiare il suo losco passato… e ne soffriva. Quanto male aveva fatto nel corso degli anni? E quanto ne aveva inflitto all’Uomo Ragno, la persona di cui si era scoperto innamorato negli ultimi anni? La frustrazione si stava impossessando di lui… prima c’era stato Kraven, a usarlo e denigrarlo, ignorando la stima morbosa che Dimitri nutriva nei suoi confronti… e poi Peter Parker aveva deriso i suoi sentimenti e aveva ignorato le settimane passate insieme non appena aveva scoperto la sua vera identità[22][1]. Nessuno lo aveva mai capito… nessuno lo aveva mai apprezzato… e qualcuno avrebbe dovuto pagare per questo… purtroppo per lui, i suoi poteri metamorfici erano pressoché atrofizzati, per vari motivi… e l’unica cosa che poteva fare, in una situazione del genere, era approfittare della confusione e fuggire via…
Mendell Stromm, dal canto suo, non sapeva cosa fare. Si vedeva catapultato in un mondo che non conosceva, che esulava dalle leggi scientifiche che avevano fatto da padrone nella sua vita. La chimica e la robotica non avevano senso, in quel contesto, e tantomeno gli sarebbero state utili. Regnava il più irrazionale dei caos, nell’istituto in rovina. E sebbene qualcosa dentro di lui lo spingeva a uccidere, a usare violenza contro il prossimo, specialmente contro l’Uomo Ragno o Goblin… l’ex Signore dei Robot decise di rimanere rannicchiato in ciò che rimaneva della sua cella, ad aspettare che la crisi cessasse.

Shriek sentiva il lato oscuro dei pazienti e dei colleghi intorno a sé, come un abbraccio di pura follia scivolava intorno al suo corpo, mentre lei rideva di gusto roteando su se stessa, assaporando quella sensazione che da troppo tempo le era negata.
”Grazie, Cloak e Dagger!!!” urlava come una forsennata, ringraziando i due vigilanti, assenti, che involontariamente avevano risvegliato i suoi latenti poteri empatici.
La strappò a quella sua estasi, un applauso alle sue spalle.
Si voltò e lo vide.
Quella figura avvolta di rosso, tinta come il sangue, le fauci a punta, gli occhi bianchi.
"Cletus... Kasady? Ma tu sei morto..." esclamò la ragazza stupita, ma allo stesso tempo divertita.
L'uomo diradò il simbionte demoniaco dal volto e mostrò il viso, avvicinandosi alla ragazza.
"Si... sono morto... ma ora sono vivo... ho ricevuto un dono che non intendo sprecare" le cinse la vita con le mani "Che ne dici di approfittarne piccola? Sei tornata pazza come piacevi a me..."
Il lato oscuro di Kasady penetrò l'animo di Shriek con un forza che nessuno aveva mai avuto, la fece vibrare quasi lacerando il suo spirito.
Il simbionte demoniaco, stimolato dalla follia e dal male di cui era pregno quel luogo, comincio ad espandersi, allungandosi sui muri e nelle fondamenta, infiltrandosi in tutta la struttura, rendendola un edificio pulsante, ricostruendo le celle e tentando di isolare il manicomio dal resto della città.
"Dottoressa Kafka, è una follia, i detenuti sono tutti evasi dalle celle e..."
La guardia terrorizzata entrò dalla porta, sbiancando alla vista di Carnage e Shriek abbracciati.
Senza che i due neanche lo guardassero, un tentacolo dal costume di Kasady si allungò stringendogli la testa e spappolandola.

General Hospital.
"I medici dicono che le prossime ventiquattr'ore saranno critiche..." fece Jack a Dan.
Il giovane Ketch non rispose e guardò all'interno della camera di Stacy, dove la ragazza dormiva: il suo corpo era coperto di graffi e tagli, una miriadi di tubi e cavi uscivano la collegavano ad una svariata quantità di macchinari.
"Dan..." Jack gli poggiò una mano sulla spalla "Mi stai ascoltando?" lo guardò negli occhi "Cosa.. è successo ieri notte? Dove sei stato?"
"Ho.. compiuto la vendetta..." rispose con voce piatta il ragazzo.
"Cosa... intendi con vendetta?" sussurrò Jack preoccupato.
Adrienne interruppe la discussione "Dan, vuoi andare da tua madre? Rimaniamo noi qui da Stacy..."
Dan fece un cenno con la testa e si diresse verso la stanza della madre, tuttavia fu attirato da una figura in piedi di fronte la porta di una stanza : era Badilino.
Gli si avvicinò "Michael.. che ci fai qui?"
L'uomo lo guardò: aveva gli occhi rosso e le sopracciglia aggrottate "Seer... sta morendo..."
Dan sbarrò gli occhi "Cosa? Chi.. perché..."
"Carnage.. non so... è tornato in vita.. e l'ha praticamente squartata..." mormorò l'uomo guardandosi le mani: nel pugno destro stringeva la maschera nera con la V rossa "E io... non ho potuto fare niente..."
Dan osservò la porta chiusa "Andiamo a prenderlo..."
"Vi consiglierei di farlo di corsa..." dietro una grossa pianta era comparso il custode, aveva le braccia incrociate sul petto e teneva una sigaretta spenta tra le labbra "In questo momento è arrivato a Ravencroft.. e potete scommettere che sta per scoppiare un bel casino..."
"Tu? Dove diavolo sei stato fino a ora?" chiese Badilino.
"Ho avuto altro da fare...e anche tutt'ora ho solo preso una pausa per venirvi ad avvertire..." apri la porta alle sue spalle "Sta cominciando un momento di crisi per l'intero pianeta, i demoni stanno arrivando... vi consiglio di stare attenti... Carnage in questo momento è un ibrido tra demone e uomo... il demone che è legato a lui ha come contatto sulla terra il suo corpo rigenerato... dovete riuscire a separarlo dal demone e distruggere il suo corpo con il fuoco infernale..." entrò nella porta e sparì.
"Lo odio quando fa così..." esclamò Dan.
"Ravencroft ha detto... be’… sbrighiamoci..." Badilino indossò la maschera che gli aveva lasciato Seer e ne passò un'altra a Dan.
"E che ci dovrei fare?" chiese il ragazzo.
"Indossarla, semplice no?" fece Badilino dirigendosi verso l'uscita.

Intanto qualcosa si muoveva sotto l'ospedale.
Nelle tenebre, una schiera di creature simili a dei giganteschi insetti, si preparavano ad una caccia.
Erano demoni e le loro prede sarebbero state tutti gli umani dell'ospedale.

Ravencroft Asylum.
Kaine era ormai ospite da tempo di questa struttura. Già dal primo mattino aveva iniziato a dare di matto, a causa di quello che stava accadendo… tutti i suoi demoni interiori (non pochi, visti gli omicidi di cui si era macchiato anni prima) stavano venendo a galla, ma con molta difficoltà stava riuscendo a tenerli a bada. Un aiuto in questo venne proprio dal voltafaccia di Shriek: non poteva credere a quello che stava succedendo… sapeva solo che c’era bisogno di lui, e ciò l’aveva fatto momentaneamente rinsavire.
Capiva che era Frances Barren ad amplificare il male presente nell’aria… e fu da lei che si diresse per prima, faticando poco per trovare l’epicentro del disastro.
”Frances! Cosa diavolo stai facendo!?” le saltò addosso.
”Oh, Kaine, caro” lo salutò con una inevitabile scarica sonica, spedendolo agli antipodi del corridoio. “Conosci mio marito, vero?”
”Oh mio dio… Carnage” lo riconobbe alle spalle della donna, quando riaprì gli occhi.
”Bene, così saltiamo i convenevoli. Sai una cosa, Kaine? Mi hai deluso… quando mi hai portata a letto, mi sono illusa che fossi l’uomo giusto per ricostruire la mia famiglia” gli si avvicinava pericolosamente, mentre il Ragno cercava ancora di riprendersi dall’attacco che aveva ricevuto in pieno “ma mi sbagliavo… nei giorni successivi mi hai bellamente ignorata, confermandomi di essere stata usata come oggetto… e adesso che ho Cletus, non avrò rimpianti a ucciderti e punirti per quello che hai fatto!”
”Ti piacerebbe!” saltò via l’arrampicamuri, evitando la seconda scarica. Sebbene sapesse che Shriek era un fattore fondamentale nella crisi, non poté fare a meno di notare tutti i folli criminali che stavano fuggendo dalle celle verso le uscite. “Ne riparleremo… adesso ho qualcosa di più importante da fare!” balzò via, inseguendo la fuggitiva Pyromania come fosse una rana impazzita.
”Certo che ne riparleremo” sussurrò tra sé la donna.
”Lo uccideremo con calma” la rassicura Carnage “è una progenie dell’Uomo Ragno… e come tale merita la morte”
”Fermi dove siete!!!” urlarono alle loro spalle i due più importanti inservienti del manicomio: Edward Whelan e Malcolm McBride.
”Oh, i miei dolci figlioli…” sorrise Frances Barren.

Dal lato opposto rispetto a dove in quel momento si trovava il Ragno Nero, tre poliziotti si facevano scudo dietro le loro macchine, mentre Corona e il Signore della Vendetta davano sfogo a tutta la loro ira, distruggendo ciò che c'era intorno a loro.
D'un tratto la donna puntò con uno dei suoi raggi l'auto dei tre, che si disfece in una massa di liquame.
Il Signore della Vendetta si lanciò allora verso gli uomini, ma una catena gli cinse il collo, trascinandolo contro un albero e facendogli perdere i sensi non appena la sua testa cozzò contro la corteccia.
Badilino giunse le mani, allargandole a conca, e una fiammata volò verso il cielo travolgendo Corona, che cadde a terra.
"Come avete osato..." biascicò la donna, cercando di alzarsi.
Prima che si sollevasse, Dan la colpì con un pugno in volto, stendendola a terra.
"Non ti facevo tipo da colpire una donna..." mormorò Badilino.
"Le cose cambiano..." fece Dan.
Entrambi indossavano le maschere che aveva cucito Seer; alzarono lo sguardo verso il Ravencroft, le cui mura sembravano quasi pulsare come un cuore.
"E' lì dentro… entriamo!" esclamò Dan, ma prima che si potesse muovere, qualcosa gli afferrò la testa e lo lanciò in aria.
"Ma che caz---" Badilino si voltò e vide che alle loro spalle era comparso una creatura dalla pelle verde, dalla stazza imponente, con lunghi capelli azzurrini, dal cui corpo uscivano delle lunghe punte aguzze, dalla sua bocca usciva una scia bava e un suono:
"Fameeee..."
Spalancò le fauci cercando di mordere Badilino, ma l'uomo fece un salto indietro e gli lanciò contro una fiammata..
Mentre il volto del mostro prendeva fuoco, Dan gli corso incontro, facendo sibilare la catena nell'aria e una raffica di anelli volò verso di lui, trafiggendogli il corpo.
La creatura accadde a terra priva di vita.
"Cos'era?" si chiese Dan.
Badilino guardò verso la città.
"Demoni.. la città... sembra esserne piena... quello che sta succedendo al Ravencroft li attirerà come mosche al miele!” disse con inquietudine.
"Allora sbrighiamoci!" esclamò Dan dirigendosi verso uno squarcio nel muro dell'istituto.

General Hospital.
Intanto l'ospedale era caduto nel caos.
Le luci erano saltate e i demoni insetto avevano cominciato la loro invasione.
Erano entrati dagli scantinati, facendosi largo fino al piano terra.
La prima infermiera che se li era trovati davanti aveva avuto giusto il tempo di lanciare un grido, dopodiché tre dei grossi insetti le erano saltati addosso e avevano iniziato a lacerarne le carni, poi si era fatta avanti quella che era la regina del branco, che aveva pasteggiato coi resti della donna.
Nel buio, risuonava il rumore dei passi delle creature, uniti a loro squittii striduli e alle urla di terrore degli ospiti dell'ospedale.
Un dottore stava correndo per mettersi in salvo, in seguito da un frotta di creature, quando mise un piede in fallo e scivolò a terra.
Gli insetti gli furono subito addosso, pronti a ucciderlo.
D'un tratto l'uomo sentì un liquido caldo sul volto, seguito da un stridulo vagito.
Innanzi a lui era comparsa una figura vestita di nera, simile ad un'ombra, che trafisse i corpi delle bestie con una spada.
Poi lo prese per mano e lo spinse dentro la stanza di Francis Ketch, dove si trovava un folto gruppo di individui.
Jack, che in quel momento indossava i panni del vigilante Shriker, si guardò intorno, chiedendosi cosa fosse accaduto: era al bar con Adrienne quando era cominciata l'invasione di quei demoni, e adesso stava cercando di mettere in salvo il maggior numero di persone.
Ma il suo obiettivo principale era raggiungere la camera di Stacy e mettere in salvo anche lei: sapeva che le fosse successo qualcosa, Dan ne sarebbe potuto morire.

Ravencroft Asylum.
Malcolm McBride gridava come un ossesso.
Era legato al muro dal simbionte demoniaco di Carnage e davanti al lui vi era Shriek, con le mani poggiate sulla sua nuca.
"E' inutile... per quanto scavi… non riesco a trovare niente..." ringhiò la ragazza e colpì il volto di Malcolm con il dorso della mano "E' stata la bontà della tua mammina, vero? Ha cancellato completamente il mio amato figlioletto!"
Il simbionte sollevò in aria il ragazzo, Kasady vi si avvicinò, trasformando il proprio pugno in una lama.
"Sei completamente inutile figliolo... hai deluso il paparino…"
"Non è colpa sua..." ringhiò Shriek "E' stata la Kafka... gli ha fatto quello che ha fatto a me... ci ha convinti che fosse sbagliato quello che facevamo…"
"E allora è lei che dovremmo punire..."
Kasady gettò Malcolm su una catasta di corpi di guardie morte, il ragazzo rabbrividì e svenne.
”Su di lui c’è più da lavorare, invece” informò Frances il suo consorte, mentre stringeva tra le mani il volto tumefatto di Edward Whelan “… ecco!!!” urlò soddisfatta, mentre il ragazzo si trasformava nel mostro che l’aveva reso il Barone Zemo… l’incarnazione del suo lato oscuro… Vermin!!!

Chiusa nel suo ufficio, la Kafka si chiedeva quale fosse la situazione fuori, aveva sentito urla e grida, oltre la spessa porta su cui era poggiata giungeva tutto confuso.
Mentre pregava che l'Uomo Ragno e il Ragno Nero salvassero la situazione, dagli stipiti della porta iniziò a colare il simbionte.
Se ne accorse solo quando le gocciolò addosso: cercò di scappare, ma il demone le strinse il corpo e la tirò fuori dall'ufficio sradicando la porta.
"Salve dottoressa.. è da molto che non ci vediamo..." esclamò divertito Kasady.
La Kafka sbiancò nel trovarsi davanti il mass murderer più pericoloso che avesse mai conosciuto.
"Tu... sei morto..."
"Possibile che diciate tutti la stessa cosa?" lamentava, mentre i suoi tentacoli saettarono intorno al corpo della donna, lacerandone parte dei vestiti e aprendole ampie ferite su tutto il corpo "Ti sembro morto? Sono più vivo che mai… neanche la morte può fermare il male, la follia, la rabbia!"
"No…" una lacrima scivolò dalla guancia della Kafka: il ritorno in vita di Carnage era la negazione di tutto ciò in cui credeva.
"Invece sì..." sussurrò Shriek, giungendole alle spalle e carezzandole il volto. "Lui è vivo... e io sono tornata me stessa... la donna che eri quasi riuscita a nascondere… non hai capito che è qualcosa che non si può fermare? Il ciclo di odio e distruzione che noi incarniamo... vive in eterno..."
"A differenza di te!" esclamò Carnage calando la mano verso il petto della donna.

General Hospital.
I demoni insetto erano arrivati alla stanza di Stacy.
Si avvicinarono al letto in cui la ragazza dormiva: le loro menti semplice non capivano bene il perché, ma erano state attirati li proprio da quella ragazza.
La regina si fece largo tra di loro, salendo sul letto.
Sentiva che quella che aveva da avanti era una preda di raro valore.
Allargò le fauci.
Stacy sbarrò gli occhi mostrando le iridi rosse e allungò una mano afferrando il collo della regina.

Ravencroft Asylum.
Man mano che Ketch e Badilino si addentravano nell'istituto, l'ambiente diventava sempre più inquietante.
Le luci lampeggiavano e le ombre delle macerie si allungavano sui muri, qua e là c'erano sparsi i corpi privi di sensi di guardie, ma anche di prigionieri che non si erano rivelati abbastanza resistenti.
D'improvviso un figura comparve alle spalle di Dan e Michael, colpendoli entrambi.
Si voltarono trovandosi davanti il criminale noto come Stone: aveva gli occhi spiritati, i denti stretti in un ringhio e dai lati della bocca gli colava una bava bianca.
Dan allungò subito la catena, ma Stone la evitò, ficcò i pugni nel pavimento e questo crollò , facendo cadere i presenti al piano di sotto.
"Non mi tornano i conti!" fece Badilino, rialzandosi a fatica "Ho letto il file di questo tizio... e non sapevo che fosse dotato di super forza..."
"C'è qualcosa qui dentro... che risveglia il lato oscuro degli internati... e che ne aumenta i poteri..." mormorò Dan.
”Sarà così, ma non ci faremo ostacolare da un tipo del genere” sentenziò Michael. Il suo amico capì l’antifona e, con una sincronia insospettabile, entrambi colpirono con un calcio il volto di Stone che, dopo qualche passo incerto, crollò esamine sul suolo con un tonfo.
”Bene… andiamo avanti, ogni secondo è prezioso” lo incitò Dan.

General Hospital.
Jack entrò di corsa nella stanza di Stacy e trovò la ragazza in piedi davanti alla finestra.
Il ragazzo si tolse la maschera "Stacy?"
La ragazza si voltò e lo guardò sorridendo.
"Tutto bene?" chiese facendo un passo avanti.
"Tutto bene.." la ragazza si passò un dito sotto il labbro asciugandosi un liquido che le colava sul mento, che, al buio, Jack non poté identificare.
"Hai visto.. questi mostri?" fece il ragazzo.
"Mostri?" Stacy si leccò il dito e poi tornò a guardare la finestra "No... nessun mostro..."

Ravencroft Asylum.
"Che fai?" chiese Shriek "Perché ti sei fermato?"
"Sta arrivando qualcuno…" mormorò Carnage, con la lama ferma ad una spanna dal ventre della Kafka. "Li sento... sono praticamente qui..."
In quell'esatto momento, con una sincronia che non avrebbero saputo ottenere volontariamente, da tre diversi punti entrarono l'Uomo Ragno - dal lucernario dello studio, da dove era sempre entrato per fare psicoterapia con Ashley -,  Kaine - dall’entrata privilegiata che aveva all’interno dell’istituto, come ospite segreto - e Dan e Badilino - dall’entrata principale della stanza, come avevano già fatto i criminali.
"Cara… abbiamo ospiti! Apparecchia!" ridacchiò Carnage.
”Porca pupazza!! Carnage?!” urlò sconvolto l’Uomo Ragno. Aveva assistito da vicino ai suoi ultimi momenti… a cui non associava ricordi piacevoli, tra l’altro[23][2].
”Ben arrivato, Spidey! Abbiamo bisogno di aiuto!” lo accolse ad alta voce Badilino.
”Ci conosciamo?” chiese velocemente il tessiragnatele, non riconoscendo i due colleghi mascherati.
”Noi due sì, e garantisco io per lui… ma saltiamo i convenevoli!” chiuse il discorso Dan, esortando tutti a fermare Carnage.
”Ciao, Kaine… mi dispiace rivederti così!” salutò il suo clone l’arrampicamuri.
”Ne parliamo dopo” bofonchiò Kaine, coperto solo dalla sua maschera da Uomo Ragno nero.
”Pensate forse di poterci fermare?” li sfidò Carnage, facendo espandere inverosimilmente i suoi filamenti demoniaci, ad avviluppare gli eroi. “Questa è la nostra nuova casa… nessuno porterà via né noi né i nostri ospiti… nessuno uscirà vivo di qui” sentenziò Cletus Kasady.
Gli eroi cercarono di evitare di essere catturati. Inutilmente.
”Se solo fossi il vecchio Ghost” si rammaricava Dan Ketch, come non avrebbe mai pensato di poter fare.
”E io Vendetta” gli fece eco Michael, l’unico ad averlo sentito.
”Forse non dovrei essere proprio io a dirlo” gridava l’Uomo Ragno, la cui moglie era stata letteralmente riportata in vita “ma… i morti dovrebbero restare morti!!” continuava a gridare, buttandogli contro, con tutta la sua forza, un mobile dello studio, che si infranse come se fosse di polistirolo.
I tentacoli di Carnage si strinsero intorno al collo dei quattro, davanti agli occhi gonfi di lacrime di Ashley Kafka, totalmente inerme.
”Caro… non ucciderli subito… lasciami divertire…” gli chiese Frances Barren.
”Sì… mettili l’uno contro l’altro, come solo tu sai fare!!!” si eccitò all’idea Carnage, ritirando i suoi filamenti.
Shriek si posizionò di fronte agli eroi feriti, si concentrò ed espanse la sua sonda psichica nei presenti; entrò negli animi degli Spiriti della Vendetta e dei Ragni, scavando nel più profondo della loro psiche.
Davanti gli occhi di Dan apparvero Francis, Stacy, Barbara, Jennifer... le vedeva in agonia, le vedeva sofferenti, senza che lui potesse fare niente per aiutarle, lacerato dal dolore per la proprie impotenza... e poi vide il Custode, Zarathos, Hellgate… tutti quelli che l'avevano usato e manipolato... e li odiò… odiò loro e tutti quelle persone che, mentre lui soffriva, continuavano a vivere felicemente le loro vite… pensò a Blackout… pensò a come l'aveva ucciso... pensò al suo sangue...
Badilino ricordò gli occhi del padre, mentre uccideva sua madre e sua sorella... ricordo l'intenso odio per l'uomo, odio che poi avrebbe riversato su Zarathos e Ghost... ricordò la follia estatica di cui era preda nei panni del demone Vendetta… ricordò il sottile piacere che aveva nell'uccidere i criminali, che altro non era che una continua valvola di sfogo per il suo odio... che non si era mai placato, ma continuava a crescergli dentro... e adesso stava di nuovo per uscire.
Kaine rivisse in pochi secondi un’intera esistenza di dolore e di stenti… la prima delusione, lo Sciacallo che lo aveva creato, lo aveva poi ripudiato perché imperfetto… aveva dato tutta la colpa a colui che considerava il vero Peter Parker, colui che era stato indirettamente colpevole della sua nascita… Ben Reilly… lo seguì ossessivamente, fino a Salt Lake City… dove compì il suo primo omicidio… l’unica donna che avesse amato e che lo avesse amato, Louise Kennedy… da lì, una spirale di sangue e violenza che aveva colpito molti innocenti, con l’assurdo intento di far incolpare Reilly di quelle morti… poi la rabbia nello scoprire che Ben era un clone come lui, e nel vederlo tornare nel mondo dei vivi sfruttando il suo corpo… l’indolenza del vero Peter Parker, che non gli aveva mai perdonato i suoi crimini… adesso gli era chiaro: non avrebbe mai potuto lavarsi le mani del sangue di cui si era macchiato! Era colpa dell’Uomo Ragno se egli stesso era stato creato ed aveva ucciso… e la morale che aveva ereditato da Peter gli imponeva un unico imperativo: che Peter stesso pagasse per quelle morti!
Peter Parker, dal canto suo, era reduce da un’assurda avventura che lo aveva portato a scontrarsi con Goblin ad ogni livello, mettendolo di fronte a tutte le sue paure, i suoi rimorsi e i suoi rancori… e ne era uscito vittorioso, almeno a livello mentale. Certamente, l’idea che Norman Osborn fosse a piede libero e stesse ricominciando a distruggere la sua vita lo riempiva di rabbia, ma… non si sarebbe lasciato andare… non solo per il suo senso di responsabilità… ma anche perché oggi si sente osservato, come se una Forza esterna lo stesse giudicando per il suo operato… quindi si scrollò dalla mente i cattivi pensieri che Shriek gli stava instillando, ed alzò lo testa.
L’Uomo Ragno si guardò intorno: Kaine, Dan e Badilino erano voltati verso di lui, coi pugni stretti, ringhianti.
"Santo cielo… fa così anni ottanta..." mormorò l’arrampicamuri, mentre gli si lanciarono contro.

Capitolo quattro
# 33 – SPIRITI DI CARNAGE - seconda parte
Un tie-in di Inferno² scritto con Xel aka Joji

”Son luce ed ombra; angelica farfalla o verme immondo,
sono un caduto cherubo dannato a errar sul mondo,
 o un demone che sale, affaticando l’ale verso un lontano ciel.”
Arrigo Boito, “Dualismo”


Ravencroft Asylum, ore 15.
L’Uomo Ragno sentiva da stamattina che non avrebbe trascorso una giornata normale. Le prime conferme le ha avute quando ha incontrato i Fantastici Quattro che indagavano su un misterioso fenomeno… e la conferma definitiva l’ha avuta quando, poco dopo aver visto la Donna Ragno intrufolarsi nell’impenetrabile Sancta Sanctorum del Dr. Strange, ha assistito smarrito al nuovo avvento dell’Inferno: centinaia di demoni, adesso, scorrazzano per New York.
Sarebbe andato subito da sua moglie e sua figlia se la dottoressa Ashley Kafka non l’avesse contattato sulla linea d’emergenza, facendolo piombare nel manicomio criminale da lei gestito. Prevedibilmente, la struttura era sottosopra, visto che tutti, tra inservienti e pazienti, si sono scatenati. E’ qui che ha incontrato gli Spiriti della Vendetta e il suo clone Kaine che, sotto il malefico influsso di Shriek, sono diventati vittima del proprio lato oscuro e stanno per sfogare le loro pulsioni su di lui…
- Fermi, ragazzi… non mi sembra proprio il caso – cerca di sdrammatizzare, ma in realtà sta egli stesso combattendo contro gli impulsi negativi che Frances Barren (o Sandra Deel, che dir si voglia) sta amplificando nella sua mente.
Kaine ruggisce - anche se la sua bocca spalancata non si riesce a vedere, sotto la maschera nera – e salta addosso al suo fratello genetico, con l’intento di picchiarlo.
- Kaine, no! Non ha senso, lo capisci!? – gli urla Peter, evitando i pugni del suo clone.
- Tu dici!? Quante volte sei venuto a trovarmi, eh? – riesce a colpire la mascella del vero Arrampicamuri. – Mi hai solo convinto a rinchiudermi in un manicomio criminale, ecco cosa fai a chi ti dà fastidio! Ti dice niente Sarah Finn?!
- Farò orecchie da mercante, Kaine… so che è Shriek a metterti in bocca queste parole! Prima D’Spayre, poi Glitternight, adesso lei… non farti sempre mettere nel sacco da chi vuole il tuo male!
Occupato com'è con Kaine, quasi non sente il pizzicore nella testa: per sua fortuna si accorge del senso di ragno e si scosta giusto un attimo prima che la catena dello Spirito della Vendetta chiamato Dan Ketch gli sfondi la testa con la sua catena.
Con una rapida capriola all'indietro, l'Uomo Ragno si attacca al muro - Tre contro uno non vale! Dov'è l'arbitro?- e premendo sui suoi lancia ragnatele spruzza un getto di tela sui suoi avversari.
Ma Michael Badilino, ex luogotenente, ex demone, ex morto, porta rapidamente innanzi le mani e allarga una fiammata che intercetta la tela incenerendola.
- Su, ragazzi, è logico che Kaine se la prenda con me… ma a voi che ho fatto??- esclama, saltando da un'altra parte della stanza per evitare la carica del gruppo.
L'Uomo Ragno non sa che i traumi recenti e passati di cui sono stati preda i due Spiriti della Vendetta hanno lasciato ferite nel loro animo pari a quelle causata a lui da Norman Osborn, e in quel momento è come se Shriek avesse buttato sale su quelle ferite, facendo esplodere il dolore in un vortice di furia e violenza omicida.
Michael Badilino, che ha perso tutto nella vita, che ha trovato un significato solo nella morte, che è stato resuscitato per essere una pedina e che ha visto impotente cadere l'amica Seer, e Dan Ketch, erede di una maledizione che gli ha portato via la sorella, la madre e tante persone amate e che ha costretto in un letto d'ospedale la sua ex ragazza Stacy.
Con Kaine formano una forza inarrestabile: per quanto aiutato dal suo senso di ragno, non potrà riuscire ad evitarli per molto tutti e tre.
- Oh, be’... facciamo contento il mio dentista... – scherza, gettandosi contro tutti e tre: almeno in un confronto ravvicinato Dan e Michael non potranno usare liberamente i loro poteri.
Non si tratta di una vera e propria lotta, è una zuffa, al pari di quelle tra gli ubriachi, dove i colpi vengono piantati a caso con un ritmo frenetico e senza alcuna strategia.
Il Ragno riesce ad afferrare Badilino per la maglietta, lo solleva da terra e lo scaglia con violenza contro una parete: l'urto è tale che l'uomo ricade a terra perdendo i sensi.
Alle sue spalle Dan Ketch ha tutto il tempo di avvolgere la sua catena attorno il collo dell'eroe per impedirgli ogni movimento.
- Ok, mi avete preso... al prossimo turno sto sotto io!- biascica il ragno, sente che il fiato inizia a mancargli.
Approfittando dell'immobilità dell'avversario, Kaine inizia a tempestarlo di pugni allo stomaco.
- Asp---. - non riesce a parlare talmente è serrato il ritmo dei colpi che riceve.
- E' inutile, Peter... strapperò la tua vita dal tuo corpo…  è il mio desiderio più oscuro e recondito... magari poi mi pentirò, ma adesso mi sento libero di agire senza remore...  ho già ucciso in passato, e un morto in più non peserà sulla mia coscienza…

TriCorp Pharmaceuticals, ore 13.
E’ ora di pranzo, i dipendenti della nuova multinazionale stanno andando a casa, preoccupati soprattutto da quello che stanno sentendo in tv e alla radio. Sta succedendo qualcosa di strano, in città.
- Allora ci vediamo, io devo andare a vedere come sta mia madre – saluta Stan Hardy, correndo via.
Una strana inquietudine serpeggia tra tutti i ricercatori, spingendoli ad andarsene prima che la situazione degeneri. In pochi minuti, il complesso rimane quasi deserto.
- Curt – dice Michael Morbius al suo collega Connors – è il caso di andarcene… c’è qualcosa che non va, Martha e Billy potrebbero aver bisogno di te…
- Lo so, Michael, ma… - lo scienziato si porta una mano alla testa - … non mi sento bene… per niente.
- Be’… anch’io non mi sento bene, ma proprio per questo ci conviene tornare a casa… vuoi che ti dia un passaggio? – si avvicina al suo amico con fare gentile, anche se sta sudando freddo per motivi che non vuole o non può comprendere. Raggiunge il punto di rottura, quando Curt alza la testa, con sguardo malefico, e sussurra con voce alterata:
- Lizzzard non accetta passssaggi da uno ssstupido mammifero…
- Curt, per favore… - alza gli occhi al cielo l’ex-vampiro - non ti ci mettere anche tu, io… sento un bisogno…
Preso da un impulso irrefrenabile, Michael Morbius corre come un disperato verso il frigorifero più vicino, ne apre il portello con violenza e raccoglie due delle tante sacche di sangue che esso contiene. Sul punto di strappare la plastica, un’atroce consapevolezza riaffiora nella sua mente, facendogli rigettare i due contenitori nel refrigeratore, come se fossero patate bollenti. E in un certo senso lo sono.
- No, non posso, maledizione! – impreca, subito dopo aver ricordato che si tratta di campioni proveniente dai pazienti sieropositivi o malati di AIDS che lui, Curt e i loro colleghi stanno cercando di curare da mesi.
Il suo sguardo iniettato di rosso si volge verso il suo amico Connors, che sembra più turbato di lui. Si muove in maniera stranissima, disumana, sembra lo stia studiando come se fosse la sua prossima preda. Ma vale anche il contrario.
- Curt… non dobbiamo cedere… qualsiasi cosa stia accadendo…
- Connorsss non è più – sibila lo scienziato, strisciando innaturalmente la lingua contro i denti.
- Dio, proteggici – invoca Morbius, saltando addosso al collega e cercando di affondare i suoi comuni denti sulla sua giugulare. – No… - sospira, cercando di combattere la tentazione di mordere quel collo.
Ad ostacolarlo, ci pensa lo stesso Curt Connors, o meglio la personalità rettile che è emersa nella sua mente dissociata. Forse non ha più un sostegno biochimico alla trasformazione in Lizard, ma l’idea stessa di considerarsi tale, sommate alle energie mistiche di cui la città è contaminata, danno allo scienziato una forza e una velocità che non avrebbe saputo mostrare in condizioni normali.
Così, un calcio scaglia Morbius dall’altro lato del laboratorio, riuscendo solo a farlo infuriare e ad aumentare la sua folle sete di sangue.
- Dobbiamo farci aiutare! – grida Michael, mentre il suo amico sta incedendo verso di lui con movenze animalesche.
Sta tornando ad essere Lizard… l’unico modo che ho per fermarlo è… dissanguarlo, è l’irrazionale decisione che prende l’ex vampiro vivente.

Ravencroft Asylum, ore 15:30.
Ashley Kafka osserva la scena seduta a terra.
Davanti ai suoi occhi sembra tutto così... irreale.
Kaine sta attaccando Peter con tutta la rabbia e il rancore che cova dentro... rabbia e rancore che lei era convinta di averlo aiutato a seppellire durante le ore di seduta… e invece erano state soltanto assopite...
Si sente inutile…
Sono sprofondati nella follia più totale...
Alza lo sguardo e vede la schiena di Kasady, che osserva con fare trionfante gli eroi picchiarsi a vicenda.
E' lui... lui che contraddice tutto ciò in cui crede... vivo e più forte che mai… mentre le sue vittime giacciono sotto terra... che giustizia c'è in questo? Che senso ha lottare se il male torna ogni volta? A cosa servono le parole che spende nelle innumerevoli sedute con i suoi tanti pazienti... se poi continueranno sempre per la loro strada?
Si alza stentatamente sulle gambe tremanti e lancia un'occhiata mista di astio e tristezza all'uomo.
- Tu... perché continui a tormentarci?- grida, indicandolo con una mano.
Carnage si volta: ha un'espressione divertita stampata sul volto.
Allunga i filamenti del suo simbionte fino ad avvolgere Ashley.
- Io? Oh mia cara Kafka… io esisterò sempre!
Shriek lo abbraccia.
- Non capisci? Lui non può morire... lui vive da sempre dentro me, dentro te… dentro tutti...
Ashley sente una lacrima calda sulla guancia.
- Perché? Allora è stato veramente tutto inutile?
- Perché sono eterno! - grida Carnage, mentre la sua controparte demoniaca avvolge la donna - Sono la follia che serpeggia nella mente umana, sono l'anima oscura che attanaglia il cuore, io sono l'incarnazione in terra del demonio!
Carnage si proietta in avanti, portando il volto innanzi a quello di Ashley.
 Hai capito ora... che vincerò in eterno?
Ashley lo fissa in quelle enormi orbite bianche, come se lo stesse vedendo per la prima volta... come se per la prima volta sprofondasse in quell'abisso di follia che è la mente del serial killer...
Prova l'abbraccio caldo della totale irrazionalità... e ne viene tentata…
- Lo senti, Ashley? Lo senti? Questo sono io… e questo sei anche tu... diventane parte anche tu...
Diventare parte della follia... diventare parte di Carnage... diventare parte di tutto ciò che ha sempre combattuto...
Ashley si morde un labbro.
-No!
Il simbionte demoniaco si dirada: ha cercato di penetrare l'animo della donna, indebolendo la sua fiducia in se stessa, ma non c'è riuscito.
- Io... non credo che tu abbia mai vinto... - mormora la donna - Io credo… che tu sia sempre stato sconfitto... sul piano fisico… ma soprattutto su quello morale... perché tu, Kasady... - sorride - … non hai valori, non credi in nulla... mentre io, l'Uomo Ragno… e tutte quelle persone che lottano per migliorare il mondo... noi... siamo quelli che hanno vinto davvero...
- Tsk - con un gesto stizzito Carnage cala il braccio e una lama si allarga verso il petto della donna, trafiggendola e sbattendola contro un muro.
Ashley lancia un mugolio confuso e ricade a terra, mentre sotto di lei inizia ad allargarsi una chiazza di sangue.
- Hai vinto tu, Ashley cara? Non si direbbe! Questo a me sembra un bel game over! - Kasady esplode in una risata a cui si unisce Shriek.
- Ashley, no!
L'Uomo Ragno vede la scena ad un paio di metri di distanza: punta i talloni a terra e ruota con una mossa rapida su se stesso, spostando Dan Ketch di fronte a Kaine. Il Ragno Nero, quasi neanche rendendosi conto che il suo bersaglio è stato sostituito, pianta un poderoso pugno alla base della schiena di Dan, che, lanciando un grido di dolore, lascia la presa sul collo dell'uomo Ragno. Il pensiero di Peter va subito ad Ashley, vorrebbe correre a vedere come sta, ma il suo clone non gli dà tregua e, ripresosi dallo smarrimento, gli è di nuovo addosso.
Badilino si alza da terra, massaggiandosi la testa, il colpo che gli ha inferto l'Uomo Ragno è stato davvero duro, ma gli ha permesso di ritornare in sé. Guarda davanti a sé e vede la donna morente. La sua mente torna subito a Seer, alla visione del suo corpo a terra privo di sensi.
- No!- grida l'uomo correndo al fianco della Kafka.
La sorregge tra le braccia: è così fredda...
- Non di nuovo... non di nuovo...- ripete, mentre le poggia le mani sul petto in un'innaturale tentativo di fermare l'uscita del sangue, spinto più dall'agitazione che da altro - Non come Seer... non come Rebecca[24]
- Che idiota... questi eroismi mi fanno sentire male!- ringhia Carnage, allungando i tentacoli scarlatti verso di lui - Tra poco andrai a farle compagnia...
Il corpo dell'uomo inizia a fiammeggiare di una luce brillante e il simbionte si ritira.
- Com'è possibile!?- Kasady strabuzza gli occhi - La mia controparte demoniaca non soffre gli effetti del fuoco, tuttavia… teme quella fiamma più di ogni altra cosa - afferra Shriek e si allontana rapidamente
Badilino si guarda confuso le mani. Non capisce cosa stia succedendo: su entrambi i palmi sono comparsi i simboli del medaglione del potere.
Il fuoco infernale non ha mai brillato in questo modo! Possibile che l'Inferno l'abbia in qualche modo amplificato?, si meraviglia, mentre le lingue di fuoco si allargano e avvolgono il corpo di Ashley, sollevandolo in aria. Le fiamme entrano nella ferita, espandendosi in tutto il corpo, e poi infine, si estinguono, lasciando scivolare il corpo della dottoressa tra le braccia.
Ashley apre gli occhi.
- Cosa... è successo…?
- Vorrei saperlo anch'io, dottoressa... ora pensi solo a riposarsi... - mormora Badilino adagiandola a terra.
Si volta verso il punto in cui sono scappati Shriek e Carnage. E' successo qualcosa ai miei poteri, ma non è questo il momento di pensarci su: il mio pensiero primario deve essere la Vendetta!

TriCorp Pharmaceuticals, ore 13:20.
La lotta tra l’uomo che si crede una lucertola e l’uomo che si sente un vampiro si è ormai scatenata, con buona pace delle attrezzature e del mobilio del laboratorio.
- Fermiamoci, Curt! Non possiamo… andare avanti così! – cerca di convincere l’avversario, tra un pugno e un graffio.
- Tu, sssporco ssangue caldo che non ssei altro…… vuoi il mio sssangue freddo…
- Io… lo vorrei… non lo vorrei,  ma… se vuoi… incatenami, legami… e lasciami marcire!!
Curt Connors tiene saldamente fermo per i polsi il suo collega, che digrigna i denti involontariamente, ma lotta con tutto se stesso per non lasciarsi andare.
- Va bene… sseguirò il tuo consssiglio…
Lizard dà un potente manrovescio sul volto di Morbius, stordendolo non poco e dandosi il tempo di frugare nel cassetto più vicino e prendere un grosso rotolo di nastro adesivo per pacchi. Con i denti ancora umani, ne tira un lembo, per poi avvolgere mani e piedi del confuso collega con strette involuzioni.
- Adessssso, vampiro, verrai con me – lo prende per la collottola, trascinandolo con sé sul pavimento.
Lizard è pericoloso, anche in forma umana… ma la mia sete di sangue potrebbe essere più pericolosa, ho fatto bene ad arrendermi… si convince Michael.
Connors, intanto, si ferma attirato da strani rumori. Con l’ostaggio ben saldo tra le mani, si avvicina ad una porta socchiusa, che permette a lui e al vampiro di sbirciare all’interno.
E vedono quello che accade in pochi secondi, terrorizzati. Morbius ne ha avuto già a che fare… e non può che temerlo, in un momento come questo.
I pochi guardiani rimasti dell’ala di xenobiologia sono tutti riversi per terra. Il Ragno Nero – non posso saperlo, ma è il secondo, in realtà… non si tratta di Kaine - sta picchiando con violenza sulla camera di stasi in cui è recluso il simbionte alieno. Colpendo con tutta la sua forza nello stesso punto, riesce ad incrinare il vetro infrangibile e a mandare in pezzi l’intero tubo. La creatura lo osserva, come stordita. L’arrampicamuri apre le braccia, in segno di accoglienza. Qualche attimo dopo, un lacerante urlo di dolore parte dal vigilante, dal momento che l’alieno si sta riunendo a lui… e l’instaurazione del rapporto mutualistico non è mai indolore.
Questa visione permette per poco di distrarre i demoni che albergano nella mente di Connors e Morbius, che assistono inermi alla rinascita di… Venom!!
L’antieroe si volta verso di loro, come se avesse già avvertito la loro presenza, e mostra la sua dentatura disumana, la sua enorme lingua bavosa che rotea tra le fauci…
- Salve, signori… che ne direste se vi mangiassi il cervello?
Lizard e Morbius si scambiano uno sguardo eloquente e scappano immediatamente. Riusciranno a sconfiggere i propri demoni? Forse prima dovranno riuscire a sconfiggere quelli veri…
- Non è possibile… sentiamo che Carnage è ancora vivo… dobbiamo accertarcene – diventa improvvisamente consapevole Venom, seguendo i suoi istinti alieni che lo guideranno fino al…

Ravencroft Asylum, ore 16:00.
- Ci ha raggiunti!- ringhia Kasady vedendo che Badilino è arrivato al loro cospetto.
I pugni dell'ex luogotenente si infuocano di una fiamma scura.
- Non farai del male al mio amato! - grida Shriek, lanciando un colpo sonico verso l'uomo.
Badilino lo schiva saltando di lato, ma si trova addosso Dan, che in qualche modo è stato spinto da Shriek ad attaccarlo.
Gli occhi del compagno iniettati di sangue, lo fissano con furia omicida. Dan rotea la catena in aria e la lancia verso Michael.
Badilino scosta la testa prima di venire colpito e la catena crepa il muro alle sue spalle.
- Non è mai stato così forte... forse adesso eguaglia Ghost... anche il suo potere è aumentato, però non sembra averne piena coscienza... - l'uomo ripensa all'inaspettata evoluzione del suo potere che gli ha permesso di guarire il corpo di Ashley Kafka… e allora decide di provare un'ultima carta.
Allunga una mano e afferra il volto di Dan, dopodiché la fiamma di un colore accesso si allarga come a penetrargli nella testa.
La mente del ragazzo in quel momento è un focolaio di pensieri irrazionali: le frustrazioni e i dolori di tutta una vita tornati a galla per mano di Shriek vengono in un attimo quietati dall'effetto del fuoco. Dan lancia un urlo e, quando Michael lo lascia ricadere a terra, la sua mente è di nuovo sana.
- Ma come ci sei riuscito?!
- Non lo so, forse è l'effetto dell'Inferno... starà influenzando i nostri poteri...- dice Badilino poco convinto: i poteri di Dan sono semplice aumentati, mentre i suoi si sono evoluti in qualcosa di completamente nuovo.
- Aiutiamo l'Uomo Ragno!- esclama d'un tratto Dan - Solo unendo le forze potremo fermare Carnage!
I due Spiriti della Vendetta raggiungono rapidamente l'Uomo Ragno e il Ragno Nero.
Occupato a colpire con furia omicida l'odiato originale, Kaine non percepisce l'avvicinarsi dei due, che lo agguantano facilmente bloccandolo a terra.
- Adoro questi improvvisi colpi di scena...- commenta confuso l'arrampicamuri per eccellenza, ancora intontito per i colpi del clone.
Badilino lascia penetrare la fiamma nella mente di Kaine: è un lavoro più duro rispetto a quello nella testa di Dan, i traumi che sono esplosi sono molto più profondi e contorti... ma alla fine anche il Ragno Nero viene riportato all'apparente razionalità.
- Scusami, Peter… non so cosa mi sia preso… - sentenzia, non troppo convinto, Kaine.
- Me ne ricorderò quando farò la lista dei regali di Natale!- risponde l’Uomo Ragno, cercando di sdrammatizzare.
- Questo fuoco infernale sarebbe l'ideale per riportare alla ragione le persone impazzite, sia per opera di Shriek che dell'Inferno...- mormora Badilino guardandosi le mani - Ma prima dobbiamo fermare Carnage...
Kasady e Shriek hanno seguito la scena con occhi rabbiosi.
- Amore! Hai visto cos'hanno fatto? Volevo fossero i nostri nuovi figli... invece sono stati così irrispettosi da non uccidere quell'odiato Ragno!
- Be’, figlioli, quello che ci vuol è una bella punizione: non permetterò a nessuno di uscire vivo di qui… un po' radicale, forse, ma ci vuole il pugno duro per tirare su dei buoni figli!! – grida sempre più folle Carnage, brandendo una mannaia simbiotica per la stanza contro gli eroi.
- Speriamo di non disturbare una riunione di famiglia, Kasady! – ruggisce improvvisamente una voce, proveniente dal tetto.
Tutti alzano lo sguardo… e lo riconoscono. Tutti hanno avuto a che fare con… Venom!![25]
No! Dimmi che non è vero!, chiude gli occhi, sotto la maschera, l’Uomo Ragno.
- Salve a tutti!!! Ragno, Kaine, Shriek… e voi due… - assume una posizione minacciosa, pendendo dal tetto. Anche se li ha già incontrati, non riconosce i due Spiriti della Vendetta mascherati.
- Brock, sei tu… - sembra compiacersi Carnage.
- Cletus… figlio di puttana… - gli cade addosso - … dovresti marcire in una tomba, a quest’ora!
- Vedi che ho sempre avuto ragione? Non c’è razionalità in questo universo! – iniziano a combattere e filosofeggiare.
- Tu… cadavere putrescente… questo simbionte è un falso, un parto dell’inferno come te!
- Li prendo come complimenti, se non ti dispiace…
- Oh, Ragni… non credete che ci siamo dimenticati di voi… - recita con tono ambiguo Venom. Recentemente i rapporti tra Peter ed Eddie sembravano essersi definitivamente sanati… mentre tra lui e Kaine è ancora in corso una diatriba su chi debba adottare l’identità di Ragno Nero. Che con il ritorno di Venom la questione possa essere accantonata?
- Salve, Brock… - saluta interdetto Peter. Come deve interpretare questa riunione al simbionte? La risposta arriva presto.
- Quando avremo finito con Kasady e la sua puttana, ce la spasseremo con voi!
Dio, dimmi che quest’incubo finirà presto… si porta le mani alla testa l’Uomo Ragno.
- Invece di perdere tempo in chiacchiere, aiutaci! – lo esorta l’ex-Vendetta, con cui ha combattuto fianco a fianco - Shriek ci farà impazzire tutti!!!
- Ci penso io a te, troia assassina! – si volta verso la pluriomicida, balzando in sua direzione.
- Ti piacerebbe! – lo stuzzica Shriek, investendolo in pieno con una raffica sonica.
Ma Venom viene solo impercettibilmente rallentato.
- Sono molto cambiato, cara… le tue scariche mi fanno il solletico!!! – conclude, arrivando a lei e graffiandole il volto con i suoi artigli.
- Argh – urla la donna, perdendo la concentrazione. Eddie Brock ne approfitta per emettere velocemente i suoi filamenti, infiltrarli nelle narici e nella bocca di Frances… facendola soffocare e cadere.
La sensazione di sollievo, conseguente alla perdita di sensi di Shriek, è pari a quella di un stereo al massimo volume che viene improvvisamente spento.
- Tu, bastardo! Giù le mani da mia moglie! – torna all’attacco Carnage.
La lotta tra i simbionti si fa serrata, senza esclusione di colpi. C’è molto astio tra i due… soprattutto considerato che il simbionte originario di Carnage, partorito per gemmazione da quello di Venom, è stato recentemente riassorbito dal “padre”.
- Non è ancora finita… Shriek fungeva solo da amplificatore di ciò che aleggia nell’aria… - sottolinea Dan Ketch.
- Dobbiamo fermare Carnage… e rispedirlo nell’oltretomba – sentenzia Kaine, lapidario.

Forest Hills, ore 14:00.
Anna Watson si è barricata in casa. Mai, in tutti gli anni di domicilio in questo quartiere, aveva assistito a tanto. Sente uno sparo dopo l’altro, urla disperate che provengono dalla strada e dalle case dei vicini… persino dalla quieta famiglia che abita accanto, nella villetta che aveva ospitato lei e Mary Jane per anni. Che fine farà quell’adorabile bambina muta, si chiede, disperata. Proprio la disperazione è il sentimento che sta prendendo la meglio su di lei… insieme al risentimento. Dov’è Peter Parker quando serve? E’ l’uomo di casa, eppure non riesce a rintracciarlo. Ce l’ha anche con Mary Jane, il cui cellulare squilla a vuoto. Trema all’idea di quello che può essere successo al teatro a lei o alla bambina. Non può far altro che aspettare, armata di quello che può.
Se entra uno di quei mostri, si riferisce ad uno dei demoni che ha intravisto alla finestra, subitaneamente oscurata, mi prende un colpo, inizia ad allarmarsi.

Ravencroft Asylum, ore 16:45.
Malcolm McBride ha resistito finora, sia agli effetti della Cappa delle Ombre, sia alle torture psichiche di colei che considerava un’amica, Shriek… ma nemmeno appigliarsi ai suoi sentimenti più puri riesce a salvarlo dalla follia. L’unica cosa che gli rimbomba nella testa, in questo momento… è uccidere, corrompere vite umane, come faceva nei panni di Carrion… può sentire quasi la voce del professor Warren nella sua testa… ma poi alza la testa, e vede lo spettacolo agghiacciante.
I pazienti del Ravencroft stanno dando libero impulso ai propri sfoghi. Chi cerca di sfondare, invano, le mura ricoperte del pulsante simbionte demoniaco di Carnage; chi combatte con l’altro all’ultimo sangue; chi cede e decide di ferire se stesso… non può permettere tutto questo. Ad aggravare la situazione, ha visto frotte di demoni tentare di entrare nell’istituto, invano; evidentemente il demone-simbionte di Carnage desidera detenere l’esclusiva su tutte le energie negative di cui è intriso il luogo.
Malcolm non ha alcun potere metaumano, ma fa ancora parte del servizio di sicurezza di questo posto… e ciò significa armi. Poco importa se il suo amico Edward si è trasformato in Vermin e si è unito all’orgiastica manifestazione di violenza dei pazienti… se solo ci fosse ancora John…
- Ora basta!!! – urla nei corridoi, azionando alla massima potenza un recente acquisto dell’istituto: due guanti repulsori della Stark-Fujikama, autorizzato ad utilizzare solo in situazione d’emergenza… e questa decisamente lo è. I pazienti lo guardano stupefatti, prima di essere travolti da perturbazioni radiali intense che scuotono l’aria stessa. I più fragili e i più lenti fra loro cadono, esanimi; ma qualcuno evita o resiste. Tra questi, proprio Vermin, che con agilità propria di un animale evita le scariche dell’arma.
- Edward, fermati, non voglio… - lo supplica tra le lacrime Malcolm, ma Vermin non cede e sta per attaccarlo definitivamente, deciso a usare denti e artigli sul suo corpo. La sua foga omicida lo tradisce. Viene colpito in pieno dall’arma e scaraventato a parecchi metri dall’ex-Carrion, ancora piangente. Dimmi che non gli ho fatto troppo male, si chiede, mentre lo vede tornare umano, ma in pericolo a causa di altri pazienti. Sa cosa deve fare.

Nello studio di Ashley Kafka, lo scontro tra eroi e Carnage è giunto al suo apice.
Il mass murderer fende l'aria con le lame del suo simbionte demoniaco, lanciandole in tutte le direzioni: esse, inaspettatamente, esplodono al contatto con le pareti, uno dei regali ricevuti dalla sua permanenza all'Inferno.
- Mantiene le distanze... non abbiamo speranza se non in un confronto ravvicinato! E se non lo colpiamo con il fuoco infernale non potremo mai sconfiggerlo! - ringhia Dan.
- Attiriamo noi la sua attenzione!- esclama Testa di tela - voi cercate di prenderlo alle spalle!
Così, l'insolito terzetto costituito dall'Uomo Ragno, Venom e il Ragno Nero carica verso Carnage.
Il demone punta il suo attacco verso il punto in cui si trovano i tre, che però schivano all'ultimo momento, lasciando che l'attacco di Kasady si infranga contro il pavimento.
Nel frattempo, Michael e Dan scivolano alle spalle del folle. Dan fa roteare la catena, che si infiamma di una fiamma scura. Le mani di Michael iniziano ad ardere, ma non della stessa luce di poco prima: stavolta la fiamma che si accende è scura e sanguigna come quella che avvolge la catena di Dan. I due lanciano  contemporaneamente il loro attacco alla schiena del demone.
Troppo preso nel suo gioco di distruzione, Carnage si lascia cogliere alla sprovvista, il fuoco infernale avvolge il suo corpo.
- Argh! No!- urla il pluriomicida, mentre il simbionte si dirada dal suo corpo - non può essere… perché sento questo dolore?!
Lentamente il costume demoniaco abbandona il suo corpo, lasciandolo nudo e privo di difese, e scivola tra le macerie, come un liquido di scarto.
- Perché mi hai lasciato?! - grida Kasady, disperato.
Venom gli salta subito addosso, gli stringe una mano al collo e lo solleva in aria.
- E' giunto il momento di regolare i conti!-
- Vuole ucciderlo!- Peter Parker è combattuto, non sa se fermare Eddie.
- Kasady è già morto... – gli ricorda Dan - quello in cui si trova non è che un simulacro creato da Mefisto[26] che esisteva in questo mondo solo grazie alla simbiosi con il demone... non gli rimane molto...
- No!- urla Kasady con il volto contratto, dalla bocca gli cala la saliva e le orbite ruotano follemente - Io non muoio… non muoio mai! Lo vuoi capire? Lo volete capire? Il male vive per sempre!
- Kasady… vaffanculo!- grida Venom, e gli stacca con un colpo netto la testa dal corpo.
I resti dell'ex serial killer ricadono a terra e si trasformano in qualche secondo in cenere.
- La vendetta è compiuta...- mormora Michael, soddisfatto.
- Già… adesso, Brock, devi avere la pazienza di calmarti e spiegarci cosa è successo… - cerca di rivolgerglisi con calma Peter.
- Pazienza, dici? E per spiegare cosa? – gli si avvicina minaccioso Venom.
- Tu e il simbionte non dovreste essere riuniti… sei stato scagionato proprio per questo… sai che effetto ti fa la simbiosi…
- Parker…  - gli sussurra, in un impeto di pudore - vuoi davvero metterci dietro le sbarre, dopo che ti abbiamo salvato la vita!?[27] Oltre il danno, la beffa?!
- Mi hai minacciato, Brock… conosci la mia identità segreta… e non posso starmene con le mani in mano!
- Ti credi superiore a noi, in quanto a senso della giustizia… ma ti sbagli. Non ci prenderai… ma ci rivedremo molto presto!!! – fa una capriola all’indietro, aderisce al muro e lo scala, fino a raggiungere il lucernario dello studio e sgattaiolare fuori.
- No! – si limita a lamentarsi l’Uomo Ragno, tendendo il braccio, ma non si dà realmente da fare per inseguirlo. C’è già troppo lavoro da fare nel manicomio, e poi Badilino sembra appoggiare con lo sguardo la libertà di Venom.
Un silenzio innaturale cala nella stanza, interrotto dall’arrivo improvviso di qualcuno.
- Aiutateci… dobbiamo riportare i pazienti nelle loro celle, prima che si riprendano! – li esorta l’ex Carrion.
- Grazie al cielo Carnage ha tenuto in piedi e risanato la struttura, contro la furia distruttrice di… Shriek… e gli altri… ringraziamo il suo bizzarro senso della famiglia e del nido… - abbozza una spiegazione l’Uomo Ragno.
Lo sguardo di Ashley Kafka è totalmente spento. Troppi traumi, troppe delusioni in un sol botto. Sente che non riuscirà a superarli… soprattutto il voltafaccia di Frances Barren, a cui aveva accordato piena fiducia.
- Ashley… - le sussurra Peter, avvicinandosi a lei - … non è colpa tua, tantomeno loro. Sono in gioco forze che non possiamo comprendere, al di là della nostra portata… forze che portano a galla il nostro lato oscuro e che io stesso sto combattendo da ore… non cedere anche tu come hanno fatto loro…
- Grazie, Ragno… ma rinchiudere Frances, per me, è la maggiore sconfitta – confessa amareggiata, mentre vede Dan Ketch portare in braccio Shriek, poggiarla sul letto di una cella, sincerarsi delle sue condizioni, per poi chiudere con decisione la porta della stanza detentiva. Quando le passa accanto uno dei suoi più fidati collaboratori, lo ferma con un braccio.
- Malcolm, stai bene?
- Per niente, Ashley… potrei gridare da un momento all’altro e uccidervi tutti, ma mi trattengo.
- Ottimo – commenta con nero sarcasmo la sconsolata psichiatra.
- Questo, comunque, è il bilancio della crisi: nessun morto, nove pazienti feriti lievemente, quattro necessitano di cure mediche urgenti… e due evasi.
- Oh, no… dovevo aspettarmelo… di chi si tratta?!
- Lo Spaventapasseri… e il Camaleonte.
L’Uomo Ragno e Dan Ketch rabbrividiscono all'unisono, senza saperlo.
Dan, pensando allo Spaventapasseri: l'aveva visto morire, l'aveva visto entrare al servizio di Cuore Nero, ma poi aveva scoperto che tutta era una messa in scena che rientrava tra le menzogne di quel demonio[28], ma ancora peggio di quello era il pazzo che vedeva in Stacy sua madre...
L'Uomo Ragno, pensando al Camaleonte... gli tornano in mente i mesi di convivenza ignara con il criminale… e scaccia subito il ricordo.
- Io… devo scappare… devo controllare come sta la mia famiglia! – dice ad alta voce con apprensione, come se il pensiero avesse sfiorato la sua mente solo ora. Così, saluta tutti scimmiottando un gesto militare e sussurra: - Arrivederci… - mentre la sua tela lo porta fuori dall’edificio.
Gli Spiriti della Vendetta rimangono con la Kafka e i suoi collaboratori.
- Io torno al General Hospital, in questo casino ci sarà bisogno di qualcuno che protegga i malati... - sentenzia Dan.
- Io farò un giro per la città… non capisco ancora come funzioni questo nuovo fuoco infernale... - dice Badilino, mentre la sua mano si illumina di luce giallastra - ma potrà essere utile per far rinsavire alcuni di quelli che stanno impazzendo per questo Inferno… anche se non penso che potrò concludere molto nel mio piccolo...
- Vi ringrazio per la collaborazione... - fa Ashley - Senza di voi non so come avremmo fatto...
Gli Spiriti della Vendetta accennano un saluto e si allontanano.

TriCorp Techtronics, ore 13.
Anche nella sezione tecnologica del colosso scientifico c’è inquietudine. Tra i primi ad andarsene c’è David Beatty, il nuovo Mysterio. Che mi sta succedendo? Ho i pensieri più orribili nella testa, cerca di capire, passando la sua smart card nel lettore all’uscita.
Ma il dottor Otto Octavius sembra essere la maggiore vittima dell’influsso malefico della Cappa delle Ombre.
Un’ora fa ha avuto una visita speciale da una sua vecchia amica… Angelina Brancale, in arte Stunner.
- Angelina! Ma… allora stai davvero bene! – l’aveva accolta sorpreso, nel suo personale laboratorio. Stava ancora masticando qualcosa, per terra un sacco di cartacce. Aveva praticamente svaligiato il distributore di quell’ala, ma non sarebbe stata certo Angelina a meravigliarsene. Ma avrebbe dovuto…
- Sì, Otto… tu… davvero non ne sapevi niente?! – aveva chiesto con una vena di diffidenza la robusta ragazza.
- No, io ho solo letto che Stunner è stata intravista a San Francisco[29]
- Infatti. Ero lì con Carolyne… - spiega irritata, riferendosi alla dr.ssa Octopus, con cui viveva fin dal suo risveglio dal coma.
- Ah, lei… sì, ho letto che è alla Volta adesso… ma parliamo di noi… ti trovo davvero in forma – si complimenta, vedendola dimagrita dall’ultima volta.
- Per questo devi ringraziare il coma… ma anche tu stai molto bene…
Avevano passato il tempo successivo a chiarirsi, ad aggiornarsi sulle loro vite, riaccendendo un feeling inespresso nel corso degli anni... e, contemporaneamente, mangiando come mai. Ma non solo questo…
- Carolyne pagherà per l’inganno che ha perpetrato… - mormora Otto tra sé, ingoiando l’ultimo pezzo di cioccolata.
- Otto, non voglio vedere quello sguardo vendicativo…
- E’ lo stesso che vedo nei tuoi occhi – la guarda malizioso lo scienziato.
- Ti va di andare a pranzo? – cambia subitaneamente discorso Angelina, come se l’avesse colta un improvviso crampo allo stomaco.
- Volentieri, ma… adesso ho un altro genere di voglia – la informa ambiguo, sfilandosi il suo camice e facendo spuntare dai suoi fianchi le sue braccia metalliche.
- Oh, ma… non avevi detto che…
- Un piccolo segreto, cara… so che posso fidarmi di te – le sussurra, mentre le sbottona il vestito con i tentacoli.
Angelina non oppone resistenza: non è mai stata toccata da un uomo e non sarà certo in questo contesto a rifiutare delle avances sessuali.
La passione si consuma in piedi, sostenuta dai freddi tentacoli di Octopus, che però, sul culmine dell’estasi, sembrano non riuscire più a controllare la propria forza.
- Ah… Otto… fermati – implora Angelina, mentre un braccio metallico le si stringe con violenza intorno al collo.
- Io… non riesco… devo… uccidere… - la guarda con occhi spiritati Otto, sopraffatto dai suoi istinti omicidi repressi nel corso dei mesi.
"Fermati" è l’ultima parola proferita dall’ex Stunner, prima che la sua testa cada innaturalmente verso un lato, con occhi e bocca spalancati.
Octopus lascia rovinare il fresco cadavere sul pavimento.
- Angelina… mi dispiace – inizia a parlare da solo, rivestendosi – è che ho subito troppi stress in questi mesi… conosco i segreti dell’Uomo Ragno, lo incontro per strada nella sua identità segreta, e non posso fare niente… tutti i miei tentativi per salvare l’umanità sono stati sabotati… ho i miei tentacoli ma devo tenerli nascosti… il mio genio è oppresso dalle commissioni che riceve l’azienda… non sono libero… questo ritorno alla legalità è stata una prigione per me… è stato un vero peccato che tu ti sia trovata qui al momento sbagliato – sono le ultime parole che le rivolge, prendendola con i tentacoli e portandola fuori, per scaricarla nel contenitore di rifiuti tossici dell’industria.

Broadway, ore 17:45.
Sono uno dei pochi a capire quello che sta succedendo…e non devo cedere. Peccato che mi senta sul punto di esplodere, si preoccupa Peter, mettendosi in borghese e irrompendo nel teatro dove lavora Mary Jane. Qui regna un innaturale silenzio, in antitesi al caos primordiale che aveva imperversato nelle ore precedenti al manicomio criminale e quello che imperversa tutt’ora nelle strade. La sua corsa affannata verso la sua famiglia è stata ostacolata da più di un demone, che ha solleticato il suo senso della responsabilità.
All’interno dell’edificio, un pianto infantile cattura immediatamente la sua attenzione: sa che sua figlia May dovrebbe essere lì.
- May… sei tu!? Piccola…
Inizia a correre sulle poltrone, scavandone molte con ogni balzo… finché vede la bambina, rannicchiata e piangente su un sedile tra le prime file.
- Papà! – le si illuminano gli occhi quando lo vede e quando viene presa in braccio.
- Tesoro… la mamma dov’è?! – chiede preoccupato. Nella sua mente già si prefigura la scena di sua moglie martoriata dai demoni. Non avrei dovuto lasciarle sole, si rimprovera, mentre May lo informa che non ha idea di dove sia Mary Jane. Con la bambina a carico, Peter inizia la sua ricerca disperata, che lo porta a salire sul palco, superare il sipario chiuso ed arrivare dietro le quinte.
Il suo sesto senso inizia a ticchettare, quando si appropinqua verso il camerino di sua moglie.
- Mary Jane…? – chiede ansimante, mentre apre la porta.
Ma la scena sconvolge sia lui che la bambina.
La rossa è avvinghiata al bel Ethan Welling, protagonista dello spettacolo che stanno preparando. Fino a un secondo fa, le loro labbra erano incastonate l’una sull’altra, le loro mani ad accarezzare il corpo dell’altro con bramosia. Fino a un secondo fa, appunto, prima di accorgersi di essere stati colti in flagrante.
- Peter… May… - sembra riacquistare il senno l’attrice, scostandosi da Ethan, che rimane muto e impassibile.
- Non… io… - balbetta l’eroe, che tenendo ben salda sua figlia fugge da quella scena.
- Papà… perché lasciamo la mamma lì? – chiede la bambina ingenuamente.
- Perché… perché sta lavorando, amore – cerca di trovare la risposta giusta, posandola per terra. E’ fuori di sé.
- Mamma fa sempre quelle cose sul… - si concentra per trovare la parola giusta  - … palco, con le canzoni…
- Lo so, ma adesso stavano provando lì – dice meccanicamente Peter, ormai in biancheria intima.
- Papà, che stai facendo? – lo guarda spaesata sua figlia.
- May… dopo ti spiego, ma fidati di tuo padre, ok? – le chiede, indossando la maschera. – Devo portarti subito a casa… - la riprende in braccio - … e questo è il mezzo più veloce che ho.

TriCorp-Osborn Chemicals, ore 13.
Norman Osborn si aggira tra i corridoi dell’industria ormai deserta. Non è una persona sprovveduta, sa che sta succedendo qualcosa di inspiegabile, in tutta la città. Un forte indizio è la voce di Goblin che risuona nella sua testa, con un’insistenza inaudita, che nemmeno i farmaci prescritti dal dottor Ansia riescono a sedare.
Devo andarmene, chiarirmi le idee, lascia per terra il suo camice da supervisore scientifico, indossa la giacca e si dirige verso l’uscita. In quel momento, suona il suo cellulare. Sul display compare il nome "Dolman".
- Ditemi – risponde lapidario alla chiamata.
- Osborn… ve l’avevamo detto! La strega ha usato il potere dei Cinque per scatenare l’Inferno sulla Terra!
- Allora è di questo che si tratta. L’ultima volta ero in Europa e non ho potuto assistere di persona…
- Qui rischiamo di impazzire tutti… stia attento sia a se stesso che agli altri.
- So badare a me, grazie – entra in macchina l’ex- Goblin.
- Norman… ma hai capito che questo è un momento ideale per il tuo progetto?!
- Dici davvero? – inizia ad interessarsi alle parole dell’essere bino.
- Sì… se ci potessimo vedere, adesso… risolveremmo questa questione una volta per tutte. Abbiamo già predisposto tutto, no?
- Tra mezz’ora alla mia tenuta, allora – chiude la chiamata Norman, con un sorriso.
Finalmente sta per arrivare la soluzione dei suoi problemi.

Forest Hills, ore 18.30.
Accecato dalla rabbia e dalla gelosia, l’Uomo Ragno non bada alla follia che sta serpeggiando nelle strade. Né alla violenza che sta compiendo la gente comune, né ai gruppi di demoni che adocchia in giro. Si ritiene fortunato a non averne ancora incontrati a quattr’occhi, durante questo tragitto in volo.
Del resto, nessuno sta neanche badando a lui che cinge la piccola May, che si sta dimenando come un’ossessa, un po’ per il disagio del viaggio altalenante, un po’ per il malefico influsso dell’Inferno da cui nemmeno lei è immune e che, probabilmente, a livello inconscio, le sta riportando alla mente gli spiacevoli ricordi rimossi dei suoi primi mesi di cattività nelle mani degli Scrier. O forse per la scoperta – non ancora digerita – che suo padre non è un uomo comune.
Peter, forse consapevole di questo, e quindi comprensivo, rimane muto e non la incita a smettere di piangere.
Non sa se Anna Watson sia in casa e non ci pensa nemmeno, ma il suo senso di ragno non può fare a meno di indicargli qual è il posto più sicuro per entrare nella villetta di famiglia. Al momento, sembra esserlo la cameretta di May.
- E’ tutto finito, adesso, dormi – riprende a parlarle, dopo averla infilata forzatamente sotto le coperte e aver chiuso per bene le finestre. In cuor suo teme che possa diventare vittima di qualche demone. La bambina si zittisce, per un momento, permettendo a Peter di fondarsi guardingo nella sua stanza e spogliarsi. Ma anche qui il suo sesto senso scatta, e non è a causa di Anna.
Aperta la porta della camera da letto, l’Uomo Ragno si trova di fronte ad una conturbante ragazza che conosce fin troppo bene. E’ seminuda e terrorizzata, almeno finché non lo vede e le si illumina il volto.
- Peter!!! – urla, trovando la forza di alzarsi di scatto dal letto.
- Eri l’unica a mancare all’appello, Sarah – si rivolge alla ragazza, con tono non interpretabile.
- Non merito di stare lì dentro, lo sai – gli si avvicina, maliarda.
- Non lo so neanch’io… soprattutto adesso – scuote la testa l’arrampicamuri, iniziando a sfilarsi la maschera, i guanti e i gambali. La sua mente è affollata di pensieri e non vuole concentrarsi sul fatto che il Camaleonte è di fronte a lui, impunemente.
- Peter, credimi, anch’io sono confusa… quello che sta succedendo in città è… spaventoso perfino per me. Sta riportando a galla tutto il… male che ho fatto nella mia vecchia vita… un male che non voglio più commettere, ma che avrei voglia di fare. E non so a cosa tu abbia assistito in queste ore, ma sai che puoi contare su di me…
Il Ragno sembra sordo alle parole della persona, ancora intento a spogliarsi. Riposto il suo costume,  rimane in mutande quando Sarah Finn finisce di parlare.
- Io so solo che dovrei riportarti al Ravencroft, ma che non… non ne ho nessuna voglia. Vorrei stare solo, non lo so…
Il Camaleonte lascia cadere a terra gli ultimi stracci che un tempo appartenevano alla sua tenuta da paziente. Le sue forme femminili sono a malapena contenute da semplice biancheria intima.
- Sicuro di voler stare solo?
- Sarah, no…
La ragazza gli si preme contro e avvicina le labbra alle sue, senza toccarle.
- Lo sento… che mi desideri quanto ti desidero io… - gli ansima.
Se può farlo Mary Jane, non vedo perché non possa divertirti anche tu, recita una vocina maligna nella sua mente, il Camaleonte ti ama e ti apprezza come nessuno, con o senza la maschera…
Le mani di Peter assumono vita propria e prendono ad accarezzare il corpo del Camaleonte, risalendo dai suoi fianchi al suo volto falsamente angelico.
Finché non la bacia.
 
Capitolo cinque
# 34 – FROM HELL
 Un tie-in di Inferno²

Forest Hills.
Sconvolto dall’avvento dell’Inferno sulla Terra, dalla drammatica rivolta dei pazienti dell’istituto Ravencroft e, soprattutto, dalla visione di Mary Jane tra le braccia di un altro uomo, l’Uomo Ragno ha ceduto ai suoi peggiori istinti, trascurando la salvaguardia di sua figlia May (nonché dell’intera città) e abbandonandosi alle maliziose lusinghe di Sarah Finn, l’ultima identità assunta dal Camaleonte.
Questo, finché provvidenzialmente, Anna Watson irrompe nella stanza in cui i due "galeotti" si ritrovano. Peter ignora volutamente il suo senso di ragno, deciso ad assaporare quell'attimo. In fondo, si dice, è da quando ci siamo sposati io e Mary Jane che non tocco un'altra donna... devo rifarmi assolutamente, si ripropone, baciando e accarezzando la forma femminile del Camaleonte.
- Chi… - grida la vecchia zia irrotta nella camera da letto, ma si interrompe quando vede chi ha di fronte.
L’uomo che considera come un genero si stacca svogliatamente dalla ragazza a lei sconosciuta e la guarda in cagnesco. Anna brandisce una scopa tra le mani, a mo’ di arma.
- Peter… tu… cosa stai facendo!?
- Niente che ti riguardi… - la liquida il ragazzo.
- Cosa? Sei… disgustoso! Io… lo sapevo… immaginavo che avessi una tresca con l’Uomo Ragno da anni… ma non ti bastava!? Porti pure altre donne in casa adesso?!
- Non so di cosa tu stia parlando… lasciaci soli e pensa alla piccola May! - le indica la camera della bambina in linea d'aria.
- E’ proprio a lei che sto pensando! Piangeva come una disperata, sono venuta e vi ho sentiti bisbigliare… tu chi sei, donna?
- Piacere, Sarah Finn - sorride malizioso il Camaleonte.
- Ah, quella… avrei dovuto capirlo subito… da dove siete sbucati fuori tutti e due?
- Dalla porta di servizio - spiega il "transessuale", fornendo una spiegazione per sé e una giustificazione per l’arrampicamuri.
- Aaah… fuori da questa casa, entrambi!
- Questa è casa mia.
- Questa era la casa di tua zia… e la stai disonorando!
- Dici? Era la casa dei miei... e quindi è mia. Se può interessarti, prima di venire qui sono passato dal teatro… e sai cos’ho visto? La tua adorata nipote aveva lasciato da sola mia figlia per spassarsela con il primo attore della compagnia!
Anna non riesce più a parlare… Peter sembra sincero, e la notizia la lascia interdetta.
- Questo… va bene, New York è diventata una bolgia infernale da stamattina, l’ho sentito in tv e lo sto scontando sulla mia pelle… ma questo non autorizza né te né Mary Jane a lasciarvi andare! Ora decidi, Peter Parker, se è più importante la tua famiglia o questa… donna - fatica a dire, come se conoscesse la verità sul suo conto.
Lacerato dai dubbi, dalle tentazioni e dai sensi di colpa, il ragazzo, pur in mutande, prende una decisione seria.
- Sarah - la guarda negli occhi - prendi un vestito dall’armadio di Mary Jane e mettitelo.
- Cosa---
- Fallo - sentenzia l’arrampicamuri, smorzando la polemica sul nascere.
Il Camaleonte lo guarda indispettito e segue le sue istruzioni.
- Anna… vai a tranquillizzare May, se ci riesci. E…
- Cosa?
- … grazie per avermi fermato.
La donna anziana si lascia scappare un sorriso, prima di socchiudere la porta e correre più veloce che può verso sua nipote.
- Allora, che intenzioni hai? - domanda perplessa Sarah, riaggiustandosi il vestito (o il suo stesso corpo, chissà) per farlo calzare al meglio.
- Stavo per fare una sciocchezza. Ho ancora la mente ottenebrata da quello che sta succedendo e perciò… ti lascerò andare. Non ho voglia di riportarti all’istituto. Ma… non farti più vedere.
Il Camaleonte inizia ad alterarsi, si lancia addosso al suo amato e inizia a battergli i pugni sul petto. Il Ragno non fa nulla per fermarlo… nei primi secondi.
- Tu, bastardo! Mi hai… illusa! Hai idea di come…
Con un gesto fulmineo, Peter afferra i polsi di Sarah e glieli stringe intensamente.
- Ah… - lamenta lei.
- Vattene.
Con le lacrime agli occhi, la ragazza si stacca con forza da quella presa dolorosa e si dirige a passo svelto verso le scale. Una porta che sbatte significa che il Camaleonte è temporaneamente uscito dalla vita dell’Uomo Ragno, per l’ennesima volta.

TriCorp Pharmaceuticals.
- Curt… torna in te… e mettimi in un posto sicuro… non voglio fare del male a nessuno! - grida il dottor Morbius, legato come un salame e trascinato con leggerezza dal suo collega Connors, la cui mente umana è stata completamente annebbiata dalla personalità dello scomparso Lizard.
- Sssì… il vampiro in un posto sssicuro… - si guarda intorno, guardingo. La lucertola ha visto rinascere Venom e ha intravisto creature mostruose all’esterno del complesso. Non ci vorrà molto prima che entrambi siano in pericolo. - Lì sstarai bene, sssanguisssuga - indica un ripostiglio per gli addetti alle pulizie.
Facendo cadere il suo amico Michael, Lizard apre la porticina, prende una scopa dall’interno e spinge a calci Morbius nello sgabuzzino.
- Ci sssi vede - ironizza Curt, chiudendo la porta e bloccandola con il manico di scopa.
- No! Aspetta! Ho cambiato idea! - urla disperato Morbius, sempre più vittima della sua sete di sangue, sbattendo una spalla contro la porta. Ma ormai l’uomo lucertola è fuggito via, indeciso sul da farsi. Devo pensare a qualcosa… un piano per affermare il predominio dei rettili sui mammiferi… ma come?, si interroga Lizard, per i corridoi deserti dell’azienda. Ad un certo punto, con la coda dell’occhio intravede la propria immagina, riflessa dal vetro di una nicchia anti-incendio. E ciò che vede non gli piace.
- Connorss… sssempre tu… Lizzard non può sstare in questo corpo a ssangue caldo… ma solo Connorsss sa come farmi tornare del tutto…
Perso nelle sue elucubrazioni, la mente del rettile cerca di elaborare una soluzione a ciò che considera un grave problema. Sa che solo Curt Connors potrebbe ricreare il siero capace di trasformarlo in una lucertola senziente… se solo l’ultimo campione non fosse andato perduto, gli basterebbe solo salire al laboratorio C-12 e ingerirlo… ma sa quanto sia profondo l’odio di Curt nei suoi confronti. Deve convincerlo a ricreare quel siero.
Si guarda ancora allo specchio, constatando che ricambia in pieno i sentimenti di Connors nei suoi confronti. Ignorando il dolore, con il pugno sinistro infrange il vetro, tagliandosi un po’ la mano… ma ciò non gli importa, perché sta per succedere di peggio. Un sacrificio che è disposto a fare…. è disposto a divenire incompleto in questa forma… per poi tornare completo nel suo aspetto naturale.
- Quessto ti convincerà, mammifero… - digrigna i denti Curt Connors, infilzando con forza un tagliente pezzo di vetro tra il braccio sinistro e la spalla.

Forest Hills.
Per una porta che si chiude in casa Parker, un’altra se ne apre. Anche se è in realtà è la stessa.
- Anna! May! Dove siete?! - grida una voce ansiosa dal piano inferiore. Dalla camera della bambina, Peter guarda nervoso l’anziana coinquilina. Mary Jane è tornata, e l’ultima cosa che vuole fare è vederla.
- Cara, siamo nella cameretta di May! - urla Anna, lanciando uno sguardo di disapprovazione al ragazzo.
Qualche passo separa marito e moglie.
- Oh, zia, piccola… state bene! - arriva la rossa, abbracciando le persone a lei care… ignorando volutamente Peter.
- Anna, May… credo sia ora di andare in soffitta. Chiudetevi lì, sarete più al sicuro. Noi vi raggiungeremo tra poco.
- Va bene, vi lascio soli - acconsente Anna, prendendo sua nipote in braccio e andando via.
I coniugi Parker si guardano. Mary Jane è visibilmente imbarazzata… sa di essere in torto - ignara di quello che stava succedendo poco prima in camera da letto - e si decide a rompere il ghiaccio.
- Peter, io… scusami, non so cosa sta succedendo…
- Tu… mi hai fatto una cosa così! - sembra ignorare le sue parole mortificate - A me! Che ho sfidato la morte per te!
- Ah, è così!? Guarda che nessuno ti ha chiesto niente! - si lascia sopraffare dall’ira anche lei - Ti assicuro che si stava bene, ! Se non fosse per la bambina…
- Ah, è così!? Se l’unico motivo per cui sei contenta di essere viva è May, vai lassù e proteggila… a costo della tua stessa vita, su cui tanto sputi sopra!
- Oh, certo che ci vado! A differenza di te, che preferirai salvare il mondo piuttosto che tua figlia!!
- Parli proprio tu, che l’hai lasciata sola al teatro, in balia dei demoni?! E non ricominciare con la solita solfa! Là fuori c’è l’Inferno… e solo io sono abbastanza saldo da poterlo combattere!
- Ovvio, tanto per cambiare, nessuno è più nobile di te al mondo!
- Sì, è così! E non riuscirai a farmi vacillare!! Non dopo tutto quello che ho passato e sto passando! Sei una moglie ingrata e… superficiale, ecco cosa sei!
- Io?! Ingrata e superficiale?! Ma con chi vivi tu?!
- Ah, lo chiedi a me?! Proprio tu, che non ti sei accorta di aver vissuto per giorni accanto a Norman Osborn?!
L’accesa discussione si spegne in un attimo, pronunciate quelle parole. Mary Jane rimane a bocca aperta e mugugna qualcosa, prima di riuscire a parlare di nuovo coerentemente.
- Di… di cosa stai parlando? - gli chiede, terrorizzata all’idea della risposta.
- Che tu ci creda o no, Goblin ha scambiato le nostre menti la... penultima volta che è stato qui, grazie al simbionte alieno… e tu non hai assolutamente notato la differenza - la rimprovera aspramente Peter.
- Io… no, non è possibile… - si copre la faccia Mary Jane.
- Adesso vai da nostra figlia… io ho una città da proteggere - si volta verso il letto, raccogliendo il suo costume appallottolato al di sotto di esso. Chiude intensamente gli occhi per non piangere e non si gira a vedere sua moglie dirigersi affranta verso la soffitta.

Tenuta Osborn.
- Ci vorrà molto? Ho una voglia matta di uccidere qualcuno, e non vorrei buttare all’aria le fatiche del mio legale - lamenta Norman Osborn, le braccia conserte, guardando il suo collaboratore necromante all’opera con strani marchingegni.
- Trattieni i tuoi impulsi ancora un po’, Norman, come noi stessi stiamo facendo. Ciò che stiamo per compiere è un rituale del tutto inedito, bisogna controllare ogni minimo particolare perché vada in porto… e, per farlo, abbiamo bisogno che adesso tu ti sdrai lì - gli indica un lettino metallico.
Nel sotterraneo della villa, il necromante Dolman, e l’ingegnere elettronico Gregory Herd, uniti anima e corpo, hanno messo a punto un complesso meccanismo su richiesta di Osborn. Il tutto è collegato ad una camera di stasi che contiene un singolare reperto: il cadavere di Demogoblin, conservato fino a poco tempo fa dallo SHIELD. Adesso, anche l’ex-Goblin si sta interfacciando con l’apparecchio mistico che risolverà i suoi problemi mentali.
- Sapete, il dottor Ansia mi ha vivamente sconsigliato di sottopormi a tutto questo - dice, tacendo un brivido di freddo una volta a contatto con il metallo - dice che non mi riprenderei mai da uno scisma del genere…
- Ti fidi ancora di quel ciarlatano? E’ stato radiato dall’albo eoni fa - spiega Shadrac, concentrato sulla messa a punto del rito - pensa che tutto si possa risolvere con gli psicofarmaci… utopia. Sappiamo tutti e tre che la tua mente è già fortemente dissociata, Norman… non faremo altro che rendere la differenza a livello fisico.
- E’ quello che spero - si augura l’affarista, chiudendo gli occhi.
- Bene, tutto a posto, nessuna perdita nella guaina isolante mistica… allora, sei pronto?
- Fate quello che dovete… mi fido di voi - continua a tenere chiusi gli occhi Norman Osborn.
Ciò che avviene nei minuti successivi ha dello sbalorditivo. Sotto la guida di una litania espressa in uno strano linguaggio macchina da Shadrac, favorita dal clima mistico instaurato dalla Cappa delle Ombre, l’energia mentale negativa di Norman Osborn viene drenata dalla psiche e dall’anima dello stesso, andando a riversarsi nel corpo secco e vuoto del demone dimenticato, puro ricettacolo di forze vitali. Mano a mano, il giallo pallido della sua pelle rugosa viene sostituito da un tetro verde, e tutto il suo corpo si deforma ancora più orribilmente di quanto non lo sia già, infrangendo le norme di simmetria e di proporzionalità degli esseri terrestri.
E poi, Demogoblin apre gli occhi. E non è contento di essere in una camera di stasi.
Un pugno infrange il feretro, esponendo il mostro all’aria, permettendogli di rizzarsi sulla schiena.
- Buonasera - è la prima parola che vomita, fetidamente.
E Norman Osborn osserva terrorizzato la parte di sé che ha appena cercato di rinnegare.

Queens.
Da quando è iniziata questa crisi, l’Uomo Ragno ha fatto di tutto per non cedere agli impulsi risvegliati dalla Cappa. Per la maggior parte del tempo ci è riuscito… ma anche lui ha ceduto. All’ignavia, alla lussuria e all’ira. Non ha intenzione di ricascarci, e dedicarsi al suo senso di responsabilità sembra la medicina migliore.
Il tessiragnatele ha ormai perso il conto di tutti i demoni che dovuto polverizzare in queste ore. Non che la loro enumerazione gli interessi. L’unica cosa che gli sta a cuore è concentrarsi su un solo obiettivo: salvare quante più vite possibili, anche se questo comporta irrompere in casa di sconosciuti e togliere di mano ad un ragazzo il coltello con cui sta per uccidere sua madre.
- Come puoi pensare di fare questo a chi ti ha dato la vita?! - lo sgrida, slogandogli un polso.
- Mostro… fatti gli affari tuoi! - piagnucola il ragazzo, cadendo sul pavimento per massaggiarsi la parte lesa.
No… sto di nuovo lasciandomi andare…, riflette Testa di tela, tornato a volteggiare, è il pensiero della bambina… e di Mary Jane… Anna le avrà detto di Sarah Finn… se mai ci rivedremo avrà molto da ridire… sia sul mancato tradimento, sia sull’aver taciuto dello scambio con Goblin… alla fine, in un modo o nell’altro… Norman riesce a fare danni… se solo non fosse mai nato… o se solo fosse morto quella notte maledetta… la mia vita sarebbe più serena adesso… forse Mary Jane non mi avrebbe mai tradito, nemmeno con tutto quello che sta succedendo…
E l’odio nei confronti di Goblin inizia a montare sempre più pericolosamente.
- Credo sia arrivato il momento di una bella chiacchierata tra me e Norman - dice fra sé e sé, dopo essersi ricordato che non lo ha mai incontrato dopo la sua scarcerazione.

Tenuta Osborn.
- Dolman… avevi… detto che sarebbe rimasto congelato… - lamenta terrorizzato Norman, senza ricevere risposta dall’interpellato.
- Norman, Norman - ringhia con tono bonario il demone - pensavi davvero di potermi congelare, come un petto di pollo? Io sono parte di te, tu sei parte di me… siamo inscindibili - lo informa, ormai dirompente in tutta la sua verde deformità. Dalle sue mani cadaveriche partono due fiammate verso i suoi piedi: il fuoco prende una forma familiare, che una volta spento porta alla luce un aliante inquietante, più simile ad una manta viva che ad un dispositivo meccanico o al supporto infernale già usato nella sua precedente incarnazione.
- Vi hanno tagliato la lingua? - scherza il demoniaco Goblin, guardando gli unici due esseri umani nelle vicinanze. - Per dimostrarvi le mie buone intenzioni, rispetterò i patti… in fondo, devo ringraziare i signori per avermi portato alla luce - indica Shadrac, prima di investirlo in pieno con un’altra fiammata.
Sia la vittima che Norman gridano all’unisono un "No!", ma inutilmente.
Qualche secondo dopo, dove c’era un uomo, ce ne sono due.
Dolman e Override sono di nuovo due entità distinte.
- Io… non posso crederci… grazie Goblin - cambia subito atteggiamento il Necromante, tastandosi e guardando allibito il mercenario con cui ha condiviso mesi di esistenza. Gregory Herd, dal canto suo, con un’espressione mista di sollievo e terrore, si alza arrancando e corre via dal laboratorio. Il suo ex-simbionte rimane attonito nel constatare la sua nuova libertà… e la buona riuscita di un incantesimo confezionato da solo.
- Che vada pure, Herd, ha diritto a godersi un po’ la vita. In quanto a te, Dolman… rimani pure se vuoi. Ora, Norman, torniamo a noi - si rivolge al suo riflesso umano - hai fatto tutto questo per paura e pigrizia… non volevi bruciare la seconda… o terza?… opportunità che ti è stata data in questa società che tanto ami… e hai rinunciato ad una grossa porzione della tua anima, alla parte più vitale di te… credevi di potermi controllare meglio così? Ma in fondo hai fatto bene: adesso siamo liberi di fare tutto ciò che vogliamo… e, allo stesso tempo, tu sarai innocente di qualsiasi crimine di cui mi macchierò!
- No, tu non farai assolutamente niente… rimarrai buono qui… - cerca di intimargli con scarsa efficacia Norman, che, disteso sul pavimento, indietreggia con la forza delle braccia. Ma è visibilmente spossato: il prezzo che ha pagato per lo scisma.
- Ah ah ah!!! - ride follemente il parto dell’inferno, emettendo un suono graffiante e disturbante - Vedo che condividiamo ancora un po’ del mio senso dell’umorismo!
Dolman inizia ad osservare la scena inquieta: hanno davvero liberato un mostro. Potrebbe tentare un incantesimo per mettere a bada il demone… ma a che pro? La sua tregua con Osborn si è appena conclusa… e la salvaguardia dell’affarista non gli sta a cuore. Piuttosto, si prepara a difendersi da un eventuale attacco ai suoi danni…
Goblin plana verso Norman, si piega e lo solleva in aria, fissandolo negli occhi.
- Adesso sei una vera mammoletta, senza di me, capace solo di giocare sporco in borsa, probabilmente… ma non preoccuparti: sono qui apposta per soddisfare i tuoi desideri più nascosti…
- Non ho… nessun desiderio… a parte quello di stare in pace…
- Dici? Io invece ho una voglia matta di sterminare la famiglia Parker… dovresti capirmi, in fondo… devo approfittare adesso che l’Inferno è stato scatenato sulla Terra e noi demoni siamo potenti come non mai… adesso l’Uomo Ragno soccomberà!!
Norman rischia di svenire dallo stordimento della voce graffiante e dell’alito rancido che emette il suo doppelganger.

Forest Hills.
- Vattene! - urla in lacrime Mary Jane, scacciando dalla piccola finestra della soffitta con l’abusata scopa un demone. Non sopporta di vedere sua figlia piangere, ma è ciò che May sta giustamente facendo, terrorizzata dall’attacco dell’ennesima creatura.
- Mamma mamma - si lamenta la bambina, poco confortata dall’abbraccio e dalle carezze di Anna. Le tre donne si abbracciano, nel tentativo di darsi forza l’un l’altra.
- Cara, adesso dobbiamo pensare solo al benessere della bambina - dice la zia, conscia che sua nipote non sta soffrendo solo per lei.
- Lo so, lo so, ma… come ha potuto farlo Peter? Come ha potuto tenermi nascosta una cosa del genere?! - singhiozza distrutta.
- Cosa ti ha tenuto nascosto? - chiede perplessa la donna.
Mary Jane si rende conto di essersi appena tradita. Si calma e si asciuga le lacrime: è un circolo chiuso tra lei e sua figlia, una delle due deve smettere di piangere perché l’altra si acquieti.
- Niente, zia… niente… ne riparleremo, adesso pensiamo a May, come dicevi tu…
Anna alza gli occhi al cielo, in segno di protesta e di preghiera.

TriCorp Pharmaceuticals.
Qualcun altro, in città, si è lasciato andare ad un pianto disperato, dai singhiozzi apparentemente inarrestabili.
Si tratta di Curt Connors. Il dolore lancinante l’ha fatto tornare in sé… e l’ha messo di fronte alla cruda realtà.
E’ solo, sdraiato in una pozza del suo stesso sangue (che probabilmente il prigioniero Morbius apprezzerebbe)… a pochi passi dal suo braccio sinistro.
Con un gesto, la personalità di Lizard ha distrutto la sua vita, ciò che aveva faticosamente ricostruito. Riavere il braccio senza trasformarsi in lucertola era stato un miracolo. Evidentemente, troppo bello per essere vero.
Come farà adesso? Come la prenderanno Martha e Billy? E come staranno in questo momento?
Le sue lacrime sono più che giustificate.
Il ritmico martellare del vampiro vivente contro la porta del ripostiglio non fa che aumentare la sua inquietudine. Ha una forte emorragia, ha perso un punto d’appoggio… non riesce proprio a muoversi.
Il colpo di grazia lo riceve quando vede qualcuno avvicinarsi.
- Aiuto - sussurra, con le forze che lo abbandonano. Quando vede bene chi sta arrivando, rischia di perdere i sensi una volta per tutte. Nonostante le fattezze umane, tutto gli comunica che si tratta di un demone.
- Aiuto, dici? Vediamo cosa possiamo fare - dice inquietantemente, piegandosi sulle ginocchia e immergendo la mano nella pozza di sangue, per poi succhiarsi le dita. Curt volta la testa, in procinto di vomitare.
- Delizioso… complimenti, penso che ne prenderò ancora. Ma avevi chiesto aiuto, vero? Cosa vorresti?
- Io… sto male… il braccio… continua a sanguinare… - gli confessa disperato, non ha nulla da perdere ormai.
- Forse posso aiutarti - si china verso di lui, in particolare verso il moncherino. Apre la bocca, e dalle fauci aguzze lascia colare una densa bava, che a contatto con la grossa ferita di Connors inizia a fumare.
- Aaah… brucia… - si lamenta come può lo scienziato. Dopo qualche secondo, capisce che in modo incomprensibile la saliva acida del demone ha cauterizzato l’emorragia.
- Grazie - dice, sollevato. Non riesce a capire perché l’abbia fatto.
- Potrei volere la tua anima in cambio… ma in effetti sarebbe troppo. Mi basta che adesso possiamo divertirci più a lungo… questo posto è così sterile… voi scienziati siete troppo razionali… - si lamenta, prima di rituffarsi nel laghetto scarlatto per abbeverarsi.
A quel punto Curt Connors sviene definitivamente, sotto il sorriso beffardo del demone.

Nei dintorni della tenuta degli Osborn…
Ho già fatto abbastanza per la città, è ora di pensare a me, si ripete l’Uomo Ragno, volteggiando verso la dimora del suo peggior nemico. Spera solo di trovarlo in casa e dargli la lezione che adesso pensa che si meriti.
Non sarà facile raggiungerlo, però. C’è un boschetto, intorno alla villa, di cui già una volta ha saggiato le insidie… adesso, prevedibilmente, è più minaccioso che mai.
La sua fretta, però, supera qualsiasi ostacolo, nonostante si senta accerchiato ed inseguito da misteriose creature, appostate in ogni fronda più oscura. Giunto, con suo sommo sollievo, al portone della villa, si fa strada con un calcio, spalancandolo. L'abitazione sembra deserta... se non fosse che il suo sesto senso è in azione, e gli suggerisce implicitamente di dirigersi in una certa direzione. La sensazione si fa più forte di fronte ad una piccola porta sotto le scale. Con un colpo ben deciso, la apre, scardinandone automaticamente la serratura, e scopre che nasconde solo un'altra porta, molto spessa, metallica, e presumibilmente scorrevole.
- Sei nel tuo bunker personale, vigliacco!? - grida ad alta voce, facendo leva sul minimo spazio tra i due battenti. Gli ci vuole quasi un minuto di tutta la sua forza per crearsi un varco sufficiente.
Sto arrivando, pensa scendendo pochi gradini, solo per ritrovarsi davanti ad un grande laboratorio, con l'atteso Norman Osborn... e due inattese presenze.
- Salve, Uomo Ragno… aspettavamo solo te: stavo giusto elaborando milleuno modi per far morire lentamente un Parker - lo accoglie Goblin, con l’impaurito Osborn alle sue spalle, che guarda la sua vecchia nemesi quasi fosse un salvatore.
- Questo… cosa significa?! - chiede Testa di tela, confuso dalla presenza del demone.
- Norman Osborn e Goblin sono due cose diverse, adesso - spiega Dolman, dall’angolo in cui si è rintanato.
- Fingo di capire.... ma complimenti, Norman… sei riuscito nell’impossibile, forse… ma questo significa solo che dovrò fare il doppio del lavoro.
- Se ho ben capito, hai la mia stessa voglia di una sana scaramuccia - intuisce Goblin, infiammando il suo aliante e sfrecciando verso la porta. Il senso di ragno permette a Peter di scansarsi in tempo, così il demone lo supera e risale a bordo del suo velivolo.
- Noi ci vediamo dopo - minaccia i due loschi uomini, prima di lanciarsi all’inseguimento di Goblin.
- Dolman… ti darò tutto quello che vuoi… ma fermalo, ti prego.
- Lo prendo come un contratto, Norman - sorride il necromante, alzandosi per darsi da fare.

Seguendo l’agghiacciante rumore della sua risata, l’Uomo Ragno raggiunge il Folletto Verde all’infuori dell’edificio, all’aria aperta.
- Sei furbo a voler conquistare il vantaggio degli spazi aperti…
- Eh, già, Parker… mi sottovaluti… - si perde la sua voce mentre prende quota.
- Spiegami, prima di iniziare! - urla Peter, per farsi sentire.
- Perché non farlo come al solito… mentre ci malmeniamo!?
- Ottima idea, bastardo! - sale sul tetto della villa il Ragno, nel tentativo di avvicinarsi all'avversario.
- Non preoccuparti, Peter… non ho intenzione di ucciderti adesso… non prima di averti fatto vedere tua figlia sgozzata!
- Questo è uno svantaggio per te, Goblin… perché io ho tutte le intenzioni di farti fuori una volta per tutte!!!
E’ nelle corde di entrambi distrarre l’avversario con battute salaci e incalzanti. Forse oggi non sono dell’umore adatto, vista l’aria tetra che impazza per l’America, ma ci proveranno. Anche se, con tutta probabilità, si vomiteranno addosso solo cattiverie, ora come ora.
- Non ti permetterò più di fuggire, per poi tornare a tormentarmi! - salta in sua direzione, sferrando un pugno che non va a segno.
- Non hai capito ancora il mio gioco? E’ così che ha sempre funzionato… - spiega, cercando di colpire il Ragno con una vampata di energia infernale - prima irrompo nella tua vita, tentando di sconvolgerla e di distruggerti… - gli lancia una bomba zucca impregnata di zolfo, agilmente evitata grazie al senso di ragno - se fallisco, sparisco, ti faccio riprendere fiato, e quando hai abbassato la guardia… ricomincio. Anche quelle che credevi amnesie, anni fa… facevano parte di questa strategia! Sollievo, pugnalata, sollievo, pu---
- Basta con queste cazzate!!!! - lo strattona con una ragnatela - A chi la dai a bere, che era tutto organizzato?! Sei sempre stato fortunato!! - lo colpisce finalmente, una volta tiratolo verso di sé.
- Io, fortunato? Questa è bella - si libera della morsa dell’aracnide con un calcio sovraumano.
La conversazione si arena, tra un colpo e l'altro. Goblin ha dalla sua forza e velocità ignote agli umani, oltre ad armi e poteri inesauribili, che si tratti di bombe zucca stordenti o di semplici raffiche energetiche. Il senso di ragno permette a Peter di scansare la maggior parte degli attacchi indenne, ma le possibilità di attacco sono scarse, soprattutto visto l'ambiente favorevole dell'avversario.
Nonostante questo, però, una certa soddisfazione si fa strada nell'animo dell'Uomo Ragno. Era da tempo che aveva bisogno di uno scontro fisico di questo genere con Goblin. L'ultima volta che era successo davvero, avevano fatto danni per mezza Manhattan, mentre negli incontri successivi si era sempre interposto qualche altro fattore a impedire un vero sfogo: Judas Traveller, la Torcia Umana, o il fatto che abbiano combattuto sul piano mentale.
Stavolta, tutta la rabbia può essere sfogata nel modo giusto, senza che nessuno ci vada di mezzo. O almeno è quello che crede... ma davvero questo è Goblin? O è semplicemente un nuovo Demogoblin?!
- Ah, ma che faccio!? - si aggrappa all'aliante-manta con la ragnatela - Ti combatto come se tu fossi veramente il Goblin che conosco... quando quello vero è in quel seminterrato!
- Illuditi che sia così! Ma io sono Norman Osborn quanto lui è Goblin! La nostra anima è completamente corrotta… ma lui detiene la parte più sana, quella intenzionata ad avere potere economico, sociale, politico, con spregiudicatezza… ma che non ucciderebbe per questo. Io invece… sono la sua furia omicida, l’incarnazione del suo odio e della sua invidia per te… e non mi farò scrupoli a uccidere i tuoi cari davanti ai tuoi occhi!
- Ti ucciderò prima che tu possa farlo - ribatte la minaccia l’Uomo Ragno, con i pugni serrati e il volto contratto dalla rabbia.
- Uccidimi… e ucciderai anche lui. Vuoi macchiarti della morte di un innocente?
- Quindi… se uccido lui - indica la villa - distruggerò anche te…
- Cosa? - chiede Goblin, preso alla sprovvista da quella strana affermazione.
Con movenze feline, l’arrampicamuri corre via, tornando nel sotterraneo e, non appena torna nel suo campo visivo, balza incontro a Norman Osborn e lo afferra per il collo, alle spalle.
- Peter… non farlo… - sospira l’uomo, soffocato da quella presa letale.
- Perché non dovrei? E’ ciò che ho segretamente desiderato per tutti questi anni… e allo stesso tempo, sventerei la sua minaccia… - cerca di aggrapparsi ancora al suo perduto senso morale, facendo cenno a Demogoblin.
- E’ quello che lui ha sempre voluto… che ti mettessi al suo livello… che ti corrompessi… - trova il fiato per pronunciare queste parole Norman.
Il suo doppio infernale, intanto, è muto ed immobile. Sa che un gesto dell’Uomo Ragno potrebbe mettere fine a tutto. Il tessiragnatele ha giustamente intuito che uccidere la parte umana (cosa molto semplice) equivale ad annichilire il demone (cosa più complessa). E sembra volerne approfittare, come non avrebbe mai immaginato. C’è un angolo della sua limitata psiche che gode all’idea che Peter si macchi di un tale peccato… ma l’istinto di auto-conservazione prevale.
Con suo grande sollievo, Spidey strattona via l’inerme Norman, al suono di:
- Ha maledettamente ragione… così vinceresti soltanto.
Prima che la battaglia tra i due possa ricominciare…
Ho la prova che desideravo, recita una voce nella testa dell’Uomo Ragno, mentre, sotto gli occhi stupiti di tutti, una luce abbagliante lo investe, ristorando il suo corpo e pervadendolo di tepore… e potere, soprattutto. Il suo costume crepita, si modella sotto l’influsso della forza… che Peter Parker riconosce come la Forza Enigma.
- No… io… sono di nuovo Capitan Universo!?

Little Italy.
Elisabeth Allen sta facendo di tutto per tenere a bada i suoi demoni interiori. Non che ne abbia molti… soprattutto adesso che le interessa solo proteggere suo figlio Normie. Ha provato a contattare il suo fratellastro, Molten, ma da quando lavora per la Justice Inc. è praticamente irreperibile.
Con quello che sta succedendo, ha sinceramente paura di cosa potrebbe fare suo suocero. Certo, al momento la tengono in pensiero più i demoni che vede aleggiare nel quartiere… proprio come quello che è appena entrato nella stanza, apparendo praticamente dal nulla.
- Mamma! - si acquatta il più possibile il bambino.
- Tesoro, fai finta di niente… così scompare - gli consiglia, facendogli chiudere gli occhi.
- Donna… tu hai bisogno del male… - apre bocca l’aberrazione, che ricorda vagamente un folletto dalle fattezze umane.
- Sta’ lontano… - gli intima, senza troppa convinzione.
- Saremo il più vicini possibile, invece - sono le sue ultime parole, prima di tuffarsi dentro di lei.
Normie osserva sconvolto la possessione di sua madre, quasi in preda ad un crisi epilettica.
- Mamma! Mamma! - continua a gridare, finché le convulsioni finiscono.
Liz riapre gli occhi.
- Norman… quanto somigli a tuo nonno e a tuo padre… - gli ricorda, accarezzandogli il volto.
- Mamma, stai bene, vero?
- Mai stata meglio, tesoro… - si rialza, allontanandosi. Dopo un minuto, torna con un coltello tra le mani.
- E’ per cacciare altri mostri?
- Oh, sì… mostri come te.
- Io… non sono un mostro! - piagnucola il bambino.
- Ah, no? Ce l’hai stampato in fronte… - gli si avvicina, con la lama ben stretta - tuo nonno e tuo padre sono stati dei Folletti Verdi… e tu non sfuggirai alla maledizione, se resti in vita. Per questo devo ucciderti… salvarti da questo destino. Non lo vedi, che sei identico a loro? - ormai è china su di lui, con la punta del coltello a sfiorare la guancia di suo figlio, paralizzato dalla paura.
- Mamma, fermati… ho capito, è come ne "L’Esorcista"!!! Caccialo!
- Bambino cattivo… hai visto quel brutto film senza il mio permesso!? - si adira il volto della donna - E’ stato tuo nonno, vero? Sgozzerò anche lui, dopo…
Normie chiude gli occhi e giunge le mani, poggiandole sulla testa. Mormora qualcosa di molto simile ad una preghiera.
Il suono metallico del coltello che cade lo distrae. Sua madre sta piangendo, mentre una nebbiolina nerastra le fuoriesce dalla bocca.
- Amore… io… scusa, non è stata colpa mia… non volevo…
- Lo so, mamma…
La famiglia si abbraccia, scaricando la tensione degli ultimi minuti.

Tenuta Osborn.
- Capitan Universo!? - fa eco Norman Osborn.
- Sì… io… - accenna l’Uomo Ragno. Alza lo sguardo verso Goblin… e si catapulta a tutta velocità verso di lui, colpendolo con un gancio degno di Hulk.
Ovviamente, il Folletto Verde perde completamente i sensi. E con lui, la sua controparte umana.
- Complimenti, arrampicamuri. Che ne diresti di darmi una mano, adesso? - applaude falsamente le mani Dolman.
- Di che parli?
Un minuto dopo, Demogoblin è nuovamente nella sua camera di stasi (riparata mentre il demone combatteva con il Ragno all’esterno), chiusa ermeticamente da un incantesimo.
- Questo gli impedirà di uscire?
- Sì, se pronunciato periodicamente. Norman sarà spossato, svuotato… ma sarà meno pericoloso del solito, te lo assicuro.
- Spero ne valga la pena…
- Ne vale la pena, Uomo Ragno - gli conferma Osborn, appena ripresosi dallo shock.
Peter lo guarda enigmaticamente, con un misto di emozioni che albergano del suo cuore… emozioni da cui decide di fuggire.
- Io… devo andare. Se ho avuto questo potere… vuol dire che devo usarlo. Spero sappiate tenere a bada Demogoblin… o Goblin, come lo volete chiamare.
- Io e te dobbiamo parlare, Parker - dice Norman, a bassissima voce.
- Ne dubito. Addio, signori - si libra in volo, schizzando via.
- Che sollievo. Una tazza di tè, Dolman? - fa un’offerta spiazzante l’ex Goblin, rialzandosi a fatica.
- Volentieri, Norman… meglio fare due chiacchiere.
Risaliti al piano terra, i due uomini d’affari si trovano di fronte Override, in borghese ovviamente.
- Ancora qui, Gregory? - si meraviglia il Necromante.
- Sì, ero solo rimasto… interdetto da quel demone. Ho visto un tizio sfrecciare via, e dal silenzio che sento sembra tutto a posto…
- Già. Herd… nonostante il tuo timore iniziale, credi di essere in grado di badare al demone?
- Sì, credo… condivido le conoscenze di Dolman…
- Bene. Posso assumerti come suo custode? Ti concedo questa tenuta in usufrutto, in cambio del tuo servigio.
- Io… va bene, signor Osborn. Nonostante tutto, le devo molto. Ed è un modo semplice per ottenere un alloggio del genere, no?
- Gregory… fa’ come credi - interviene il Necromante - Spero ci risentiremo, abbiamo molto di cui discutere.
- Avete ancora da discutere dopo essere stati 24 ore su 24 insieme?
- Non essere spiritoso come l’Uomo Ragno, Norman - dice il mago, convinto di aver fatto il peggiore degli insulti.
- E il tuo tè? - gli ricorda Osborn, indifferente alla frecciatina.
- Ho cambiato idea, scusatemi. Arrivederci - si congeda Dolman.
- Deve capirlo, signore… siamo entrambi scossi dalla separazione.
- Mai quanto me, Herd… mai quanto me - sorride sollevato, ma affaticato, Norman.

New York, nelle ore successive…
Forse per un po’ potrò stare tranquillo… almeno finché il demone non vince la sua prigione, si rivela sempre ottimista l’Uomo Ragno, volando via. Da questa altezza, può rendersi conto dello sfacelo a cui sta andando incontro la sua città. Adesso ha il potere di fare molto più bene del solito. E lo farà. Ha sconfitto le sue pulsioni… ora è guidato solo dal suo senso del dovere.
La Forza Enigma gli dà l'energia necessaria per combattere incessantemente, senza mostrare segno di fatica, o avvertire la fame, la sete e altro genere di bisogni; tutto questo, coprendo velocemente vaste aree della città, incrociando molti suoi colleghi, e riuscendo anche a dare un’occhiata alla sua famiglia...

- Ma dove può essere Peter?! Non sei preoccupata? - si agita Anna Watson, camminando su e giù per la soffitta, evitando di inciampare in scatolame vario, oltre che in album di fotografie sparsi sul pavimento.
- Un po', ma... lo conosco - cerca di tranquillizzarla Mary Jane, con la bambina sonnolenta tra le braccia.
- Non dirmi che sta facendo delle foto perché non la bevo!
- No, infatti... mio marito è un eroe, Anna... e sta facendo tutto ciò che è in suo potere per aiutare gli altri. E' una cosa che ha imparato dall'Uomo Ragno - rivela convinta la rossa, per niente stupita delle sue capacità istrioniche.
- Allora se si ammazzerà, là fuori, sarà colpa di quel buffone... come tutti i guai che vi capitano, del resto! Non sei mai gelosa o rancorosa nei suoi confronti?!
- Gelosa, a volte. Ma niente di grave... - continua a guardare fuori dalla finestra. - Perché non continuiamo a vedere queste foto?
Qualche minuto dopo, ancora in cammino sul viale dei ricordi, le tre "ragazze" vengono spaventate dall'ennesima apparizione... solo che stavolta non è un demone. Sembra un bizzarro supereroe, sconosciuto quanto sgargiante.
- E tu chi sei? - chiede con voce innocente e speranzosa la piccola May.
- Capitan Universo, al suo servizio, signorina! - dichiara solennemente, mettendosi dritto e facendo un saluto militare. Il sorriso che sua figlia gli dà in cambio lo corrobora come nemmeno la Forza Enigma sta facendo. - Tutto bene qui dentro? Sto facendo un giro di ricognizione per il quartiere...
- Grazie del pensiero, Capitano... - dice con tono ambiguo Anna, indecisa se fidarsi o meno dell'eroe, dall'aria stranamente familiare.
Mary Jane ha riconosciuto suo marito e gli sorride, ricambiata. Forse le cose tra di loro si sono risolte tacitamente, o è quello che spera. Di sicuro è curiosa di sapere come ha fatto Peter a tornare ad essere un eroe di portata cosmica.
- Fate un fischio se avete bisogno... la mia missione è salvare donzelle in pericolo! - dice, prima di volare via.
Rincuorata, Mary Jane stringe più vigorosamente il cellulare tra le sue mani.
- Lo conosci? - domanda perplessa la zia.
- No, credo di averlo visto solo una volta - allude misteriosamente.
- Mamma, voglio il pupazzo di Capitan Universo! - la informa May, provocando ilarità tra le due donne.

Se solo non avesse dovuto mantenere la sua identità segreta con Anna (e in teoria con la bambina, ma dopo quello che è successo qualche ora fa, chi può dirlo?) avrebbe passato qualche minuto in più con loro, ma si accontenta di constatare che siano vive e vegete. Mary Jane, del resto, sa come contattarlo. Può continuare la sua missione con il cuore più leggero, adesso.

E’ praticamente terminato il secondo giorno della crisi quando l’arrampicamuri fa un incontro inaspettato.
- Uomo Ragno!! - sente una voce chiamarlo. In tutto in quel caos, ci mette qualche secondo a riconoscere il suo collega, incontrato ben poche volte.
- Fante di Cuori!? Anche tu impegnato a salvare il mondo?
- Ebbene sì, Capitan Universo… - si rende conto, improvvisamente - i Vendicatori hanno bisogno di te!
- I Vendicatori? Di me? Oh, già, la Forza Enigma… - si guarda, il suo costume mutato da un bizzarro stilista cosmico.
- Ragno, anche se ti conosco poco so che il tuo aiuto sara' prezioso a prescindere da questo, dunque seguimi al Palazzo.
- Davvero dovrei? Nelle strade c’è tanto bisogno di noi…
- New York pullula di eroi e vigilanti. Noi dobbiamo sradicare il problema alla fonte!
Peter chiude gli occhi, senza che Jack Hart possa accorgersene, a causa della maschera. Ha ragione… se posso contribuire a fermare tutto questo… devo dimenticare tutto. I miei concittadini… e la mia famiglia. Non credevo possibile che potessero esistere responsabilità maggiori, riflette, sentendosi improvvisamente il peso del potere che gli è stato appena riconcesso.
- Prendiamo un taxi?
Il Fante di Cuori sorride, sollevato.
Ritrovate l’Uomo Ragno su "Vendicatori"#21 e "Inferno²"#3!!!

Note
L’idea dell’inferno di Liz Allen è di Fabio Furlanetto. Peter è già stato Capitan Universo su "L'Uomo Ragno" 112/115 (Star Comics).

Capitolo sei
# 35 – LA CONVERSAZIONE

Green-Wood Cemetery.
Con passo affrettato, Peter Parker si dirige verso la tomba del suo carissimo amico Harry Osborn. Oggi non ci sarebbe nessun motivo particolare per andarlo a trovare, non è l'anniversario della sua morte; ma l'Uomo Ragno è stato invitato qui, da una persona molto particolare.
Con un gesto automatico, cerca di rassettarsi i capelli, appiccicati sulla fronte, umidi di acqua e sudore come il resto del suo volto. Che diavolo ci faccio qui?, si chiede, quando giunge a destinazione, trovando esattamente chi si aspettava, con lo sguardo fisso sull'epitaffio.
- Norman, lo sai che tutto questo non ha senso - gli dice, facendolo voltare sorpreso e sollevato - Io non dovrei essere qui. Non con te, almeno.
- Voglio che abbia un senso, invece - gli risponde l'ex Goblin - Grazie per l'aiuto che mi hai dato prima. Liz ha accettato.
Per un'innata gentilezza, Peter sorride in risposta, ma non è ciò che avrebbe voluto fare...

Little Italy.
Un'oretta fa.
L'arrampicamuri striscia sul vetro dell'appartamento della sua amica Liz. Non è qui per caso: poco fa ha ricevuto un sms sul suo cellulare, in cui qualcuno chiedeva esplicitamente all'Uomo Ragno di recarsi a casa Allen ad una data ora. Dev'esserci dietro Norman, si era augurato in un certo senso il tessiragnatele: già troppe persone conoscono il suo segreto, una in più potrebbe far traboccare il proverbiale vaso.
Per una volta, le sue aspettative non sono state deluse.
Norman Osborn è in piedi e sta parlando con sua nuora, mentre suo nipote scorrazza per la stanza. Liz salta sulla sedia quando vede la camera oscurarsi per l'ombra proiettata da Spidey.
- Posso entrare? Ho un invito - giunge una voce ovattata, attraverso il vetro.
- Sono stato io a chiamarlo, Liz - spiega ad entrambi l'uomo, aprendo la finestra al suo vecchio avversario. Molte cose sono cambiate, negli ultimi giorni.
- Salve, signora Allen... e ciao, piccolo - si rivolge a Normie, che lo saluta calorosamente, con imbarazzo - non vorrei disturbare, ma il qui presente signor Osborn mi ha discretamente invitato a venire qui per motivi che ignoro - spiega con tono sarcastico, mettendosi a braccia conserte, appeso alla parete sulla sola schiena.
- Chiarisco subito, Ragno. Forse tra te e Liz non c'è grande confidenza, ma vorrei che le confermassi una cosa.
- Ossia?
- Che l'altro giorno è successo davvero ciò che le ho raccontato. Normie, torneresti a giocare di là per qualche minuto, per favore? - chiede a suo nipote.
- Va bene, nonno... ciao, Uomo Ragno - saluta deluso, avrebbe voluto rimanere in presenza di un supereroe a cui ha imparato ad essere riconoscente.
- Cosa le ha raccontato, miss Allen? - altera la sua voce Peter.
- Una storia assurda... sul fatto che lui e Goblin sono stati separati, che adesso è un uomo sano e normale... e comunque non mi piace avere clown in casa, non con mio figlio in giro.
- La capisco, signora... e mi dispiace dirle che ho visto con i miei occhi quello che le ha raccontato. Ora, non voglio che questa mia conferma abbia brutte conseguenze... ho già troppi pesi sulla coscienza.
- Io... che ne so che sei il vero Uomo Ragno? Non penso che quello vero sarebbe venuto davvero qui con... con lui! Potresti essere... lo Scorpione, o qualche suo collega e...
- Liz - prende confidenza Testa di tela - sei libera di non credermi. Nonostante quello che è successo, non so quanto può fidarsi di suo suocero: faccia leva sul suo istinto... soprattutto quello materno.
- Grazie, Uomo Ragno... hai fatto la tua parte - gli tende la mano Osborn.
Il senso di ragno tace, Peter ricambia perplesso il gesto... solo per scoprire che nella mano di Norman c'è un foglietto, che con non-chalance chiude nel pugno e nasconde.
- Se ha bisogno, Liz, può chiamare Peter. In qualche modo mi contatterà. Arrivederci - si lancia dalla finestra.
- A che gioco stai giocando, Norman? - gli chiede la donna, una volta soli.
- Niente. Volevo dimostrarti che non solo l'Uomo Ragno è venuto qui ed è riuscito a stare in mia presenza senza farmi del male, ma ha anche confermato la mia versione dei fatti.
- Sempre che fosse lui...
- Libera di non crederci. Ciò che mi interessa te l'ho detto. Aspetto solo una risposta.
- Norman, io... hai ragione nel dire che Normie ha bisogno di una figura paterna, ma non so...
- Vuoi forse chiedere a Franklin Nelson di fargli da padre?
- No, no, sarebbe troppo azzardato... troppo presto...
- Esatto. Mentre Normie sta crescendo adesso. Ha bisogno di un uomo in casa. E anche tu. Non puoi andare avanti da sola, senza esaurire le forze.
Liz Allen abbassa lo sguardo, decisa ad arrendersi. Norman Osborn andrà a vivere da loro.
Contemporaneamente, Spidey legge il biglietto:
Fra un'ora, sulla tomba di Harry, in borghese.
Non mancherò, Norman, dice tra sé, mentre cerca un posto per cambiarsi.

Green-Wood Cemetery.
- Per ora rimarrò lì, ma è solo questione di tempo che tutti e tre troviamo un posto dove stare permanentemente - racconta in breve Osborn.
- Escluderei decisamente la tua tenuta - dice in tono semiserio Peter.
- Ovvio. Troppo lugubre ed isolata per un bambino. Del resto, l'ho concessa in usufrutto a Herd, in cambio della vigilanza su... Goblin.
- Sicuro che ne sia in grado? - si accerta il ragazzo, allarmato da quell'immagine evocata.
- Sì, per forza di cose è un mago anche lui, adesso. Pensa che ha appena fatto risvegliare la sua compagna, Aura, con un incantesimo che presuppone la cessione di parte delle sue energie vitali. Non so se ammirarlo o compatirlo. Sfido io che Dolman non abbia accettato prima di guarirla dal coma.
- Speravo che anche il tuo cinismo fosse sepolto in quella camera di stasi.
- Peter, Goblin è stato come un cancro per la mia mente, come un tumore maligno. Shadrac me l'ha rimosso, rendendomi vuoto e libero allo stesso tempo. Adesso sono il buon vecchio Norman... - cerca di rassicurarlo.
- Su quel buon avrei qualcosa da dire - continua ad essere sprezzante l'arrampicamuri - Il mio timore è che questo... cancro, come lo chiami... torni, si riformi.
- Anch'io.
Il silenzio cala per qualche secondo nel camposanto. I due continuano a fissare la lapide di fronte a loro, con mille pensieri nella testa.
- A proposito di Override... - riprende a parlare Peter, per allontanare tristi ricordi  - qualche tempo fa ha tentato di uccidermi per riscuotere una taglia che pende sulla mia testa. Meno male che sono comprensivo... solo che da allora ho dovuto affrontare molte mezze calzette che aspiravano a quei soldi. E da un paio di giorni la situazione è peggiorata. Sembra che il montepremi sia raddoppiato...
- Sì, ne ho sentito parlare.
- Sai chi c'è dietro? - si accerta subito il giovane scienziato.
- No, sono curioso quanto te - alza le spalle Norman.
- Comunque è per questo che ho fatto tardi...

Sulla strada per il cimitero, mezz'ora fa...
Immerso in riflessioni e illazioni sul significato del messaggio di Norman, Spidey non meraviglia che il suo senso di ragno non tardi a scattare, proprio in un momento in cui ha fretta.
- Cercavi forse me, Uomo Ragno?! - scherza una voce alle sue spalle, che subito identifica provenire dalla gola di Morris Bench, pochi metri sotto di lui.
- Come hai fatto a capirlo? Sei un veggente! - sta al gioco Spidey, scansandosi e pensando al contempo: Anch'io sono un veggente... sapevo che mi sarei cacciato nei guai...
Hydro-Man, intanto, tiene fede al proprio nome. Il suo braccio diventa un pericoloso e ingente getto d'acqua che rischierebbe di incrinare qualche osso dell'Arrampicamuri, se non avesse riflessi abbastanza sovraumani per evitarlo. Questo silenzio lo mette a disagio: si vede che il suo avversario si sta impegnando con tutto se stesso per ucciderlo.
- Dove sono i tuoi soci? - si riferisce a Switch e Speed Demon, con cui lo ha affrontato l'ultima volta.[30]
- Non mi interessa... - lo liquida, ormai conscio delle tecniche di distrazione dell'aracnide.
L'aria inizia a diventare tanto umida da bagnare il costume del Ragno.
- Non mi sfuggirai a lungo, tessiragnatele - sentenzia Bench, trasformandosi in vapore.
Oh, oh, dimenticavo la recente evoluzione dei suoi poteri... arretra Testa di tela. Il suo sesto senso è in allarme come non si aspetterebbe da uno scontro con Hydro-Man. Spero non sia tanto intelligente da farsi respirare da me, per poi solidificare... Gesù, sarebbe atroce, tradisce il timore mettendo la mano sul torace.
La nube senziente, sempre più rarefatta e indistinguibile, avanza contro di lui grazie al vento a favore.
Forse ho capito come sfuggirgli, ma... è comunque pericoloso... ma vado di fretta!
Concentrandosi sul senso di ragno, facendo più leva possibile sui muscoli delle gambe, l'Uomo Ragno compie un salto da fermo - con triplo avvitamento in volo annesso - che gli permette di superare indenne l'aeriforme Hydro-Man. Per fortuna in questa forma non posso sentire le sue bestemmie, sorride dentro di sè, fiducioso di aver scampato il pericolo. Infatti, mentre inverte il senso di marcia, Morris si accorge di essere controvento e di non riuscire ad accorciare la distanza tra sè e la sua preziosa preda.
Allontanato di qualche metro, torna nel suo aspetto di carne sul tetto adiacente. Ma ormai dell'Uomo Ragno non c'è più traccia.
- Maledetto! - è l'urlo che risuona in tutto il quartiere.

Green-Wood Cemetery.
- Adesso capisco perché sei bagnato nonostante sia una giornata stupenda - realizza Norman.
- Vero, di solito quando vengo al cimitero come minimo diluvia.
Cala ancora il silenzio tra i due.
- Non dev'essere bello avere una taglia sulla testa, comunque.
- Come un mal di pancia. E parli proprio tu, che me la mettesti qualche tempo fa?
- Touché.
- Per non parlare di quello che ho passato ieri...

Per le strade di Soho, ieri...
Dopo il solito borseggio sventato, l'Uomo Ragno inizia a credere di andare in giro in calzamaglia solo per sciogliere i muscoli e prendere un po' d'aria. E' anche vero che tutti sono impegnati a raccogliere i cocci dell'Inferno... e quindi, non certo a dare intrattenimento a lui. Soprattutto, molti balordi si sono dati al saccheggio e allo sciacallaggio, e solo l'intervento degli eroi (Vendicatori compresi) sta arginando il fenomeno.
Adesso le cose vanno meglio, perciò ne approfitta per cercare informazioni sulla taglia che pende sulla sua testa e su quella di Devil. Forse non dovrei essere in questo quartiere losco, ma la maggior parte dei pochi informatori che conosco bazzica da queste parti... ho bisogno di scoprire di piu' su questa faccenda, continua a svolazzare a bassa quota, con l'occhio attento a riconoscere qualche volto noto in strade e vicoli.
Ma un odiato eroe, la cui morte potrebbe fruttare almeno un milione di dollari, non può volteggiare impunemente in un quartiere notoriamente infestato dalla feccia criminale della città.
Un proiettile lo manca per poco, solo grazie al senso del pericolo e al vento.
- Sei più pollo di un pollo che va nella tana della volpe! - grida da un tetto colui che ha sparato, accanto ad un altro delinquente.
- Non mettere il dito nella piaga, per piacere... ma... ti ho già visto da qualche parte, mascalzone...
Un altro colpo di pistola esplode alle sue spalle, ovviamente senza centrarlo.
- Sono giorni che ti cerchiamo, Uomo Ragno... - confessa l'altro uomo su un altro tetto.
- Siamo venuti apposta dall'Inghilterra per riscuotere la taglia... - gli fa eco il collega.
- ... e per colpa tua mi sono perso la partita contro il Manchester United!
- Malcolm, non divagare e concentrati!
Preso tra i due fuochi, Spidey capisce e sdrammatizza.
- No... non ditemi che siete i temibili Knight&Fogg!
- Ebbene sì! I migliori killer del Regno Unito!
- Non ci conterei molto, Knight... o sei Fogg?! Scusate, senza più alcun potere non vi distinguo più - blocca le canne delle loro armi con la ragnatela sparata in direzioni opposte nello stesso momento.
- Già, dobbiamo vendicarci anche perché ci hai resi di nuovo umani...
- ... e non pensare che siamo inermi così!
Entrambi estraggono un'altra pistola... e una spada.
L'Uomo Ragno scuote la testa divertito.
Quaranta secondi dopo, la coppia è disarmata e imbrigliata in un sacco di ragnatela.
- Vi consiglio di farvi un giro in città, per ammortizzare il costo del viaggio! - li saluta gaudente.

Green-Wood Cemetery.
- ... anche se quello è stato niente.
- Ma non sei forse abituato ad essere braccato? - cerca di consolarlo in maniera inconsueta l'ex Folletto Verde.
- Sì, ma fino a un certo punto... Penso appenderò il costume al chiodo, finché non avrò scoperto chi c'é dietro, non posso andare avanti così.
- Matt non sa niente?
Spidey si volta verso Osborn e sgrana gli occhi, come pugnalato alle spalle.
- Come, scusa?
- Di che ti meravigli? Io sono stato nella tua mente, tu nella mia. Non abbiamo più segreti, o sbaglio?
- Oh, mamma... - si copre la faccia con una mano Peter, quando capisce cosa ha comportato lo scambio di corpo tra i due.
- Non fare scene, non ho interesse nel rivelare al mondo chi è Devil.
- Farò finta di crederci. Su una cosa hai ragione, però. Devo chiamarlo.
- Bravo.
- Ora... si può sapere perché hai voluto vedermi? E qui, poi?
- Per questo - dice, prendendo un foglio piegato dall'interno della giacca e porgendoglielo. Esitante, Peter lo apre e lo legge sconvolto.
- E' uno dei tuoi stupidi scherzi, no?
- No, fra poco ho appuntamento dal notaio.
- Come puoi pensare di farlo davvero?! - punta il dito contro il foglio - Non pensi a Normie? E poi, sulla tomba di Harry! Non ha senso...
- Invece ce l'ha. Il 51% del mio patrimonio sarà abbastanza per Normie. E poi... te lo devo, per tutto il male che ti ho fatto.
- Norman, scordatelo, non voglio essere un tuo erede, e non comprerai il mio perdono così! - straccia teatralmente il documento.
- Peter... tu sei un figlio senza padre, io un padre senza figlio[31] . Ci conosciamo meglio di chiunque altro. Abbiamo bisogno l'uno dell'altro.
Per una frazione di secondo, il subconscio di Peter Parker pensa a quelle parole e al fondo di verità che nascondono. Dopo la morte dello zio Ben e di George Stacy, non riesce a ricordare altre figure paterne oltre a Robbie Robertson. E sa come ha passato la sua vita Norman, ignorando e umiliando il figlio in vita, solo per pentirsene segretamente dopo averlo perso. Ma i suoi pensieri coscienti ignorano questo blasfemo flusso mentale...
- Io... no! Questo... vale per Normie! Sii un buon padre per lui, ne ha bisogno più di me ed è sangue del tuo sangue.
- Ovvio che sarò come un padre per lui... ma sono pur sempre suo nonno.
- E tu sei pur sempre la mia nemesi.
- Non mascherarti dietro questi schemi da romanzo d'appendice!
- Parliamo chiaro, Norman... qual è il tuo obiettivo?! - lo afferra per la collottola. L'uomo continua a parlare come se niente fosse.
- Le uniche cose che mi premono, adesso, sono recuperare il tempo che ho perso come padre... e questo vale sia per mio nipote che per te... e poi, anche se con tutte le spese recenti devo accumulare un bel po' di capitale prima di poterci provare, voglio riconquistare il controllo della mia azienda, per portarla al massimo splendore prima di lasciarla nelle vostre mani.
- E io che speravo che fossi guarito... - alza gli occhi al cielo il ragazzo, strattonando via Osborn, che si dà qualche pacca sotto il collo.
- So che i pazzi non sanno di esserlo, ma io non sono mai stato meglio. Nonostante il trauma della... asportazione di Goblin, come mi piace chiamarla.
- Posso andarmene? Ho superato la mia dose giornaliera di deliri.
- No, aspetta... voglio ancora parlare.... - gli poggia una mano sulla spalla, subito cacciata via da un gesto inconsulto di Peter.
- E di cosa?
- Come va con Mary Jane?
L'eroe aspetta qualche secondo prima di rispondere, squadrando il volto del suo avversario, cercando di decifrarne le intenzioni, invano.
- Se proprio ti interessa, prima che tentassi di ucciderti, l'altro giorno - gli ricorda non a caso - lei mi stava per tradire, e io la stavo ripagando con la stessa moneta. Ci siamo fermati entrambi in tempo. Col senno di poi ne abbiamo parlato...

Forest Hills, qualche giorno fa...
- Peter! Finalmente! - Mary Jane, in lacrime, abbraccia suo marito appena tornato dallo scontro con Darklady.
- E la bambina? - chiede subito il Ragno.
- E' di sopra... vieni, è molto turbata... ma... come mai non sei... in quel costume? - si riferisce a Capitan Universo, e suo marito le spiega l'accaduto.
Nei minuti successivi, prevedibilmente, Peter Parker si dedica a tranquillizzare May e cercare di giustificare, piuttosto goffamente, la sua assenza a zia Anna.
- Ok, Peter... ci rinuncio a capire - liquida la questione la donna, comprensiva - adesso pensa a rimetterti in sesto, sei... sembri distrutto.
- Grazie, zia - le dà un bacio sulla guancia, per poi recarsi in bagno.
Venti minuti dopo, l'eroe è sul letto, ad asciugarsi.
- Non pensi dovremmo parlare? - gli chiede Mary Jane, con espressione enigmatica.
- Probabile - fa l'indifferente lui.
- Ok, comincio io. A me Ethan piace, non posso nasconderlo. E' un bel ragazzo, talentuoso e ci lavoro gomito a gomito da settimane, ormai.
Peter deglutisce e non replica, guarda per terra aspettando che sua moglie continui a parlare, come poi fa davvero.
- Ma questo non significa assolutamente niente. Dovrei forse credere che la Gatta Nera o Dagger o qualunque tua avvenente collega non ti tanga? No. E poi Dio solo sa cos'hai affrontato, nelle ultime ore... la causa di tutto questo. Il motivo per cui mi sono lasciata andare... e il motivo per cui tu stavi per lasciarti andare. Non con una persona qualsiasi... ma con il Camaleonte.
- Anna non ha perso niente a spifferarti tutto.
- No. E so anche che l'hai lasciato libero...
- Ok, Mary Jane. Nessuno di noi era in sé, in quelle ore. Tu hai dimenticato di avere una figlia e un marito, io ho dimenticato le mie responsabilità e mi sono lasciato accecare dalla gelosia... siamo praticamente pari, ok? Lasciamoci tutto alle spalle.
- Speravo lo dicessi - gli si siede accanto, poggiando la sua testa sulla di lui spalla. Il braccio di Peter le cinge la vita, mentre le sue labbra le baciano la fronte.

Green-Wood Cemetery.
- ... e sembra che ci siamo chiariti. E' Anna a preoccuparmi, adesso. Ha un sacco di teorie sul rapporto tra me e l'Uomo Ragno: che siamo amanti, che mi ricatta e chissà cos'altro. Non ha creduto a nessuna scusa per la mia assenza durante la crisi... a volte mi chiedo come faccia a non capire.
- Forse finge di non capire. Non è ancora rimbambita.
- Già.
- E la piccola May?
- Non devi neanche pensare a lei, Norman. Posso anche dimenticare che tu abbia fatto uccidere mia moglie e tutto il resto... ma non che hai rapito May e me l'hai tolta per mesi.
- Ti capisco. Peter, rivuoi un posto nella mia industria?
- Sei bravo ad andare di palo in frasca, eh? Comunque no, grazie. Non voglio lavorare per Menken e soci, stanno rendendo sudicia tutta la corporazione... e non parlo solo dell'ultima genialata...

TriCorp Associated, sala stampa.
Due giorni fa.
In questa sala sono presenti i maggiori giornalisti economici della nazione, in fermento per le novità di cui stanno per venire a conoscenza. Un ragazzo distinto entra sul palchetto, dirigendosi con sicurezza verso lo scranno. Schiarisce la voce e prende a parlare.
- Buonasera e grazie di essere venuti. Parlo a nome dei dirigenti della Triple Corporation. Gli ultimi, drammatici giorni sono stati duri per tutti e non hanno risparmiato nemmeno la nostra azienda, che ha perso centinaia di migliaia di dollari, specialmente nelle sedi di New York City, ma anche nelle filiali di Portland, Lione e Saragozza. Alcuni nostri dipendenti sono rimasti molto scossi, altri feriti, del materiale è andato disperso, e ciò rallenta il nostro lavoro. Non per questo, però, siamo rimasti con le mani in mano. Oggi devo comunicarvi che il Progetto Redenzione è stato approvato dal Congresso. Prima che mi chiedate di cosa si tratti, vi esplicherò la questione. Abbiamo proposto al governo di commutare la pena di alcuni illustri criminali della nostra società, coloro che hanno usato il loro talento e il loro genio per attività illecite, come per esempio è stato fatto anni fa con il celebre truffatore Frank Abbagnale. Adesso, alcuni di loro potranno mettere il loro talento al servizio dell'azienda e, di conseguenza, a quello di tutta la comunità scientifica internazionale. Il loro stato di libertà vigilata permetterà loro di dedicarsi a tempo pieno alla loro attività, severamente controllata da ispettori federali. Credo sia tutto. Domande?
I giornalisti sono sorpresi e perplessi.

Green-Wood Cemetery.
- Genialata? Oh, per me lo è.
- Per me è solo un modo per far soldi e fare cose illegali alla luce del sole.
- Non sarebbero i primi ex-criminali che assume, no? E poi la TriCorp ha bisogno più che mai di nuova forza. Come sai, il simbionte alieno, che vale oro, è fuggito; Morbius, Octopus  e Mysterio hanno chiesto un periodo di permesso, Connors è ancora in ospedale
- Mysterio cosa?!
- Ma sì, Armada... aveva messo la testa a posto, o almeno così mi sembrava. Chissà che gli passa per la mente...
- Lui è quello che mi preoccupa meno, tra quelli che hai citato... ma non divaghiamo: non posso tornare a lavorare da... voi. E poi voglio concentrarmi sull'università. Ho ripreso gli studi, tra le altre cose...

Empire State University.
Due giorni fa.
Peter Parker è nell'ufficio del preside della facoltà di Scienzie, Sean Capeshaw.
- Tutto a posto, Peter?
- Adesso sì, signor preside, grazie. Spero anche a lei.
- Ho avuto problemi come tutti nei giorni scorsi, ma la vita va avanti. Allora, di cosa volevi parlarmi?
- Gliene avevo già accennato: vorrei riprendere a studiare per conseguire il PhD in Biotecnologie/Biomateriali.
- Capisco. Come mai?
- Non mi sento pienamente all'altezza della cattedra che occupo al momento, voglio ampliare la mia conoscenza in questi nuovi campi... e poi, concordando con lei il piano di studi, spero di poter continuare a sperimentare l'insegnamento, anche come assistente o tutor, e magari intraprendere qualche ricerca su cui argomentare la tesi finale.
- Sì, mi sembra fattibile. Con le referenze, le pubblicazioni e le ore di lavoro che hai alle spalle penso potremo convalidarti già in partenza un buon numero di crediti... e anche se è una procedura anomala per un professore, Peter, condivido la tua decisione.
- Grazie, preside.
- Dammi del tu, ti prego. E sentiamo... a quale ricerca vorresti contribuire?
Gli occhi di Peter si illuminano come quelli di un bambino in un negozio di giocattoli mentre Capeshaw gli mostra le varie possibilità di scelta.

Green-Wood Cemetery.
- Mi fa piacere per te, ti farà rimanere giovane ancora per un bel po'.
- Speriamo. Oh, ma ora basta, cosa vado a raccontare proprio a te...
- Evidentemente hai voglia di parlare anche tu, anche se cerchi di negarlo a te stesso. Dimmi... che hai fatto dopo essere diventato... Capitan Universo?
- Cos'è questo terzo grado? Comunque, se proprio ci tieni, mi sono unito ai Vendicatori in una battaglia... epica. Diciamo pure umiliante. La responsabile di tutto ci ha sconfitto troppo facilmente. Per fortuna in qualche modo ne siamo usciti, anche se non condivido i mezzi che sono stati usati per risolvere la situazione.
- Violenza?
- Sì. Ma lasciamo perdere... credo sia proprio ora di lasciarci. Non fare sciocchezze con quel testamento. Se vuoi ripagarmi, mi basta vederti il meno possibile. Purtroppo associo troppi brutti ricordi alla tua faccia.
- Peter! Come puoi parlarmi così, dopo tutto quello che ci siamo detti?!
- Saranno i postumi della Cappa delle Ombre.
- C'è poco da scherzare! Cavoli, hai dato una chance a Venom, Shriek, Morbius, Octopus, Lizard... solo a me la neghi, nonostante quello che hai visto?!
- Non metterti allo stesso livello di Michael e Curt! Loro sono brave persone, nonostante tutte le disgrazie che gli capitano...

General Hospital, qualche giorno fa...
Curt Connors è disteso nel letto, sembra invecchiato di dieci anni per il dolore... comprensibile, visto che ha sfidato le leggi della biologia per riavere il braccio perduto in guerra e, dopo averlo riottenuto, se l'è amputato con la sua stessa mano in un momento di follia. Peter Parker è mortificato da quella vista, fatica a crederci.
- Come stanno Martha e Billy? - fa una domanda retorica, seduto al suo capezzale.
- Come vuoi che stiano... addolorati, spaventati... ma mi stanno accanto. Sono sollevato di non aver potuto fare loro del male, nei giorni scorsi...
- Anche se fosse successo, non ne saresti stato colpevole. Come non lo sei di quello che ti è successo.
- Chiacchiere, ma ti ringrazio del pensiero. Piuttosto, notizie di Michael? - si riferisce a Morbius, che aveva rinchiuso in uno sgabuzzino della TriCorp giorni prima.
- No, è sparito... spero spunti fuori al più presto...
- Avvisami subito se ne hai notizie, ti prego.[32]
- Certo, Curt! E tu chiamami appena torni a casa, ok? Adesso devo andare, May è così sconvolta dagli scorsi giorni che non riesce a resistere molto, lontana da me o Mary Jane...
- La capisco, povera bambina... salutami le tue ragazze.
- Senz'altro. Riguardati, doc! - si congeda affettuosamente, con la tristezza nel cuore. Come farà a riprendersi da questo? E riuscirà a non cedere ancora al siero di Lizard?


Green-Wood Cemetery.
- Adesso addio, Norman.
- Non contarci, Peter. Ci risentiremo presto, volente o nolente.
- Non ho più paura di te - sono le ultime lapidarie parole che Peter pronuncia, voltandosi e incamminandosi verso l'uscita del cimitero.
Ho fatto bene o male a trattarlo così alla fine?, si chiede mentre recupera il costume che aveva lasciato ad asciugare, Forse... prima mi sono rilassato come non dovevo con lui... e non posso accettarlo. Non posso permettermi di non essere diffidente con lui.

Forest Hills, più tardi.
- Giusto per curiosità, dove sei stato tutto il pomeriggio? - chiede Mary Jane, dando da mangiare a May.
- Inutile che te lo dica, non ci crederesti.
- Così non fai altro che...
- Ok, ok, sono andato a trovare Harry. Con Norman.
- Cosa? - l'attrice lascia cadere un cucchiaino di omogeneizzato.
- Che ti avevo detto? Ti racconto fra due minuti, devo fare una chiamata urgente - si allontana con il cordless tra le mani. Digita almeno tre recapiti telefonici di Matt Murdock, ma non riesce a parlargli. Che nervi, devo aggiornarmi con lui sulla situazione delle taglie!
Qualche minuto dopo, sta spiegando a sua moglie, in privato, la situazione.
- Ho provato a chiamarlo a casa e in ufficio, ma non c'è... il cellulare è spento... questo di solito significa che si sta dedicando al nostro passatempo comune.
- Probabile... certo che non va mai tutto a liscio a noi...
- Se la pensi così, non farai che calamitare i guai su di noi...
- Tu cosa credi di fare, trattando Goblin come un vecchio amico!?
- Ti ho appena spiegato la situazione e non voglio...

La suoneria del cellulare tronca la discussione sul nascere. Peter guarda il display del telefonino: è lo stesso numero da cui ha ricevuto il messaggio qualche ora fa. Quindi... Oddio, parli del diavolo e spuntano le corna... che vuole adesso?, risponde controvoglia.
- Che c'è? - chiede seccato e preoccupato.
- Liz è stata rapita! - va al sodo Norman, ad alta voce.
- Cosa? - cambia atteggiamento Spidey.
- Davanti ai nostri occhi... e da quel che gli ho sentito dire, mi è parso di capire che il mandante sia l'uomo dietro la tua taglia! E non solo: è stata portata via da un tubo, in qualcosa che sembrava un dirigibile... tutto questo mi fa pensare a Marauder!
- Farnum?! E che c'entra Liz con questo?
- Non lo so, ma sono tentato di risvegliare Goblin per salvarla, Normie non può perdere anche lei... e non voglio pagare riscatti. Quindi per favore... trovala tu!
- Non sai altro?
- No, ho dedotto anche troppo da questo casino...
- Farò il possibile, Norman. Hai chiamato la persona giusta - interrompe la chiamata.
- E adesso che succede?
- Liz... è stata sequestrata.
- Oh, no... ma chi...
- Devo andare, amore - non la lascia finire Peter, correndo ad indossare il costume..
- Ok, mi spiegherai, ma... portala in salvo, tigrotto... qualunque cosa stia succedendo - lo abbraccia prima di lasciarlo andare.

Ci mancava solo questa, pensa il tessiragnatele, nella giungla d'asfalto, già ero stordito di mio per quella conversazione con Norman... è stato tutto così... surreale. Tutto quel tempo davanti alla lapide di... oh, Harry, cosa starai pensando di me e tuo padre adesso? Non avercela con me... e non essere geloso... forse Norman ha finalmente capito di aver sbagliato tutto con te. Basta, non voglio pensare a queste cose... Harry, devo concentrarmi se voglio trovare tua moglie. Sembro stupido, ti parlo adesso invece che al cimitero... e per di più non ho la più pallida idea di dove si trovi Liz... devo cercare un commando o il posto più probabile in cui nasconderebbero un ostaggio... o setacciare i vecchi covi di Marauder... facile, no?, ironizza sulla difficile situazione. Ehi, ma quello...
A qualche isolato di distanza scorge la familiare figura dell'Avvoltoio. Sono settimane che gli sfugge e sarebbe l'occasione ideale per provare a catturarlo... ma ha altre priorità al momento. Magari anche lui vuole la mia testa e questo mi rallenterebbe, ragiona, mettendo da parte il suo senso civico. A meno che... improvvisamente cambia idea e si dirige verso il villain. Il suo piano è azzardato, non è sicuro al 100% che il Predone Mascherato sia il criminale dietro la sua taglia e il rapimento di Liz, ma forse vale la pena di provare.
- Avvy! Da quanto tempo, eh? - lo provoca, ricordandosi solo dopo che Goblin lo ha combattuto poco tempo fa, nei suoi panni.
- Perbacco, feccia aracnide - compie un'inversione a U in volo - capiti a fagiolo! Hai tendenze suicide, per caso?! - gli silura contro, mancandolo clamorosamente.
- Aspetta, aspetta - mette letteralmente le mani avanti il Ragno, dopo essere atterrato su un tetto - che ne dici se per una volta... facciamo un accordo?
- Noi? Un patto? Mi puzza lontano un miglio... che sei MacGargan, per caso!?
- Possibile che pensiate tutti che sia lui?! Se non puoi fidarti degli eroi, di chi puoi farlo?
- Di nessuno... e poi tu ti fideresti di me?
- Ho il mio fidato senso di ragno, io.
- Ok, adesso che hai preso tempo spunterà un Guardiano della Volta alle mie spalle, no? - si volta in allerta Toomes.
- Ok, mi sono umiliato anche troppo... avrei fretta, quindi se non vuoi neanche sentire la mia offerta... - si lamenta il Ragno, sparando densa ragnatela da entrambi i polsi.
- Ehi, aspetta, parliamone no? - cerca di strappare le sue ali incollate ai fianchi. Ha capito che non capita spesso di poter scendere a patti con un eroe.
- Bene... tu sapresti dove portare il mio cadavere? - si avvicina minaccioso il Ragno. Adrian Toomes sgrana gli occhi.

Qualche minuto dopo, sulle teste dei newyorkesi si prospetta una scena insolita. Qualcuno alza il naso e vede l'Uomo Ragno volteggiare accanto all'Avvoltoio, al livello dei tetti più alti.
- Non ci credo che mi lasci libero col malloppo - continua ad essere perplesso e a disagio il criminale.
- Neanche a me fa impazzire l'idea, ma è il modo migliore per prendere due piccioni con una fava. Oh, scusa la metafora volatile.
- Il tuo senso dell'humour del cavolo... sta' un po' zitto, eh? Ci vinci sempre perchè ci tramortisci con la tua logorrea...
- La tua chioccia non ti ha insegnato l'educazione? Comunque almeno tu hai capito la mia strategia...
- Senti, Ragno, già ho la nausea all'idea di fare pappa e ciccia con te...
- Credimi, ce l'ho anch'io... penso mi passerebbe con la cura ricostituente che hai usato tu! Cos'è, quel classico Juvenator? - dice, reprimendo la rabbia che quel nome gli ricorda. A suo tempo l'Avvoltoio gli rubò la vita stessa, con quell'apparecchio, regalandogli una delle esperienze più traumatiche della sua vita. Si concentra sul pensiero di Liz nelle mani della persona che gli ha complicato gli ultimi giorni..
- E' una lunga storia e non ti interessa.
- Ti sbagli.
- Ti dico che non ti interessa.
- E io ti dico che potrei tramortirti e portarti a Ryker's Island quando voglio.
- Sei un rompiscatole... comunque ci sono questi tizi che mantengono l'esclusiva sul Juvenator. Hanno perfezionato il metodo e mi hanno assoldato. Solo che durante l'Inferno sono uscito di senno e li ho traditi, così sono di nuovo uno spirito libero. Soddisfatto? Devi esserlo... perché siamo arrivati.
La stramba coppia atterra nei pressi di un decadente edificio... non disabitato, ma dall'aspetto logoro. Non che interessi nulla ai due: l'Avvoltoio, con circospezione, fa segno all'Uomo Ragno di fare ciò che hanno concordato. Peter si lascia cadere e si fa prendere tra le braccia del suo nemico, reclinando il capo e lasciando penzolare gli arti.
- Bravo... però fra un po' dovrai simulare il rigor mortis - sorride sotto i baffi Toomes, entrando nel palazzo e salendo le scale con non-chalance, come se non fosse vestito di un piumato costume verde, con due ali meccaniche sulla schiena e il più famoso eroe della città tra le braccia.
Arrivati in cima, Toomes suona il campanello di un appartamento. Una microscopica videocamera, pur visibile, si muove sospetta all'interno della porta, squadrando i due avventori. Un minuto dopo, un losco figuro apre la porta e fa cenno di entrare silenziosamente. C'è un grosso buco nel soffitto ed entrambi lo notano.
- Restate qui - dice l'uomo misterioso, scomparendo in una porta e indicando il centro della stanza.
- Se c'è qualcosa di pericoloso avvisami - chiede l'Avvoltoio, nervoso dell'attesa.
Il sesto senso di Spidey sente qualcosa, ma non è definibile come un pericolo. La sensazione aumenta man mano che aumentano rumori sul tetto. Dopo qualche minuto, dall'apertura circolare nel soffitto non entra più la luce e un'inarrestabile flusso d'aria attira i due verso l'alto.
- Ehi!!! - urla spaventato l'Avvoltoio.
Senza molta delicatezza, Adrian e Peter vengono rilasciati sul pavimento di qualcosa che non sanno ancora essere un dirigibile. E' una vera sfida per l'eroe rimanere muto e impassibile in tutta questa situazione. Per fortuna può tenere gli occhi aperti sotto la maschera, senza tradire la sua sceneggiata e rendendosi conto della situazione in cui si é cacciato... Vede un tizio in costume avvicinarsi a loro... e ha la conferma di chi c'é dietro la taglia. Allora è davvero il Predone Mascherato! Poi, con la coda dell'occhio, scorge alcuni visi familiari dietro delle sbarre, qualche metro più in là. Ma che ci fanno Matt, Foggy e gli altri qui? Che casino...
- Salve, esimio collega - esordisce Marauder.
- Il Predone Mascherato, giusto? - tende la mano sudata l'Avvoltoio.
- La mia fama mi precede... - ricambia il gesto - ... e così sei riuscito finalmente a uccidere l'Uomo Ragno.
- Eh già - recita il villain - con un incentivo del genere... si compiono imprese inimmaginabili.
- Allora ho fatto bene - si avvicina al corpo del Ragno, immobile. A stento Peter trattiene con più decisione il respiro e immobilizza i suoi muscoli. Per fortuna l'analisi del criminale non è troppo accurata. - Mi fiderò sulla parola che sia il vero Uomo Ragno...
 Mary Jane, crepa d'invidia... tuo marito batte tutti i tuoi colleghi!, si congratula con se stesso per l'efficace interpretazione di un cadavere. Matt però avrà capito tutto... spero rassicuri gli altri.
- Spero di non aver ammazzato quello sbagliato, eh eh - scherza nervosamente Toomes.
Un schiocco di dita, e un galoppino di Frank Farnum arriva con una valigetta.
- Prendila, lì c'è il tuo milione di dollari.
L'Avvoltoio la prende e la sta per aprire.
- Ah-ah - dice in segno di proibizione il Predone - io mi fido sulla parola che ai miei piedi ci sia il cadavere dell'Uomo Ragno... e tu ti fiderai che lì dentro c'è la ricompensa.
- Io... va bene, hai ragione, Marauder... allora... io vi saluto.
- A presto, Adrian Toomes - saluta mellifluo il criminale che vola via da un'apertura laterale del dirigibile. Rimane sorpreso dal constatare l'altezza a cui si trovano, ma del resto lui è abituato.
Non ce la faccio più... è ora di entrare in azione, anche se potrei mettere a rischio gli ostaggi...
Con una mossa fulminea, Peter riattiva i muscoli addormentati e si mette in posizione eretta, pronto ad attaccare. Nella foga, non si è accorto che Farnum ha preso a parlare prima che lui si alzasse...
- Mi credi uno stupido, arrampicamuri? L'Avvoltoio avrebbe comunque meritato i suoi soldi, perché in un modo o nell'altro... é responsabile della tua morte - sentenzia il Predone, tronfio per i fucili con cui i suoi scagnozzi stanno circondando e puntando l'Uomo Ragno.
- Oh mamma - é la prima cosa che viene in mente da dire a Peter Parker. Forse, sarà anche l'ultima.

Continua su "Devil" #25, non perdetevelo!


Epilogo
# 36 – EXTREME MEASURES
scritto con Valerio Pastore e Fabio Volino
 

 Myseoro, è fuggito; Morbius e

Forest Hills.
Sono giorni che Peter Parker non dorme o, se lo fa, ha un sonno molto agitato. Patologia giustificata da quello che ha passato negli ultimi tempi. Il suo amico Matt Murdock è disperso, dopo l’ avventura che hanno vissuto insieme contro il Predone Mascherato[33]. La sua nemesi, Norman Osborn, lo ha nominato suo erede. Ce la sta mettendo tutta per dimenticare i piccoli tradimenti commessi da lui stesso e Mary Jane durante la recente crisi mondiale, che hanno rischiato (o rischiano?) di compromettere il loro rapporto. L’ incontro con i compagni di liceo gli ha messo nostalgia e gli è venuta rabbia quando il Camaleonte lo ha sabotato[34]. Ben Reilly gli ha confidato che Ken Ellis conosce il loro segreto, pur avendolo rassicurato sul fatto che se ne sarebbe occupato lui[35]. E l’ altro giorno ha avuto una bizzarra esperienza con Spider X ed i fantomatici Redentori.[36] Avrebbe davvero bisogno di far riposare la sua mente turbata. Ma non sembra che una tregua sia possibile. Non lo è mai.

Poco dopo…
"Papà" lo chiama la piccola May, seduta accanto a lui sul divano, di fronte al televisore "Posso fare come Willy?" chiede, riferendosi ad una classica scena dove il Coyote si rialza indenne dopo una brusca caduta.
"No, piccola…" si allarma il padre "Willy è fatto di gomma e non si fa male… tu e gli altri bambini no" cerca di farle capire.
Il campanello suona. Il suo trillo lo inquieta: di solito non porta buone notizie. Ma sarebbe maleducato non aprire:"Tesoro" bacia sua figlia, spegnendo la tv "Puoi andare in cucina con la zia a vedere i cartoni?".
"Va bene, papà" si allontana a passi incerti lo scricciolo dai capelli ramati.
Peter la guarda allontanarsi, con il sorriso stampato sulle labbra. Scrolla la testa e va ad aprire.
"Chi è?".
"Peter Parker? Sono… una tua vecchia conoscente".
Dopo qualche secondo di perplessità, il ragazzo riconosce quella voce dall’ accento straniero, appartenente ad una persona del suo passato. Affidandosi al suo sesto senso, apre subito la porta.
"Salve, Peter… disturbo?" chiede una donna orientale.
"Sha Shan!" esclama lui riconoscendola infine "Da quanto tempo che… come mai sei qui?".
"Io… sono tornata oggi in America e…".
"Aspetta, scusami, accomodati, così parliamo".
"Va bene, grazie".
La ragazza accoglie il suo invito e segue il padrone di casa fin nel salotto, dove entrambi si mettono comodi.
"Allora, mi dicevi?" chiede Peter.
"Sono arrivata oggi in città. Volevo rivedere un volto noto… ma non sono riuscita a rintracciare Flash. Così ho pensato a te, anche se non è stato facile trovarti, visto che il tuo numero non è sull’ elenco. Tutto bene?" si interrompe, vedendo il viso rabbuiato di Peter.
"Io… non puoi rivedere Flash".
"Perché? È fuori città?".
"No… è… è… morto" le comunica, ma la vietnamita aveva già capito qualche secondo prima e si era portata una mano alla bocca.
"Oh… io… com’è successo?".
"È una… storia complicata. È morto di un’ epatite fulminante, comunque".
"Epatite? Un ragazzo così… in forma?".
"Sì… purtroppo si era lasciato andare negli ultimi tempi. Io preferisco non pensarci, ho perso tanto di quel tempo e non l’ho aiutato".
"Mi… mi dispiace, non volevo farti ricordare certe cose. Forse è meglio che vada...".
"No, non è colpa tua… ma cambiamo argomento, dai: eri venuta solo per… rivedere Flash?".
"Avrei voluto, ma principalmente sono scappata dal mio paese. Ho paura della polmonite atipica, sai, la Sars".
"Ah… capisco” dice Peter, tradendo una certa preoccupazione nella voce.
"In Vietnam non c’è ancora una vera epidemia, ma ho preferito allontanarmi dalla regione per precauzione. Mi hanno fatto un sacco di controlli all’ aeroporto, e la gente mi evita e mi guarda strano… però capisco i loro timori e i loro pregiudizi".
"No, io non li capisco, e penso tu abbia fatto bene a tornare qui, anche se New York può nascondere pericoli peggiori del virus, a volte" le ricorda, a metà tra l’ironia e la rassegnazione. Il celebre eroe diviene preda della malinconia, di quei tempi andati, che non torneranno più, quando i supercriminali erano solo degli egomaniaci dal cervello minuscolo. Poi l' era dell' innocenza è finita, Gwen è stata uccisa da Goblin ("Certo, come no?" si chiede Peter), quegli egomaniaci sono divenuti i mali peggiori del mondo. Ed i tempi sono oggi più che mai cupi: il suo potere è abbastanza grande da sostenere questa grande responsabilità? Flash, quanto ha fatto per salvarlo? Nulla, anzi, ha contribuito alla sua fine. Basta, meglio non pensarci più.

Daily Bugle. Qualche ora dopo.
Si sta per tenere una riunione dei principali giornalisti della redazione. A presiederla, come al solito, un uomo che se non esistesse bisognerebbe inventarlo: J. Jonah Jameson.
"Urich, sei ancora sulla pista della Cyberoptics?".
"Certo".
"Spera che venga fuori qualcosa alla Watergate, altrimenti… questa non è una scusa per non fare altro!".
"Consegno puntualmente altri articoli, Jonah".
"Continua così. Betty, visto che sembri tanto esperto di economia e aziende, ti andrebbe di lavorare sulla TriCorp?".
"Signor Jameson” interviene Angela Yin "Veramente vorrei occuparmene io, ho già accumulato qualcosa...".
"Uff, okay, vorrà dire che lavorerete insieme! Anche qui può uscire qualcosa di grosso, e la campagna di assunzione di ex-criminali puzza lontano un miglio! Ah… nel caso vi serva" schiarisce la voce e abbassa il tono,  quasi si vergognasse come un ladro "Contate pure sulle soffiate di mia moglie. È stata appena assunta da una delle loro aziende".
"Marla? Come mai?" chiede Robbie, stupito.
"È lì apposta per fare la spia. Parker" cambia subito argomento, imbarazzato "Te la senti di rispondere alle domande dei lettori?".
"In che senso?".
"Domani vorrei mettere un annuncio: i lettori potranno inviarti delle domande di carattere scientifico. Abbiamo sempre sentito dire che sei un genietto, un topo da biblioteca, eccetera… pensi di poter sostenere la tua fama?".
"Io… sì, mi va bene".
"Bene, da lunedì parte la rubrica 'L' angolo dello scienziato'. Evocativo, vero? L' ho ideato io, certe cose meritano di avere un nome altisonante".
"Questa storia potrebbe essere divertente" pensa Peter.
Alcuni minuti dopo la riunione ha termine e Peter Parker si reca nel cuore del giornale, laddove pulsa la vita di redazione. Qui decine di giornalisti sono all' opera, sono così stretti che quasi sembrano stringersi addosso l' un l' altro. Eppure questo è un mondo che lui adora: gli è dispiaciuto starne lontano per così tanto tempo, è felice di essere di nuovo in famiglia.
"Aspetta, non posso credere che sia tu. Peter Parker?".
L' uomo si volta per vedere una donna giovane dai capelli rossi, con ampi occhiali:"Sì, ma tu...".
"Scusa, non mi sono presentata: mi chiamo Kate Farrell, sono nuova della redazione. Adoro il tuo lavoro sin da quando lessi 'Webs'. Mi occupo dei clown".
"Di chi?".
"Di fatti di costume in cui rientrino i superesseri. Come li odio, vorrei tanto occuparmi di cronaca, spero di poterlo fare un giorno".
"Certo, se ti impegni, vedrai che ce la farai...". Peter si congeda dalla giornalista e si dirige verso la cafeteria: è ora di pranzo e avrà appena il tempo di fare uno spuntino prima di passare all’università. Non si è ancora abituato all’idea di vedere il bar affollato. La sua opinione è sempre stata di essere un sopravvissuto alla cucina preconfezionata locale!

Nonostante i ricordi, si sente sempre a suo agio, qui. Ogni volta che torna prova la stessa sensazione di essere nel posto giusto, come se fosse mancato da una vita…

In compenso, sono molte le facce che non riconosce. Volti giovani, più giovani del suo, pieni della stessa arroganza ed ottimismo che ha alimentato lo stesso Peter, a suo tempo. Non sono molti, a sollevare lo sguardo e riconoscerlo, anzi sono pochini -una cosa non è cambiata, al Bugle: l’ora di pranzo è sacra, per chi può permettersi il lusso di uscire fuori per il suo panino.

Peter ordina un panino al prosciutto e un caffè. La nostalgia va bene, ma di una gastrite proprio non ha bisogno!

Meccanicamente, come ha fatto tante volte nei primi giorni al giornale, si mette seduto in un angolo appartato. Improvvisamente, si sente oppresso da ben altri, più cupi pensieri del…

Una monetina gli vola davanti agli occhi, per poi urtare sul bancone, e rotolare fino a fermarsi. “Un penny per i tuoi pensieri,” dice una voce femminile, familiare.

Peter sospira, ma sorride. “Occhio, lupetta, che finisce che ti svaluto il conto in banca.”

Glory Grant. Una donna di colore, un fisico da modella, un sorriso smagliante, e una pettinatura ‘rasta’. Grosso modo coetanea di Peter, ha vissuto la propria parte di vicissitudini, ed ha saputo sempre uscirne a testa alta. Che sia una donna meravigliosa è ulteriormente provato dal suo lavoro di segretaria personale di JJJ -un lavoro che ha saputo mantenere per anni…

Glory si siede davanti a Peter. “Ohh, normale amministrazione, allora. Anche ai vecchi tempi, avevi sempre quell’ombra sul volto.” Abbassa la voce, mantenendo uno scherzoso tono cospiratorio. “Chi è la minaccia di turno, ragnetto? Qualche altro tuo fan ha deciso di chiederti dieci dollari per non rivelare la tua identità al più vicino tabloid?”

Peter, se possibile, si fa ancora più cupo. “È questo il problema: non mi sono abituato all’idea che tu sappia…che tanti altri sappiano. Tu sei solo l’ultima di una lunga lista.”

Glory si morde il labbro inferiore, poi, “Quanto lunga?”

Peter addenta meccanicamente il panino, senza accorgersi della plastica spacciata per pane. Riflettere su quelle due parole richiede uno sforzo minimo ed un tempo altrettanto basso. “Abbastanza lunga che se sparissero tutte le persone presenti, l’FBI mi metterebbe dentro per terrorismo.”

Glory annuisce. Il suo sguardo tradisce l’attenzione che sta dedicando ai propri pensieri. Sembra passare un’eternità, prima che dica, “Immagino che tu abbia pensato a vari modi per assottigliare questa lista.”

Una scrollata di spalle. “Hai detto niente! Più facile chiedere un aumento dello 0,1% a Jonah. Sono troppi, anche sfoltendo i supercriminali. Senza contare che una gran parte di quelli che sanno sono persone a me care e…” Si interrompe, quando una mano affusolata si posa sulla sua.

Quando Peter solleva lo sguardo, incontra quello di Glory, ed è una luce nuova, severa, quella che splende in esso.

“Peter, io ti devo la mia vita, e per più di un’occasione. E anche i nostri…amici sono in debito con te.” Inutile aggiungere altro, naturalmente. Peter sa benissimo che lei si sta riferendo alla battaglia intrapresa da lui come Uomo Ragno al fianco del più insolito gruppo che avesse mai incontrato: i licantropi del Power Pack.”

“Capisco, ma come…”

“Uno di loro può aiutarti. Credimi, so che può farlo, e farlo bene; se sei disposto a fidarti.”

Ecco la parola magica! Il primo lupo mannaro di cui ha dovuto fidarsi, in quel frangente, è stato nientemeno che il Messicano Carlos Lobo, il fratello gemello di Eduardo, lo stesso che aveva cercato di ucciderlo a più riprese…e ci era quasi riuscito.

“E chi è, stavolta? Il fratello di Ezechiele Lupo?”

Glory si alza in piedi. Discretamente, estrae dalla tasca della giacca un biglietto da visita, e lo lascia cadere sul tavolo, davanti a Peter. “Il mio nuovo indirizzo ed il mio numero. Lasciami un messaggio circa la tua disponibilità, e vi fisserò un incontro da me, al riparo da occhi ed orecchie indiscreti. Porta…l’abito adatto. Potrebbe essercene bisogno.” E, su quella frase sibillina, si allontana. Peter non fa caso ai commenti dei giovani invidiosi sul suo ‘appuntamento’; spera solo di non avere bisogno di menare le mani per l’ennesima volta…

TriCorp Pharmaceuticals.
"Non puoi farmi questo!" esclama sconsolato Morbius al suo amico e collega Curt Connors, che gli ha appena comunicato che abbandona il progetto sulla ricerca di un vaccino e di una cura per l’ AIDS.
"Mi dispiace, ma ora come ora… l’ unico campo di ricerca che mi interessi è la rigenerazione degli arti" spiega, guardando con la coda dell’ occhio il suo braccio monco.
"Sì, capisco, ma… non temi di risvegliare ciò che… hai esorcizzato con tanta difficoltà?".
"È successo tanti anni fa, quando le tecnologie non erano così avanzate. Ricomincerò da zero ed eviterò il problema sin dal principio" spiega flemmatico. In realtà anche lui ha inconsciamente intenzione di risvegliare Lizard: dopo quello che è successo recentemente, ha capito che il suo lato oscuro ha assunto ormai i connotati del bieco rettile, anche senza alcun supporto biologico.
"Come vuoi… spero che le tue ricerche andranno a buon fine".
"Grazie, lo stesso vale per il lavoro che abbiamo fatto insieme finora… Ci vediamo, Michael" si congeda triste Curt.
L’ ex vampiro guarda allontanarsi il suo amico con un magone: è evidente che la nuova perdita dell’ arto lo ha abbattuto come poche tragedie avrebbero potuto fare. Spero solo che Martha e Billy siano in grado di aiutarlo”. Adesso ha altro a cui pensare: nelle varie filiali dell’ azienda arriveranno i nuovi colleghi… ex-criminali come loro. “Chissà perché non mi sento al loro livello”, si chiede alquanto retoricamente.

Forest Hills, verso il tramonto…
"Allora, May" chiede Peter "Ti piace la nuova bambola che ti ho comprato?".
"È bellissima, papà".
In quel momento il campanello suona e la piccola si fionda ad aprire la porta: Peter non fa in tempo a bloccarla che lei apre e l' eroe si trova di fronte ad una faccia tristemente conosciuta.
"Ciao, piccola. Peter può venire fuori a giocare?".
"Oh no, di tutte le persone... proprio Eddie Brock?" pensa Peter, che poi avvicina a sé sua figlia. "May, vai ad aiutare zia Anna in cucina, per favore". La piccola non replica ed esce dalla stanza.
Poi Peter chiude la porta dietro di sé e si rivolge ad Eddie:"Allora?".
"Allora cosa?" ribatte Brock.
"Che ci fai qui?".
"Mi mancano i vecchi tempi".
"I vecchi tempi? Eddie, sai che ti sono sempre grato per ciò che hai fatto per me, però…”
”Ipocrita. Ci hai usati. E non te ne senti in colpa”.
”Vi? Mi hai dato una brutta conferma, dopo il nostro incontro al Ravencroft. Mi sono sdebitato non denunciandoti!”
”Pagherai per la tua mancanza di scrupoli, Parker”,
”Ancora con quella tua dannata ossessione per me, Eddie? Quand'è che crescerai? Adesso…".
Brock lo afferra saldamente per le spalle:"Ascolta bene, ragazzino: sai chi ero prima che tu rovinassi la mai vita, lo sai? Ero un grande giornalista, il migliore, ma tu hai rovinato lo scoop della mia vita, quello che mi avrebbe reso famoso. Tu, solamente tu! Credi che io possa passare sopra a questo? Sopra ad un odio che non avrà mai fine? No, tu vivi nel mondo dei sogni!".
"Il Mangiapeccati era uno spregevole assassino!" ribatte Peter "Aveva massacrato la migliore detective della città, non lo si poteva lasciare impunito, con buona pace del diritto di cronaca e degli scoop. E poi te la sei sempre presa con me, ma con Devil mai. Me lo spieghi?".
"Oh, ma il nostro è un odio comune" ribatte Eddie riferendosi al simbionte "Tu lo hai rifiutato, non una, ma molteplici volte. Neanche lui potrà mai passare sopra all' odio che nutre per te". Poi l' ex giornalista fa per allontanarsi, ma prima:"Hai davvero una bella famiglia, Parker. Molto bella. Un qualcosa che io non avrò mai. E la colpa è solo tua".
"Non ci provare, Brock, non ci provare".
"A fare cosa?". Poi se ne va.
Peter si mette le mani tra i capelli. Pensava avesse archiviato quel capitolo della sua vita… solo che allora non c’era di mezzo sua figlia. Stavolta userà tutte le sue risorse per debellare la minaccia di Venom. E non solo la sua.

Little Italy.
Liz Allen quasi non crede ai suoi occhi quando apre la porta: davanti a lei vi è Mark Raxton, suo fratello, meglio noto come Molten. Istintivamente gli si getta tra le braccia:"Mark, finalmente sei ritornato! Ultimamente sei stato irreperibile".
"Sono stato molto impegnato con la Justice Inc., lo sai" si scusa lui "Comunque ora è finita, e devo dire giusto in tempo".
"Per cosa?".
"Ho sentito le ultime notizie, le ultime novità. Su Norman Osborn".
"Oh..." dice Liz non sapendo cosa ribattere.
"Non capisco come tu abbia voluto accoglierlo ancora tra noi, fargli riabbracciare il piccolo Normie. Dopo tutto quello che ha fatto a me, a tuo mari..".
"Non aggiungere nulla!" lo interrompe Liz "So che ti riuscirà difficile crederlo, ma Norman è cambiato. Profondamente. Ha ripudiato il suo lato oscuro".
"Hai ragione su una cosa, mi riesce difficile crederlo. Lo terrò attentamente d' occhio. Molto attentamente".

Forest Hills.
Un urlo di disperazione fa scattare Peter Parker: e quando arriva all' origine di esso ha la terribile risposta.
"Papà" dice la piccola May in lacrime "La mia nuova bambola è stata fatta a pezzi, ma come è successo?".
Peter sa bene come e stringe i pugni per la rabbia, poi si calma per placare il pianto di sua figlia:"Non ti preoccupare, piccola, domani te ne compro una molto più bella".
Poi volge lo sguardo fuori dalla finestra: "Adesso basta!" pensa “so chi può darmi una mano”.
Detto questo, corre da sua moglie, la porta in un angolo e dice:
”Ti spiegherò dopo, ma è meglio se voi ragazze andate da Liz o da qualcun altro. Devo risolvere una questione” le sussurra.
”Io… va bene, spero non sia niente di grave… c’entra Norman?” chiede apprensiva la rossa.
”No, non preoccuparti… risolverò tutto” la bacia, per poi tornare a salutare sua figlia.

Più tardi…
Il primo pensiero che gli attraversa la mente è alquanto cattivello: si ricorda che Carlos ed Eduardo Lobo sono stati trafficanti d’armi e di droga, criminali di quelli tosti venuti alla conquista di New York. Chissà quanto hanno messo da parte…Di sicuro, lo stipendio di Glory, per quanto generoso, non può pagare un appartamento in questa zona residenziale nell’Upper Side…

Peter bussa, e la porta viene aperta da Glory, che si presenta in vestaglia bianca ricamata, pantofole di lusso, e un bicchiere di cristallo fine, mezzo pieno di un qualche nettare ambrato. “Varrebbe la pena di vivere solo per la tua espressione, Pete. Vieni o stai li?”

“Uh? Oh, sì, scusa.” Entra in fretta. È più nervoso di quanto voglia dare ad intendere. L’appartamento è un vero loft, roba da parecchi zeri… “È tuo?”

Glory annuisce. “Era di…amici del branco. Ufficialmente, sono coinquilina ad affitto ridotto.”

Peter si toglie la giacca. Il clima è decisamente sul freddino, dentro. “Di’ ai tuoi amici di fare un pensierino anche per il sottoscritto. Con la piccola May, lo spazio sembra non bastare mai. Credo di avere partorito un buco nero.”

Glory ridacchia, poi si fa seria di colpo. “Lui è qui.”

Peter trattiene il respiro. Vagamente, si chiede se Glory è nervosa alla possibilità di una super-rissa che finirebbe col demolire metà del loft, oppure…

I passi metallici interrompono il suo treno di pensieri. Passi pesanti, regolari, calmi. “Devo ammettere di essere felice di poterti incontrare in circostanze pacifiche, Uomo Ragno,” dice una voce profonda, maschile -è una specie di filtro metallico quello che si mescola al tono di quella voce?

Poi, lui attraversa la soglia. Peter lo riconosce: armatura verde, robusta, con un ampio mantello rosso lungo fino alle caviglie. Un elmo verde forgiato a testa di lupo stilizzata copre interamente la sua testa.

“Buona sera anche a te, Alfa,” dice Peter.

“Quello è il mio vecchio nome…ma ne ho avuti tanti, nella mia vita,” risponde l’altro, portando le mani all’elmo.

Peter ricorda anche che quel tipo gli ha fatto ronzare il Senso di Ragno, la prima che si sono visti…Tuttavia, ora, non avverte alcun pericolo…

L’elmo viene staccato dal collo. “Ora mi faccio chiamare Karnivore, ma la prima volta che ci siamo incontrati, ero…”

Un lupo vale l’altro, per Peter come per tanta gente -eppure, quello che ha davanti lo riconosce subito. Pelliccia rossa, occhi nocciola, duri ed arroganti come l’espressione del muso. “L’Uomo-Bestia?!”

Il lupo annuisce.

Peter volta la testa verso Glory: non riesce materialmente a credere che lei possa essere in combutta con un simile mostro! L’ultima volta che si sono incontrati, anzi scontrati, l’Uomo-Bestia, nei panni del Seminatore di Odio, ha cercato di corrompere la povera Sha-Shan, ha creato un movimento di fanatici, ed ha quasi scatenato una strage! Un mostro alimentato, come da lui stesso ammesso, dal solo odio! Non può però fare a meno di sorridere per l’incredibile coincidenza di aver incontrato proprio oggi, dopo anni, la ragazza coinvolta in quella triste faccenda…

Pensieri veloci, frenetici, contrastanti, una fiamma di ostilità…che, tuttavia, viene, se non estinta, almeno ridotta: in fondo, questa creatura ha combattuto per uno scopo nobile, nella battaglia contro Glitternight…

E, a dire il vero, se l’Uomo-Bestia avesse deciso di usare la sua identità segreta a proprio vantaggio, l’avrebbe già fatto, poco ma sicuro…

La verità è che Peter è confuso, indeciso.

“So di non poterti ispirare fiducia, umano,” dice Karnivore. “Non pretendo di poterti fare dimenticare le atrocità che ho commesso per la mia pazzia. Ugualmente, ti chiedo di credermi, se ti dico che ho intenzione di aiutarti in tutto e per tutto, e in ossequio alla richiesta di Glory e perché devo ripagarti per l’aiuto che ci hai dato…e, perché desidero fare ammenda per quello che ho fatto a te ed ai tuoi amici.”

Peter si passa una mano sul mento. Guarda ancora Glory, poi, “La verità è che ho poca scelta. Mi fiderò di te, ma solo perché Glory si fida di te. Se menti…”

“Non mento. Parlo con l’onore del lupo.”

“E come puoi essermi di aiuto?”

“Non qui. Ne parleremo al sicuro nella mia base.”

Un lampo di luce avvolge i due eroi, ed un attimo dopo essi sono scomparsi. Glory, rimasta sola, prega che tutto vada bene…

 

Altrove…
“Devo ammetterlo. Credevo che solo Reed Richards avesse una simile stanza dei bottoni tutta per sé.”

Toltosi gli abiti civili, l’Uomo Ragno osserva le meraviglie tecnologiche della ‘casa’ di Karnivore e base del Power Pack. “Dove ci troviamo?”

“Ti chiedo scusa, ma deve restare un segreto,” risponde il lupo rosso europeo, in piedi accanto a lui.

“Hm. Ne so qualcosa. Dritto al sodo, quindi: fra tutti i super-esseri che conoscono il mio segreto, il più pericoloso è senza dubbio Venom. Sai chi è?”

Un assenso. Karnivore fa un gesto nell’aria, e un proiettore olografico mostra, a grandezza naturale, una perfetta riproduzione del mostro in questione -un uomo robusto, molto forte, avvolto dal familiare costume nero dell’Uomo Ragno, ma la cui bocca era spalancata in un osceno sorriso pieno di denti frastagliati ed aguzzi, con una lingua orrenda, lunga e bavosa. Un assassino dotato di un bizzarro senso morale, ma sempre molto pericoloso…

“Un’interessante simbiosi fra un umano ed una forma di vita aliena,” dice Karnivore. “È forse l’alieno che mima un costume, la fonte di conoscenza dell’umano?”

Peter nota l’inflessione ostile ogni volta che la parola ‘umano’ viene usata. Avrebbe qualche domanda da fare, in merito, ma non è decisamente il momento. “Esatto. Ho acquisito il simbionte quando mi trovavo su Battleworld, durante le prime Guerre Segrete. Credevo fosse solo un costume, e l’ho portato a lungo su di me, fino a quando non si è scoperto che stava agendo come un parassita. A quel punto, ho deciso di liberarmene; c’è voluta non poca fatica, ma alla fine si è separato da me…ma da allora, prova uno strano rapporto di amore/odio nei miei confronti.

“Per sopravvivere, si è unito ad un giornalista, Eddie Brock, che nutriva dei propri rancori verso di me come Uomo Ragno. In qualche modo, da allora, il costume non fa scattare il mio Senso di Ragno. Fra tutti i miei avversari, Venom è il più pericoloso dopo Goblin. Ho provato a più riprese, ma liberarmi di lui sembra impossibile; io non voglio ucciderlo, ma qualunque altra cosa faccia non serve che a rimandare il prossimo ‘incontro’.”

Karnivore ascolta senza interrompere. Quando l’Uomo Ragno si ferma, dice, “Capisco. Quindi, se l’alieno tornasse ad uno stadio in cui non si era evoluto a mimare i tuoi poteri, non costituirebbe un pericolo per la tua identità, e Venom cesserebbe di esistere.”

L’Uomo Ragno sospira. “Esatto. Prego il mio angioletto custode tutti i giorni, ma pare che abbia dimenticato di pagare il canone dei miracoli.”

“Seguimi.” E Karnivore si incammina verso un’altra stanza.

 

L’Uomo Ragno osserva lo strano ‘fucile’ che giace su una parete. Un’arma, se è di quello che si tratta, grossa, dall’aspetto massiccio, ma che un uomo con la forza proporzionale di un ragno dovrebbe essere capace di sollevare. “Hai intenzione di farmi un frullato, con quella? Perché non intendo uccidere…”

Karnivore va a prendere il ‘fucile’. Iniziando a staccare i diversi cavi che lo tengono collegato alla parete, dice, “Si tratta di un prototipo di ‘cannone evoluzionatore’, un qualcosa che ho progettato quando ancora credevo che eliminare l’Alto Evoluzionario fosse lo scopo della mia vita.” Stacca l’arma, e la porge a Peter come se non pesasse niente.

“Usa lo stesso Isotopo-E che ho rubato al mio ‘creatore’. Può fare avanzare o regredire l’evoluzione del bersaglio. Quanto tempo fa, l’alieno ha acquisito i suoi poteri?”

Colto alla sprovvista, l’Uomo Ragno ci pensa su qualche istante, poi dà la risposta. “Funzionerà? Sai, ne ho viste tante di ‘soluzioni magiche’…”

Karnivore inizia ad armeggiare con un display vicino all’impugnatura. “Nessuna magia, solo tecnologia avanzata. Se hai indicato la data corretta, Venom vivrà, ma non sarà più una minaccia, per te. Desideri aiuto? Io sono pur sempre la massima espressione dell’uomo e del lupo.”

Ma l’Uomo Ragno scuote la testa. “No grazie. La battaglia è la mia. Solo mia, e di Venom.”

Karnivore annuisce. “E sia. Ma ricorda: quest’arma non deve finire in mani nemiche, quindi monitorerò da qui i tuoi progressi. Se succede qualcosa, vi teleporterò qui. Senza eccezioni, sono stato chiaro?”

“Limpido, Zanna Bianca. Sheesh, che caratterino: così non ti sposi mica, sai?”


Tra i tetti del Bronx…
Salutati il suo insolito alleato, Peter Parker si è fatto accompagnare nei pressi dell’appartamento di Eddie Brock, con l' insolita arma attaccata dietro la sua schiena tramite la sua ragnatela. “Avrei dovuto risolvere questa questione prima, non avrei dovuto fidarmi di lui”, si convince. Non deve aspettare molto per togliersi il pensiero che lo assilla: ad un tratto l' ombra su un muro lo avverte di un imminente attacco di Venom, che lui riesce così ad evitare con maestria, planando su un tetto lì vicino. Eddie Brock gli è subito addosso. Peter estrae l' arma.
"Uh, uh. Il boy scout vuol giocare pesante" afferma Venom.
"Potevi decidere, Eddie. Potevi anche perseguitarmi per quanto tempo volevi, sempre io e te che interpretiamo questo teatrino dell' assurdo. Ti stavo concedendo una chance. Ma hai commesso un errore, il tuo errore finale, quando hai minacciato la mia famiglia. Quegli innocenti che tu ti vanti di proteggere, in realtà per te non contano nulla!".
"Sei stato tu a venire nella tana del lupo, Parker… perciò ti mangeremo il cervello!".
"Venom, sta’ zitto". E l' Uomo Ragno spara.
Un raggio dorato colpisce in pieno petto Venom:"Non mi fanno più nulla aggeggi del genere!" urla. Ma ben presto scopre che ha sbagliato a ignorare il senso di ragno: il simbionte inizia ad allontanarsi da lui, nonostante ogni sforzo disperato per evitare ciò. E, una volta che si è staccato completamente dal corpo di Brock, non finisce certo qui: si rimpicciolisce, finendo per divenire ciò che Spidey originariamente trovò sul mondo dell' Arcano, una semplice sfera nera, senza alcun potere ragnesco, vulnerabile a suono e calore. È comunque ancora una forma di vita che va preservata, l’ultimo esemplare della sua specie, ma, per via della sua pericolosità, va messa al sicuro: si rivolgerà a Reed Richards o a qualche altro cervellone. Richiude dunque l' ex simbionte in un apposito contenitore, stando ben attento a non toccarlo. Brock non ha reagito, è svenuto una volta che il simbionte non ha più fatto parte di lui. Ma anche lui è ancora pericoloso, bisogna rimediare subito a questa situazione.

Altrove…
L’Uomo Ragno stringe con trepidazione un foglio davanti a sé. L’ha redatto in fretta e furia, è conscio di aver dimenticato qualcuno, ma… sa che deve farlo. Rilegge per l’ultima volta la lunga lista che ha scritto.


Jasper Sitwell
L’impiegato dell’FBSA  che ha detto a Jasper Sitwell la mia identità

Eddie Brock

Otto Octavius

Norman Osborn
Dimitri Smerdyakov
Ken Ellis
Mr. Popchik


”Ma come ho potuto essere così imprudente?” si chiede Spidey, ma i suoi pensieri vengono interrotti dal suo collega.
”Sei sicuro di volerlo fare?” Karnivore prende il foglio “Si tratta di una scelta su cui non si potrà tornare indietro. Non seppellirò il ricordo da qualche parte nelle menti degli umani interessati, lo rimuoverò completamente, in modo non traumatico. Sei conscio delle possibile conseguenze?”
L’eroe annuisce. “Mister, so cosa potrebbe succedere se non ce ne occupassimo. Però… sei proprio sicuro sicuro di poterlo fare, vero? Insomma se non te la sentissi, credo che ci sia un mutante che…” Non finisce, che un paio di mani artigliate si posano sulle sue tempie con la stessa delicatezza che se stessero maneggiando un uovo. Il contatto dura un paio di secondi, durante i quali la potente mente del lupo evoluto passa al setaccio ogni frammento della memoria di Peter. Poi, le mani si staccano. “Fatto. Ora, col tuo permesso, devo mettermi alla ricerca di quegli… quelle persone. Sarà facile, ma ci vorrà del tempo, ed io debbo tornare dal Pack il più presto possibile.”

Improvvisamente, Peter si sente come se il peso del mondo fosse stato levato dalle sue spalle. “Io…Grazie davvero.” E stende una mano aperta. La stretta viene ricambiata energicamente da Karnivore. Ancora non riesce a credere che, alla fine, sia stato così facile, e non solo! L’uomo-lupo, in un colpo solo, è diventato creditore di una grande fiducia…ed ha provato che anche un imperterrito nemico può percorrere i difficili gradini della lunga scala della redenzione. Spera con tutto il cuore che possa arrivare fino in cima…
Pochi minuti dopo Karnivore si congeda, riportando a casa un Uomo Ragno con nuove strade davanti a sè da percorrere. Strade che ora gli appaiono meno impervie del passato, perchè due delle sue più grande preoccupazioni non costituiscono più un problema.
Mentre apre la porta della camera di May, sa che dovunque vada, qualunque cosa faccia, potrà sempre contare sull' aiuto della sua famiglia. Il suo bene più prezioso.

FINE

Note
E così, con il prezioso aiuto di Fabio Volino e di Valerio Pastore, si conclude la mia corsa su questa serie, per vari motivi. Spero di aver scritto qualcosa di buono in queste trentasei e passa storie… ad ogni modo, nonostante tutto, è stato un vero piacere scrivere del mio personaggio preferito. Alla prossima!
 

 

 



[1] Nel #7-8.

[2] Nello "Speciale Guerra dei Mondi".

[3] Pubblicità#1: per leggere del caro Roderick, seguite "Devil" e "Marvel Knights"...

[4] Pubblicità#2: la seconda edizione del Grande Gioco è su "La Donna Ragno", in "Webspinners"!

[5] Pubblicità#3: seguite "Iron Man", dal #11, in particolare.

[6] Superhuman Tactical Activities Response Squad.

[7] Leggete “Tramonto dorato” di Carlo Monni se non ci credete!

[8] Sul #26.

[9] Su L’Uomo Ragno 243, Marvel Italia.

[10] Per scoprire cosa, andate a leggere “I Fantastici Quattro”… questa scena si ambienta tra il #12 e il #13 della serie.

[11] In inglese, “Coolheart” (cool significa sia “fresco” che “fico”, più o meno). Spidey le sta storpiando il nome…

[12] Ben Reilly gli aveva staccato la coda nel #14.

[13] V. “Avengers Icons”#7.

[14] Sorella di Foggy Nelson, ferita su “Devil”#20.

[15] La Donna Ragno ha spento i poteri del Manipolatore nel #2 della sua testata.

[16] Nell’ormai storica trilogia sul #27/29.

[17] Parla della General Techtronics, divenuta Garid durante la “saga del clone”, e in seguito TriCorp Foundation dal rilancio dell’Uomo Ragno a opera di John Byrne.

[18] Sin da “La Donna Ragno”#-1!!

[19] Nell’ordine: Martin Bergstein; Candace Nelson; Ben Urich; Jake Conover e Cole Cooper.

[20] Su “I Difensori”#19.

[21] Arthur Stacy è diventato Commissario su “Marvel Knights”#, su cui potrete occasionalmente ritrovarlo…

 

 

 

 

[24] La fidanzata di Michael uccisa in “Marvel Comics Presents” inediti.

[25] Dan Ketch (o meglio, Ghost) ha conosciuto Venom durante il crossover “Spiriti di Venom”, che abbiamo omaggiato nel titolo… mentre Michael Badilino ne è diventato amici nella miniserie “Notti di Vendetta”, presentata sulle pagine del vecchio mensile “Venom”, appunto.

[26] Su “Spiriti della Vendetta”#2.

[27] Nel #29.

[28] In numeri inediti di “Ghost” e in fuoriscena precedenti la serie MIT.

[29] Riferimenti a “Webspinners”#6.

[30] v. Villains #6

[31] Mi scusi, signor Jenkins, non la plagierò più!

[32] Per conoscerle prima di Curt, non perdetevi Knight Team 7 #16e Power Pack, dove Valerio Pastore canta il destino di Morbius che avviene prima della conversazione con Norman...

[33] Su “Devil”#25.

[34] Nell’annual 2003.

[35] Su “Webspinners”

[36] Su “Darkhold”#6/8.